Un regno d'amore che rende liberi

È re chi giudica l'arroganza, chi è libero nella verità, chi si prende cura d'altri. È re chi sa amare, perchè l'amore possiede l'eternità. Venga il tuo Regno, Signore, e sia bello come i sogni, sia intenso come le lacrime di chi visse e morì nella notte per costruirlo.

Un regno d’amore che rende liberi

da Teologo Borèl

del 20 novembre 2009

 

Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

 

 

 

Pilato e Gesù uno di fronte all'altro. Pilato è l'uomo del potere e della paura insieme, per paura consegnerà Gesù alla morte, contro il suo stesso parere. Gesù invece è l'uomo della libertà. Lo leggiamo nelle sue risposte così franche e nitide. Allora chi è più uomo Due volte Pilato domanda: Tu sei re? Gesù risponde che il suo Regno non è di quaggiù, e lo mostra attraverso due caratteristiche che si oppongono a violenza e inganno, la duplice logica di ogni potere, i due nomi del Nemico dell'uomo.

 

I regni di quaggiù si combattono, il potere ha l'anima della guerra, si nutre di violenza. Gesù non ha mai arruolato eserciti, non è mai entrato nei palazzi dei potenti, se non da prigioniero. Metti via la spada, ha detto a Pietro, altrimenti la ragione sarà sempre del più forte, del più violento, del più crudele. Per i regni di quaggiù l'essenziale è vincere, ma Lui dice: nel mio Regno l'essenziale è dare. Non c'è amore più grande che dare la vita per quelli che si amano. Il dono e non la rapina sono il perno della storia. La seconda caratteristica è la verità: sono venuto per rendere testimonianza alla verità.

 

Prima di tutto alla verità di Dio: il volto vero di Dio è un crocifisso amore, disarmato amore, risorgente amore. E poi la verità dell'uomo: il volto vero dell'uomo è fatto di libertà e di fraternità, luminoso, veggente, amante. Come aveva proclamato a Nazaret: Sono venuto ad annunciare la libertà ai prigionieri, la luce ai ciechi, ai poveri che sono loro i principi, ai costruttori di pace che sono loro i signori della terra. Cristo è re perché la sua figura è generativa di umanità; perché innesta bisogni inediti, crea una tensione a fiorire, un avanzamento dell'umano, una intensificazione della vita.

 

Ogni credente ha ricevuto nel battesimo lo stesso potere. Ad ognuno il sacerdote ha detto: Tu sei re, ti è affidata una porzione di mondo, la devi reggere con saggezza e con giustizia. Alle tue mani è consegnata una porzione di storia perché tu la faccia fiorire di libertà e di tenerezza. Re secondo Cristo è chi disarma il proprio cuore, chi smaschera gli inganni, le menzogne e gli idoli del nostro vivere. È re chi giudica l'arroganza, chi è libero nella verità, chi si prende cura d'altri. È re chi sa amare, perchè l'amore possiede l'eternità. Venga il tuo Regno, Signore, e sia bello come i sogni, sia intenso come le lacrime di chi visse e morì nella notte per costruirlo.

 

(Letture: Daniele 7,13-14; Salmo 92; Apocalisse 1,5-8; Giovanni 18,33b-37)

 

Ermes Ronchi

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