Whatsapp, “Mi piace”, retweet... c'è qualcos'altro?

Il mondo è veloce, e nessuno vuole arrivare tardi, anche se a volte non è chiaro verso dove si corre...

Whatsapp, “Mi piace”, retweet... c'è qualcos'altro?

 

L'irruzione di Internet nella vita personale e sociale, la proliferazione delle reti sociali e la sempre più rapida evoluzione della tecnologia ci hanno fatto un po' di tutto, in bene e in male.

 

Utilizzando le parole di Gesù in modo arbitrario possiamo dire che “non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto”.

La globalizzazione della comunicazione e l'immediatezza della notizia ci tengono aggiornati in frazioni di secondo su ciò che accade dall'altra parte del mondo, dove il sole è già tramontato; per quanto siamo nascosti, anche negli spazi più privati della nostra vita c'è sempre una lente che capta tutto, che registra tutto per poi diffonderlo in rete.

Una cosa che non passa per i mezzi virtuali non esiste per il mondo. È per questo che ogni frazione della società evolve in base a quello che presentano i cambiamenti meteorici della tecnologia.

 

Si può affermare che i rapporti umano-affettivi sono rimasti soggetti a questo quadro non tanto lusinghiero? Indubbiamente sì.

Citando il professor Zygmunt Bauman, possiamo dire che viviamo in una cultura caratterizzata dalla “liquidità” (identità liquida, mutevole, instabile, adattabile a qualsiasi recipiente), in cui perfino l'amore diventa fluttuante, senza responsabilità nei confronti dell'altra persona, precario nei suoi legami e in cui tutto si riduce a un rapporto senza volto che ci offre il web. Il nome che le ha dato è “cultura liquida”.

 

Oggi è più difficile trovare chi voglia tuffarsi nell'esperienza di un amore vero e lasciarsi meravigliare dalle profondità dell'impegno e della donazione.

È più facile e meno rischioso per tutti “surfare” sulle onde che portano con sé lo stimolo della novità, dell'adrenalina che si brucia alla periferia della pelle lasciando i veri affetti in pure sensazioni vuote.

I nostri rapporti sono diventati transitori e volatili, chiunque viene chiamato “il mio migliore amico” o “il mio nuovo partner”, come se saltare da una parte all'altra nei rapporti veri che solo il tempo coltiva e matura non lasciasse altro che vuoto e assenza di gusto.

 

Oggi tutto è “liquido”: l'amore, l'etica, la verità, la bontà. E non c'è solidità in alcun concetto, in alcuna azione, in alcun valore. Ogni cosa dipende dal recipiente mentale che lo contiene e dalla cultura che l'ha modellata.

È per questo che in ciò che ha a che vedere con l'amore il non impegno è in genere la norma costante.

 

Perché complicarsi la vita, perché esaurirsi in un rapporto che bisogna coltivare costantemente?

Il mondo è veloce e nessuno vuole restare indietro, ma stare al passo degli altri o avanti a loro. I giovani hanno fretta, non sanno dove vanno ma corrono senza sosta. Sentono che i loro compagni hanno già vissuto cose che loro non hanno vissuto e non se lo perdonano.

Siamo in un momento senza certezze in cui la libertà conquistata acquista dolorosamente il dovere di assumere le conseguenze delle nostre azioni.

 

Dobbiamo tornare a un mondo più solido, con valori immutabili, in cui il buono sia buono per sempre e il male non si modifichi semplicemente per convenienza.

 

Contro amori “liquidi”, amori “solidi”, non pietrificati ma basati su convinzioni rocciosamente sostenibili e durature nel tempo.

Non dobbiamo solo credere nell'amore “per sempre” perché soltanto ciò che perdura vale realmente la pena, ma anche impegnarci a costruirlo, a darlo e a riceverlo senza paura.

 

L'instabilità di una vita liquida non ci faccia scorrere tra le mani di un Dio che ha saputo farci perfetti per la sua gloria.

 

 

Juan Avila Estrada [trad. Roberta Sciamplicotti]

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