Valori pedagogici e spirituali emergenti in don Bosco

L'ambiente familiare, sociale e religioso di Giovannino Bosco ci propongono una serie di spunti di carattere pedagogico e spirituale che ancora oggi possono stimolare la riflessione ed ispirare la nostra azione.

Valori pedagogici e spirituali emergenti in don Bosco

L'ambiente familiare, sociale e religioso in cui San Giovanni Bosco cresce e costruisce la sua identità, le persone significative che guidano i suoi primi passi e il suo atteggiamento positivo e recettivo, ci propongono una serie di spunti di carattere pedagogico e spirituale che ancora oggi possono stimolare la riflessione ed ispirare la nostra azione.

Elenchiamo, come esempio, alcuni valori ed atteggiamenti che è possibile far emergere nella visita dei luoghi e nella rievocazione dei fatti.

Compito educativo vissuto da mamma Margherita come impegno primario, nonostante i gravi problemi economici. Attenzione e rispetto per l'originalità personale di ciascun figlio, ma anche chiarezza nel l'individuare gli aspetti carenti o negativi e determinazione nel correggerli. Abilità nel far crescere nei bambini una retta coscienza morale, il senso della propria responsabilità e l'onestà. Capacità di creare un clima di confidenza, schiettezza, limpidezza nel rapporto genitori-figli, attraverso il dialogo, la dolcezza, la pazienza, l'attenzione. Formazione alla laboriosità, al bisogno di rendersi utili in casa fin dai primi anni, con lavoretti adatti ai fanciulli. Avviare alla costanza nei propri doveri, alla progressiva metodicità; instillare l'abitudine di portare a termine gli impegni. Abituare alla sobrietà di vita, a una certa austerità, senza indulgere troppo ai comodi, alla pigrizia, ai capricci. Valorizzare l'apporto formativodella scuola e della cultura, incoraggiando, aiutando. Dare il giusto spazio al gioco, all'allegria, al movimento e agli interessi infantili, abituando ad armonizzarli con i propri doveri. Incoraggiare la vita di gruppo e le amicizie, con scelte oculate, ben vagliate. Formare il cuore all'accoglienza, all'ospitalità, alla generosità; sensibilizzare i fanciulli verso i bisogni e le necessità del prossimo, le sofferenze dei più poveri, facendo loro attuare gesti concreti di carità. Educare al senso di Dio creatore, alla contemplazione della sua grandezza nelle meraviglie del creato e alla fiducia nella sua Provvidenza; curare la crescita nella fede e nella speranza. Introdurre alla preghiera personale e comunitaria con l'esempio e la partecipazione di tutta la famiglia. Avviare ad una metodica celebrazione del sacramento della Penitenza, formando la coscienza morale nel la frequente revisione di vita o nel quotidiano esame di coscienza. Impegno personale dei genitori nella catechesi, nella preparazione ai sacramenti e nella formazione cristiana dei figli, in collaborazione con i pastori e gli educatori. 

Nella prima adolescenza facilitare il contatto amichevole e confidente con un sacerdote; valorizzare la direzione spirituale giovanile.

Il ruolo di Margherita, la mamma

Un ruolo determinante nella formazione della mentalità e degli atteggiamenti lo ha innegabilmente la madre, Margherita Occhiena (1788-1856). Alla morte del marito Francesco ella, ventinovenne, si trova ad affrontare da sola la conduzione della famiglia: ci sono gli impegni di mezzadria assunti precedentemente da portare a termine, in un momento estremamente critico per la grande carestia che si è abbattuta sul Piemonte; c'è poi il problema del mantenimento dei figli e quello, sentito come più importante, della loro educazione e formazione.

Le testimonianze lasciateci nelle Memorie dell'Oratorio e quelle raccolte da don Lemoyne sulle labbra di don Bosco, fanno emergere la figura di una donna forte, dalle idee chiare, determinata nelle scelte, con una filosofia della vita sobria ma sostanziosa, religiosamente centrata.

Nel rapporto con i figli risulta severa ed insieme dolce, preoccupata di motivare ogni scelta di valore e di comportamento, in modo che sia assunta con criteri di giudizio autonomi. Si trova a dover crescere tre ragazzi dal temperamento molto diverso, di cui due, Antonio e Giovanni, con caratteristiche personali rimarcate e contrastanti.

Ella riesce a non livellare o mortificare alcuno. Problemi economici immediati, presente e futuro dei figli, sono affrontati con estremo equilibrio. È costretta a fare scelte a volte drammatiche ed arrischiate (come l'allontanamento di Giovanni da casa, in un momento particolarmente difficile, e la decisione successiva di inviare il ragazzo alle scuole di Castelnuovo e di Chieri, nonostante l'assoluta mancanza di garanzie economiche anche minime), ma con saggezza mista a fede e coraggio non tentenna, assecondando le propensioni dei figli, responsabilizzandoli, pur senza abbandonarli.          

Sotto la sua guida Giovanni apprende, passo dopo passo, a dominare il proprio carattere negli aspetti negativi, a canalizzare energie, finalizzare risorse e liberare vitalità. Come egli ci testimonia, fin dai primi anni viene educato alla sobrietà, alla responsabilità della vita e si tempra alla fatica. Il lavoro intenso, assiduo, è una necessità esistenziale, ma anche un valore in cui si esprime e si costruisce la persona.            

Caratteristica dell'attività agricola è la cura costante, quotidiana, nella paziente attesa della stagione dei frutti: diventa un fattore formativo prezioso per chi, come Giovanni, è chiamato alla missione di educatore, formatore e promotore di iniziative che richiedono costanza e tempi lunghi. Anche le carestie e le calamità atmosferiche o le epidemie che distruggono raccolti e bestiame risultano elementi di sfida e di stimolo. Mamma Margherita li affronta e li supera insieme con i figli, nella certezza che in natura nulla è mai irrimediabilmente perduto; si può sempre ricominciare e i risultati prima o poi arriveranno, grazie soprattutto all'azione provvidente di Dio che non manca di benedire le umane fatiche.

 

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