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VIDES VENETO: relazione Tavola Rotonda

Relazione della tavola rotonda con i rappresentanti delle comunità immigrate organizzata dal VIDES Veneto lo scorso febbraio.


VIDES VENETO: relazione Tavola Rotonda

da Iniziative in tour

del 10 marzo 2011

 

 

            Insieme si può... lo slogan del VIDES ha trovato una concreta realizzazione in ciò che è avvenuto domenica 6 febbraio, quando alcuni rappresentanti delle comunità immigrate a Padova hanno incontrato il pubblico del VIDES (ma non solo) per raccontare il loro punto di vista. Su che cosa? Sulle dinamiche dell’immigrazione, sulle motivazioni e sugli immaginari dell’Italia all’estero, sugli ostacoli e sulle prospettive che si possono trovare all’arrivo e sulle possibili strade di condivisione e collaborazione. Collaborazione che può esserci quando non ci sono idee che pregiudicano le azioni, ma queste sono gli effetti della comprensione reciproca che può avvenire nell’incontro reale con le persone. Con questo desiderio di conoscenza i volontari del VIDES hanno invitato i rappresentanti delle comunità immigrate, allargando l’invito anche all’esterno dell’Associazione, con l’idea che fosse un’opportunità da condividere con il territorio.

           Alla tavola rotonda ha partecipato la dott.ssa Jozette Saidi, rappresentante della Comunità Africana anglofona, raccontando la sua esperienza nella Repubblica Democratica del Congo, suo Paese di origine, dove non ha mai conosciuto (né sapeva che esistessero!) la libertà e la democrazia fino a quando non è arrivata in Italia per studiare medicina. Ora è medico e membro dell’Associazione Ebene che ha l’obiettivo di promuovere e far conoscere al territorio padovano la comunità africana per andare oltre le diffidenze e i pregiudizi che impediscono una reale integrazione.

           A rappresentare la Comunità Africana Anglofona c’era Mr Ferdinand Obiapuna, originario della Nigeria, che ci ha offerto una dettagliata relazione sulle motivazioni che portano le persone a migrare dall’Africa all’Europa: la ricerca di un lavoro soprattutto per chi è diplomato e laureato, il ricongiungimento familiare, il grande desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita prendendo come vere le notizie e le immagini trasmesse dai mass media in Africa, il desiderio di studiare in un’università prestigiosa. C’è chi si sposta anche per amore... e chi si sposta perché vittima di una tratta di esseri umani.

           Anche la Sign.ra Regina Caldogno, rappresentante della Comunità Brasiliana, si è soffermata sul potere che ha l’immaginario dell’Europa e dell’Italia percepito all’estero, in particolare in Brasile. Molti sogni sono delusi all’arrivo in Italia e tornare indietro diventa molto difficile, le persone si trovano a vivere a volte in condizioni peggiori di prima, nonostante abbiano ricevuto promesse di casa e lavoro da chi gestisce questi trasferimenti a pagamento. La comunità brasiliana si impegna molto a informare gli aspiranti migranti sulle possibilità reali che l’Italia può offrire loro. Questo punto sembra essere davvero decisivo sulla prevenzione di gravi disagi personali e sociali.

           Diversa sembra la dinamica dell’immigrazione filippina, raccontata dalla Sign.ra Maritè, perché gli aspiranti migranti non si appoggiano a persone sconosciute, ma a persone della famiglia o ad amici che già vivono in Italia e cercano un lavoro per loro, cosicché un filippino o una filippina che arrivano in Italia hanno generalmente già un lavoro e un alloggio. Il motivo principale del trasferimento è il desiderio di avere uno stipendio più dignitoso.

           I motivi economici stanno alla base anche della migrazione dalla Romania, come racconta Elena Matei, rappresentante della comunità rumena, che spiega come lei e suo marito non avessero uno stipendio sufficiente per vivere. Molte rumene però cadono nella rete della tratta di esseri umani e i loro sogni si trasformano in incubi.

          Diversa ancora la situazione dell’India, testimoniata da Sr Annie Francis, che ci racconta che molti indiani vengono in Italia perché il sistema scolastico e sanitario in India sono privati e quindi i servizi e le risorse non sono accessibili alla maggior parte delle persone che, tra l’altro, vivono in una condizione di sovrappopolazione. In Italia inoltre è possibile professare liberamente religioni diverse da quella cattolica e questo è molto importante per un popolo molto religioso come quello indiano. Sr Annie Francis spiega che la migrazione indiana verso l’Italia non è però di persone specializzate perché la disoccupazione in Italia inibisce l’immigrazione di persone studiose e laureate, che preferiscono trasferirsi in altri Paesi, anche per ostacoli linguistici visto che l’inglese è una lingua poco parlata in Italia.

           Gli aspetti che accomunano tante storie di migrazione, a prescindere dalla parte del mondo da cui si arriva, sembrano essere una grande speranza di dare una svolta al destino proprio e dei propri cari unita a un grande sconforto per essere lontani dalle persone amate, che a volte si rincontrano dopo anni.

           Lo sforzo che le comunità immigrate fanno è anche quello di prevenire atti spiacevoli o criminosi dei propri membri per non compromettere o peggiorare l’immaginario degli italiani rispetto ai migranti, già fortemente condizionato dalle notizie trasmesse dai mass media. Quindi c’è molto impegno a comunicare e informare rispetto alle leggi vigenti italiane e a orientare le persone a fare le scelte migliori per tutti.

           Inoltre c’è molta preoccupazione per il futuro dei figli perché subiscono i pregiudizi che limitano notevolmente le possibilità della vita, ma soprattutto perché, anche se sono persone nate qui, non hanno diritto alla cittadinanza italiana e una volta maggiorenni devono riuscire ad avere un permesso di soggiorno altrimenti devono forzatamente lasciare l’Italia, Paese in cui sono nati e cresciuti, cioè dove hanno famiglia, amici, casa, rete sociale, un percorso di studio...tutto.

           Molti sono stati gli interventi del pubblico e altre riflessioni emerse: la precarietà che accomuna moltissime persone in Italia a prescindere dalle loro origini e la possibilità di lottare insieme per gli stessi diritti, le testimonianze di migrazioni che hanno interessato gli italiani, sia verso l’estero che dal sud al nord, la necessità di avere sempre più occasioni di incontro e condivisione, il ruolo fondamentale delle associazioni e l’importanza di azioni che partono dal basso, il ruolo cardine della Diocesi di Padova che accoglie tutte le comunità di qualsiasi religione e le avvicina tra loro e alla comunità padovana.

           L’impressione è che le cose da dirsi avrebbero potuto non finire mai... alla fine della tavola rotonda una rappresentante ci ha chiesto: “Perché non facciamo un incontro a cui partecipano le persone immigrate e a relazionare sono i rappresentanti della comunità padovana? Anche per noi sarebbe importante capire il vostro punto di vista...”

Desideriamo impegnarci a concretizzare questa importante idea.

Intanto questo ci è sembrato davvero un gran giorno! Ass. VIDES

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