Una voce dal deserto

Ieri come oggi, credere è condividere il sogno di quell'incontro, è anticipare nel tempo il futuro salvifico. L'attesa del Regno è statuto fondamentale dell'adesione a Cristo, la salvezza che è gratuitamente offerta dall'amore di Dio è coinvolgimento d'amore.

Una voce dal deserto

da Teologo Borèl

del 03 dicembre 2009

 

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, [...] la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Luca (3,1-6)

 

 

 

«Preparate la via del Signore» (Lc 3,4). Irrompe sulla scena dell’Avvento, tempo della vigilanza, Giovanni Battista, il profeta della via-innanzi, il precursore del Maestro di Galilea. L’attesa del Messia si coniuga con il verbo della speranza, il lutto di ieri sarà trasformato in giorno di festa: «Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, rivestiti dello splendore della gloria» (Bar 5,1). Giovanni Battista percorre le vie della storia, uomo dell’essenziale traccia nella sua stessa carne il ritmo dell’attesa. Forte di presenza, tenace nella lotta, sicuro della giustizia del giudizio divino, sogna l’incontro con il futuro pastore d’Israele, accolto da un’umanità pronta al ravvedimento.

 

La venuta dell’inviato di Dio inaugurerà un tempo di pace e «le vie tortuose diventeranno diritte e quelle impervie spianate» (Lc 3,5). Gli occhi degli uomini acchiapperanno finalmente la luce definitiva e, grazie a essa, la verità sarà gridata per sempre: «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio» (Lc 3,6).

 

Ieri come oggi, credere è condividere il sogno di quell’incontro, è anticipare nel tempo il futuro salvifico. L’attesa del Regno è statuto fondamentale dell’adesione a Cristo, la salvezza che è gratuitamente offerta dall’amore di Dio è coinvolgimento d’amore.

 

Nessuno avvertirà pienamente che Cristo sta arrivando in lui, se non renderà sé stesso luogo dell’incontro. Natale è alle porte, per noi la voce dell’uomo del deserto è ancora attuale: «Raddrizzate i suoi sentieri» (Lc 3,4). Non possiamo pensare di celebrare un santo Natale, se la santità di quel giorno non diventa santificazione delle nostre scelte. La santità non è cornice dell’avvenimento, è l’avvenimento stesso, è Cristo che scende nella nostra carne. La santità rinnova le parole scambiate, ristruttura i guasti della discordia, riedifica le case della pace.

 

Natale è vicino: rinnoviamo le vie, quelle tortuose dell’egoismo, le vie scoscese della superbia e le altre, quelle cieche della volgarità, cedano il posto a quella della carità, l’unica capace di preparare adeguatamente all’incontro. Preparare la via del Signore è ristrutturare la via del cuore che permette «di distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo» (Fil 1,10). Il giorno del Signore è la sua venuta per la salvezza del mondo, attesa e partecipata da chi lotta per raddrizzare i sentieri tortuosi. Dinamica dell’attesa è rivoluzione dell’amore, dinamica della fede è farsi apostoli della giustizia. L’uomo del deserto lega inscindibilmente il desiderio dell’ingresso del Messia nella vicenda umana alla necessaria conversione dell’uomo.

 

E se il Signore Gesù arriverà nel suo Natale a gridare finalmente riconciliata la terra con Dio, i frutti saranno copiosi per chi la conversione l’avrà accolta come indispensabile palestra.

 

Giovanni Battista è l’ultimo dei profeti, il primo tra coloro che avendo desiderato di guardare in faccia il futuro lo fisserà e lo indicherà ai suoi compagni di cordata come la via definitiva: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo» (Gv 1,29).

 

La voce dell’attesa accetta con consapevolezza che l’incontro tra Dio e l’uomo sarà possibile nella terra dell’amore, della giustizia e della pace. Non ci sarà Natale per chi ignorerà questa terra, non ci sarà incontro per chi non seminerà il bene dell’attesa. Avvento è tempo di vigilanza operosa, di desiderata gioia, è scelta di campo, è impegno per un mondo migliore: «Perciò prego perché la vostra carità cresca» (Fil 1,9).

 

don Gennaro Matino

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