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Youcat: Magistero e mercato, maneggiare con cura

La notizia ha fatto rapidamente il giro del mondo: l'edizione italiana di YouCat chiama «metodi anticoncezionali» quei «metodi di regolazione della fecondità» naturali che il magistero indica come strumento per esercitare la paternità e maternità in modo responsabile.


Youcat: Magistero e mercato, maneggiare con cura

da Teologo Borèl

del 02 maggio 2011

 

 

          La notizia, partita dall’Australia, ha fatto rapidamente il giro del mondo: l’edizione italiana di YouCat, il Catechismo della Chiesa cattolica «per i giovani», chiama, alla domanda 420, «metodi anticoncezionali» quei «metodi di regolazione della fecondità» naturali che il magistero indica come strumento per esercitare la paternità e maternità in modo responsabile, e pertanto, nella risposta, li dà per leciti, con l’aggiunta che «una coppia cristiana può e deve essere responsabile nella sua facoltà di poter donare la vita»

           Uno dei primissimi atti di Benedetto XVI è stato, il 28 giugno 2005, la pubblicazione del Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, una versione più breve dell’opera maggiore, concentrata in 598 domande e risposte. Ora lo stesso Benedetto XVI ripropone un «sussidio» al Catechismo pensato per i giovani tra i 14 e i 20 anni. 

          Il volume, presentato il 13 aprile presso la Sala stampa della Santa Sede, ha per titolo YouCat, acronimo di «Youth Catechism», catechismo dei giovani «per conoscere e vivere la fede della Chiesa», come recita il frontespizio. Il progetto è nato in Austria con la supervisione del cardinale di Vienna, Christoph Schönborn. La lingua originale del volume è il tedesco. L’edizione italiana è curata dal patriarca di Venezia, Angelo Scola. La diffusione in grande stile di YouCat avverrà durante la Giornata mondiale della gioventù (GMG) in programma a Madrid dal 16 al 21 agosto. In quell’occasione, ciascun giovane troverà una copia del volume nella sua «sacca del pellegrino». In diverse nazioni se ne sta curando la pubblicazione e il lancio. Il testo espone la fede cattolica nel suo complesso così come essa è stata proposta dal Catechismo della Chiesa cattolica (CCC, versione del 1997). Lo schema di YouCat, lo stesso del catechismo maggiore, è tratto da un’esperienza catechetica lunga secoli: che cosa crediamo, il Credo; in che modo celebriamo i misteri cristiani, i sacramenti; in che modo abbiamo la vita in Cristo, i comandamenti; in che modo dobbiamo pregare, il Padre nostro. 

          Nella sua «Premessa» Benedetto XVI ripercorre la nascita del CCC sottolineando l’audacia dell’impresa («un libro straordinario per il suo contenuto e per il modo in cui si è formato»), e spiega perché abbia voluto questa nuova versione per i giovani. YouCat è strutturato in domande e risposte; i numeri a conclusione di ciascuna risposta fanno riferimento alle ulteriori e più approfondite esposizioni del CCC. I commenti che seguono ogni risposta intendono offrire ai giovani un ulteriore aiuto per la comprensione del significato esistenziale del tema. Inoltre, in una colonna marginale lungo tutto il testo, vengono offerti elementi complementari come definizioni concise (109 in tutto), citazioni della sacra Scrittura, di scrittori, di santi, di dottori della Chiesa. Un indice conclusivo aiuta a reperire facilmente i singoli punti specifici. Le pagine sono 300. Le domande 527. 

          Il successo dello strumento YouCat in ordine all’efficacia è un’incognita. Sicuramente i numeri per quanto riguarda le tirature saranno alti, ma non è su questo che si può misurare l’efficacia di un catechismo. Anche il CCC ha avuto una larghissima diffusione, ma non si può ancora dire quanto sia penetrato nel corpo della Chiesa. Lo stesso vale per il successivo Compendio del 2005. Negli scorsi decenni, le diverse Chiese locali hanno profuso molte energie nella produzione di testi per la catechesi la cui recezione è stata davvero parziale. La trasmissione della dottrina cristiana alle nuove generazioni rimane uno dei passaggi più problematici del momento attuale. Uno strumento per la vita. È ovvio ormai dire che la nostra è una fase di profondo cambiamento. Emerge una cultura del soggetto che rivendica la sua autonomia e libertà; vengono valorizzate le relazioni di reciprocità, l’esperienza personale, l’istante presente e l’immagine grazie all’influenza decisiva delle nuove tecnologie. Sono tutte caratteristiche che pongono nuove questioni a una Chie sa ancora legata a relazioni gerarchiche ben definite, a una tradizione dogmatica ed etica molto strutturate e a una pastorale centrata sui sacramenti. Viviamo oggi una sorta di blocco della trasmissione della fede, almeno per quel che concerne la gran de maggioranza dei giovani. 

          YouCat intende esporre con «linguaggio adatto ai giovani la fede cattolica », ma basta leggere qualche numero per rendersi conto che il linguaggio non è proprio dei più semplici. Vi si coglie che il testo è frutto di una traduzione dal tedesco. Non va inoltre dimenticata l’intenzione dichiarata di rivolgersi a una fascia d’età dai 14 ai 20 anni, una diversità di lettori per i quali difficilmente si trova un linguaggio valido e accessibile a tutti. L’idea di coinvolgere un gruppo di giovani nel progetto YouCat, per accogliere il loro sentire e il loro linguaggio, è stata senz’altro buona. La pubblicazione di un nuovo catechismo consente una qualche riflessione sull’urgenza formativa nella  quale ci troviamo oggi, la quale richiederebbe formatori preparati a stare coi giovani e a offrire loro non tanto uno strumento in più, ma esperienze di vita che sappiano intrecciarsi con i contenuti della fede. I percorsi di formazione ecclesiali non hanno ancora assunto l’idea che il catechismo è uno tra gli strumenti per la vita del credente e non è solo una sintesi chiara e distinta delle verità di fede.

          Non manca oggi una legittima richiesta di «compendi» dei contenuti di fede; ma occorre rilevare che non è senza rischi. La comunità cristiana, chiamata costitutivamente a dire la propria fede, a esprimerla e proporla con un linguaggio adeguato ai tempi, deve disporre di un accesso ai contenuti facile e affidabile. Tuttavia la domanda su «che cosa» credono i cristiani può ridurre fatalmente la fede a un insieme di verità o a un elenco di regole etiche. La domanda dovrebbe invece essere «in chi» credono i cristiani. Il verbo credere suppone, infatti, come suo riferimento sorgivo non qualcosa, non delle verità, ma qualcuno, una persona. Credere indica la modalità di relazione che con tale persona s’instaura. Mantenere una circolarità feconda fra «atto», «contenuto» e «atteggiamenti » del credere è quanto mai necessario per una «sana» esperienza di fede e per una trasmissione adeguata della stessa. Insistere sul versante delle «verità da credere» significa correre il rischio di intellettualizzare la fede e la rivelazione, di ridurre l’atto di fede al «tenere per vere» delle formule. Insistere sull’esperienza personale, viceversa, presenta il rischio di una svalutazione del «deposito» dei contenuti da trasmettere, che sono invece un patrimonio fondamentale che dà forma alla fede vissuta e trasmessa nella Chiesa.

Le due dimensioni 

          L’operazione YouCat potrebbe nascondere una difficoltà oggi centrale per la catechetica: quella dell’articolazione tra dottrina e vita di fede, tra contenuto ed esperienza. Il primo segno di tale difficoltà è sempre il tentativo di disarticolare i due aspetti dell’atto di fede e di contrapporli. Da una parte, i sostenitori di una catechesi dottrinale; dall’altra, i sostenitori di una catechesi esperienziale. Sappiamo bene che non può esserci l’una dimensione senza l’altra. Occorre dunque guardarsi bene dal separare e dall’opporre i due aspetti. 

          La Dei verbum ha il merito di precisare la sorgente e l’inizio della rivelazione collocandole in Dio: è Dio che ha preso l’iniziativa di rivelarsi e «questa economia della rivelazione avviene con eventi e parole intimamente connessi» (n. 2; EV 1/873). Qui si tocca il cuore della questione: le opere manifestano e rafforzano la dottrina e le parole dichiarano le opere e chiariscono il mistero in esse contenuto. Le comunità cristiane dispongono fin dalle origini di formule brevi, denominate «Credo», con le quali hanno espresso la fede come atto di adesione personale e condiviso, come patrimonio comune maturato e trasmesso in un determinato contesto culturale. Un «Credo» fuori dal suo contesto vitale, estraniato dal percorso che lo ha generato e al quale si rivolge, rischia di non essere più comprensibile. 

          La fede, inoltre, appartiene a quell’ambito dell’esperienza umana che non è il sapere scientifico-tecnico, ma quello della relazione connotata come consenso sulla base della fiducia. La fede cristiana non è primariamente una credenza, e nemmeno una serie di pratiche o di riti, ma è l’adesione della vita a una presenza percepita come affidabile. È la cifra dell’affidabilità il luogo della fede dentro l’esistenza umana. YouCat è un nuovo strumento catechistico rivolto ai giovani. Come tutti gli strumenti, esso troverà il suo senso solo nell’accompagnamento dei giovani alla presa di coscienza circa la possibilità di credere e di affidarsi a quel Dio che si è rivelato e donato in Gesù di Nazaret. Accompagnare l’atto del credere È possibile sintetizzare in un «Credo» l’adesione di fede. Ma il simbolo resta simbolo, cioè luogo di riconoscimento della fede.

          Diventa comunicazione solo quando non viene sciolta la sua struttura fondamentale, cioè quando esso rimane insieme «atto», «contenuto» e «atteggiamento». La dissoluzione di questa trama è sempre rischiosa: se si enfatizza l’«atto» si rischia di isolare la decisione esistenziale del credere. Se si isolano i «contenuti», la fede si espone a divenire un insieme di verità teoretiche, fredde, protette dall’autorità di Dio; ma tali verità difficilmente toccano l’esistenza. Se si enfatizza l’«atteggiamento», la fede rischia di ridursi a devozione, pietà, a un atteggiamento emotivo  senza presa di posizione e senza riferimento agli eventi fondanti. Occorre sempre vigilare perché l’enfasi su uno strumento, per quanto ben fatto, non riduca la complessità dell’atto di fede. La via di uscita da una catechesi solo contenutistica è indicata chiaramente dall’esistenza del Cristo secondo la narrazione evangelica. Egli accoglie quelli che vengono a lui senza alcuna discriminazione; è vicino a tutti coloro che la società del suo tempo emargina. Insegna, richiama la legge e la compie. Ma insegna dopo aver guarito e non viceversa. Fa fare l’esperienza del Regno prima di annunciarlo con la parola. Invita i discepoli che lo seguono a condividere i beni, a farsi servitori gli uni degli altri. In breve propone più di una morale e più di un insieme di contenuti: rivela un’umanità che risuona profondamente in ognuno di noi. Proprio questo «stile» ha condotto gli agiografi a conferire a Gesù quei titoli cristologici che sono divenuti punti di partenza per i contenuti dottrinali successivi.

          È soltanto quando i lettori entrano nello stesso «stile» di vita del Signore che percepiscono il significato teologico dei titoli che gli sono attribuiti. Fuori da questa dinamica, il contenuto della fede del narratore rimane opaco e come esteriore al lettore. I giovani potranno studiare con frutto YouCat, come suggerisce loro Benedetto XVI, formando gruppi e reti di studio, sperimentando una dimensione di umanità. C’è anche un’organicità della fede, ma essa rinvia più alla dialettica della fedeltà o dell’infedeltà dell’impegno preso in rapporto al dono della grazia di Dio che alla dottrina di non sapere o di sapere. Chi dice soggetto, dice vita interiore, capacità di simbolizzare, di progettare, insomma d’interpretare e di conferire significati. «I giovani vogliono sapere in che cosa consiste veramente la vita», dice Benedetto XVI. 

          L’atto catechistico deve soprattutto animare una comunicazione vera fra la tradizione vivente della Chiesa, resa presente attraverso dei discepoli, e dei soggetti pronti a esporsi all’incontro con Cristo.      

 

Autore: G. Mocellin Titolo: YouCat - Editoria: Magistero e mercato, maneggiare con cura Tema: Attualità ecclesiale, Benedetto XVI, Pastorale - Liturgia - Catechesi, Santa Sede, Teologia Riferimento: Regno-att. n.8, 2011, p.235

Rinaldo Paganelli

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