Troppo spesso si riduce il termine sessualità al solo esercizio della genialità o ad un “neutro” discorso teologico/filosofico. In realtà essa rimanda a una dimensione molto più ampia che abbraccia tutta la nostra vita: fin dal concepimento infatti si è maschio o femmina e ciò permea e indirizza tutta la nostra vita.
del 01 gennaio 2002
Cominciamo con questo articolo un percorso, che durerà tutto l’anno. Il tema di questi articoli? L’Affettività, a cui subito vogliamo mettere affianco il termine sessualità. Non vogliamo infatti mettere in piedi una iniziativa sullo stile di Loveline, ne tanto meno intraprendere un discorso completamente slegato dalla corporeità. Troppo spesso infatti si riduce il termine sessualità al solo esercizio della genitalità o ad un “neutro” discorso teologico/filosofico. In realtà essa rimanda a una dimensione molto più ampia che abbraccia tutta la nostra vita: fin dal concepimento infatti si è maschio o femmina e ciò permea e indirizza tutta la nostra vita.
Sembra una cosa scontata, ormai assodata nella vita e nel pensare comune, ma se ci fermiamo un po’ più a lungo ad osservare e soprattutto ad ascoltare la gente, si scopre una realtà diversa. Nella cultura in cui viviamo questa diversità non viene valorizzata, ma si cerca di appiattirla per alcuni aspetti sul modello maschile (mondo del lavoro) e per altri su quello femminile (modo di vivere le relazioni in famiglia). Ma se approfondiamo appena un po’ ci rendiamo conto che non è una scelta buona, poiché il modo con cui si osserva il mondo, si ragiona, si vivono le emozioni e i sentimenti, la fede sono diversi; e proprio a causa di questa diversità non è immediato capirsi, ma ciò richiede allenamento, umiltà ed attenzione.
Ora questa diversità è un valore fondante del nostro essere donna ed essere uomo, e come tale dovrebbe essere considerata un obiettivo importante anche nei percorsi di crescita umana e cristiana che vengono proposti nei nostri gruppi e oratori. Incontrando in questi anni i giovani delle nostre realtà abbiamo potuto osservare che il più delle volte viene proposto loro un solo modello di riferimento (a seconda dei casi maschile o femminile) senza preoccuparsi di creare il giusto spazio anche per l’altro modello, se non addirittura prendendo in giro l’altra parte.
Ora non possiamo pretendere che un uomo riesca ad esprimere anche un modo di essere femminile o che una donna riesca a fare la stessa cosa per il maschile, sarebbe ovviamente impossibile, ma ci aspettiamo che la diversità venga riconosciuta, che quindi venga valorizzata e soprattutto che si abbia l’umiltà e la voglia di imparare gli uni dalle altre e viceversa.
Tutto questo non per seguire la moda sociale e pedagogica del momento, ma per aderire ad uno dei fondamenti della nostra umanità: l’essere creati ad immagine di Dio. La Genesi (Gen 1,27) ci dice che «Elohim creò l’Adam a sua immagine, a immagine di Elohim lo creò, maschio e femmina li creò». Ogni insegnante avrebbe corretto questo periodo per la sua incongruenza semantica, ma essa ci afferma che Dio li fece diversi, ma in essi fece l’uomo (nel senso di appartenente al genere umano) e che quindi l’umano viene costituito a «immagine e somiglianza» di Dio, ma esso è tale solo nell’unità e nell’integra-zione del maschile e del femminile.
Chi di voi vive l’esperienza di coppia, oppure si trova a lavorare, fare animazione o condividere il cammino di gruppo con persone dell’altro sesso, deve fare i conti con questa diversità. Si può infatti far finta di niente, addirittura banalizzare l’altro punto di vista (…tanto il nostro è il migliore!), ma ci aspetterà allora un vivere fatto di continue tensioni e competizioni con l’altro sesso che caratterizzano molte storie di coppie, ma anche di gruppi. Oppure provare a mettersi in gioco, cercando seppur con fatica, di scoprire che cosa l’altro/a porta di originale e che cosa questo può dire di importante alla mia vita.
Ci sembrava importante sottolineare subito questo aspetto poiché, lo ripetiamo, parlare di dialogo, di innamoramento, di relazione, di intimità, di corporeità, di rapporto sessuale, di conflitti, assumono connotazioni diverse a seconda che questi ed altri temi vengano osservati dal punto di vista maschile o dal punto di vista femminile: questo può portare a conflitti e discussioni infinite se non si parte dal presupposto che non dobbiamo stabilire quale delle due sia più giusta, ma quale integrazione è possibile tra le due.
Seguire questa strada richiederà probabilmente di cambiare il proprio modo di vedere le cose, creando nuovi percorsi e nuove “alleanze educative” per noi e per coloro che ci sono affidati: è una strada in salita, ma che ci può condurre ad una vita bella, buona e felice …ad immagine di Dio.
Mauro e Silvia
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