“Tu vedi più lontano di me” è il motto di questo anno pastorale, che ci invita a sognare con don Bosco. In questo mese salesiano vogliamo scoprire un po’ più a fondo la figura di don Bosco, di come lui, per Grazia di Dio, fosse capace di vedere oltre, di vedere più lontano.
Oggi vogliamo vedere come don Bosco avesse pre-visto tutto quello che avrebbe vissuto Giovanni Cagliero, che divenne salesiano e poi missionario e infine vescovo e cardinale.
Un giorno, sul finire del mese di agosto, Giovanni Cagliero, stanco per il lavoro dell'assistenza agli ammalati, ritornato a casa dal lazzaretto, si sentì male e dovette coricarsi. D. Bosco, che lo amava come un padre, gli fece avere tutte le cure possibili per salvarlo dalle terribili febbri che lo afflissero per quasi due mesi; ma inutilmente. Vista la gravità del male, pochi giorni dopo che si era messo a letto, Cagliero si confessava e riceveva la SS. Comunione. Ma le febbri progredirono così tanto, che nel termine di un mese lo ridussero agli estremi. D. Bosco aveva annunziato in pubblico che nessuno dei suoi giovani sarebbe morto di colera, purchè si mantenessero in grazia di Dio. Cagliero, che allora contava 16 anni, e si fidava pienamente delle parole di D. Bosco; ma il guaio era che in quel suo caso si trattava del colera. Nell'Oratorio tutti presagivano che da un giorno all'altro sarebbe passato all'eternità; egli tuttavia era tranquillo. Intanto i due celebri medici di Torino, Galvagno e Bellingeri, dopo un consulto, dichiararono esser quello un caso disperato e dissero a D. Bosco che amministrasse pure all'infermo gli ultimi sacramenti, perché non sarebbe arrivato al domani. Il chierico. Buzzetti allora avvertì Cagliero del pericolo nel quale si trovava e gli annunziò che D. Bosco sarebbe venuto per confessarlo, viaticarlo e amministrargli l'Estrema unzione.
D. Bosco non tardò ad entrare nella stanza di Cagliero coll'intento di prepararlo al gran passo; quando, fermatosi sulla soglia, ai suoi occhi apparve un meraviglioso spettacolo. Vide comparire una bellissima colomba, la quale, come un punto luminoso, mandava attorno a sè sprazzi di luce vivissima, sicché tutta la camera n'era abbagliata. Portava nel becco un ramo d'olivo e svolazzava girando più e più volte all'intorno. Quindi raccolse il volo sul letto del giovanetto infermo, e toccò le sue labbra col ramoscello d'olivo, che lasciò poi cadere sopra il suo capo. Mandando quindi una luce ancor più viva scomparve.
L'intuizione di D. Bosco allora fu che Cagliero non sarebbe morto, ma che molte e molte cose gli restavano ancor da fare per la gloria di Dio; che la pace, simboleggiata dal ramoscello d'olivo, sarebbe stata annunziata dalla sua parola; che lo splendore della colomba denotava la pienezza della grazia dello Spirito Santo che lo avrebbe rivestito. Da quel momento D. Bosco ebbe un'idea confusa ma ferma, e gli durò costante e continua, che il giovane Cagliero sarebbe stato Vescovo. - E senz'altro tenne per già avverato quel pronostico, quando per la prima volta Cagliero partì per l'America.
Alla prima infatti era successa una seconda visione. D. Bosco inoltratosi a metà della camera, sparvero come per incanto le pareti, e intorno al letto vide una moltitudine di strane figure di selvaggi, che fissavano lo sguardo nel volto dell'infermo e trepidanti sembravano domandargli soccorso. Due uomini, che si distinguevano sopra tutti gli altri, uno di aspetto orrido e nerastro, l'altro color di rame d'alta statura e portamento guerriero, misto a una cert'aria di bontà, stavano curvi sopra il piccolo moribondo. D. Bosco più tardi veniva a conoscere essere quelle le fisionomie dei selvaggi della Patagonia e della Terra del fuoco.
Le due visioni durarono brevi momenti, e il giovanetto infermo e gli astanti di nulla si accorsero. [...]
Nel 1855 (un anno dopo la visione), parecchi chierici e giovani erano attorno a D. Bosco, seduto ancora a tavola, e scherzando discorrevano della loro futura condizione. D. Bosco, rimasto alquanto silenzioso, presa un'aria grave e pensierosa, come talora capitava, e guardando a ciascuno dei suoi alunni, disse; “Uno di voi sarà fatto Vescovo!”. L'annunzio riempì tutti di meraviglia; e poi ridendo soggiunse.” D. Bosco però sarà sempre solo D. Bosco”.
A queste parole tutti si misero a ridere, perché erano semplici chierici, e non avrebbero saputo indicare sopra di chi potesse avverarsi tale predizione. Nessuno di essi apparteneva ad una classe elevata nella società, ma povera, e alla dignità Vescovile solitamente arrivavano, in quei tempi, persone di nobile casato, o per lo meno di raro ingegno e scienza. D'altra parte la posizione di Don Bosco e del suo Istituto era allora così modesta, che umanamente parlando sembrava impossibile che un suo allievo potesse essere prescelto per un Vescovato. Tanto più che allora nemmeno si aveva l'idea di Missioni estere.
Erano presenti e udirono le parole di D. Bosco i chierici Turchi, Reviglio, Cagliero, Francesia, Anfossi e Rua. E questi stessi udirono D. Bosco ripetere: - Chi mai direbbe che uno di voi debba essere promosso Vescovo?
Disse ancora non poche volte: - Oh! stiamo un po' a osservare se D. Bosco sbaglia. Vedo in mezzo a voi una mitra e non sarà la sola. Ma qui già ve n'è una.
E i chierici allora tentavano, scherzando con D. Bosco, d'indovinare, chi, allora semplice chierico, sarebbe a suo tempo Vescovo. D. Bosco però sorrideva e taceva. Talora sembrò che lasciasse trapelare alcun che del suo segreto.
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