Zingaro e Santo 4Il Martirio

Benché esistano discordanze tra i testimoni sul giorno in cui il servo di Dio fu imprigionato e sulla data del martirio, le dichiarazioni sono univoche per quanto riguarda il martirio materiale e ciò che lo ha provocato tanto da parte degli aguzzini che del servo di Dio...

Zingaro e Santo 4Il Martirio

da Quaderni Cannibali

del 02 novembre 2009

II. IL MARTIRIO

 

Benché esistano discordanze tra i testimoni sul giorno in cui il servo di Dio fu imprigionato e sulla data del martirio, le dichiarazioni sono univoche per quanto riguarda il martirio materiale e ciò che lo ha provocato tanto da parte degli aguzzini che del servo di Dio. Unanimi sono anche le dichiarazioni sulla fama di santità e del martirio, che esistette fin dal primo momento tanto tra i gitani come tra i payos. Esporremo in seguito tutti questi punti, cercando di illuminarli alla luce delle dichiarazioni dei testimoni e dei documenti.

 

1. Detenzione del servo di Dio (luglio 1936)

 

Tutti i testimoni coincidono nell'affermare che il servo di Dio fu imprigionato per aver difeso un sacerdote che alcuni miliziani avevano arrestato per la strada, e per il fatto di portare un rosario in tasca. Non si conosce con certezza assoluta il giorno in cui fu arrestato. Secondo P. Fandos fu arrestato 'sabato 19 luglio'39.

 

Anche il testimone Simón Sánchez, che a quel tempo era fratello claretiano e sagrestano della chiesa dei claretiani, sostiene che il Pelé fu arrestato il 19 luglio, domenica:

 

'Il Pelé fu arrestato in piazza San Francesco all'uscita della parrocchia,

 insieme al parroco, domenica 19 luglio.

Lo so perché me lo disse P. Munárriz, C.M.F.

 “Hanno arrestato il Pelé e il parroco. Siamo perduti”,

e lo arrestarono solo perché aveva difeso il parroco.

Gli chiesero se portasse armi e lui mostrò il rosario.

Anche questo lo seppi da P. Mun√°rriz'

(Summ., p. 8, 13).

 

Lo stesso testimone, in diverse lettere del 1993 dirette al postulatore di Barbastro, afferma svariate volte che il Pelé fu arrestato il 19 luglio, domenica40, dopo la messa delle otto, insieme al parroco della chiesa di San Francesco. Quello stesso giorno P. Felipe de Jesús Munárriz, superiore dei claretiani, gli disse di stare attento se vedeva qualcosa di strano nella messa domenicale (Cf. Summ., pp. 59-60). Questo testimone ha senza dubbio un gran valore, perché se udì la notizia dell'arresto del servo di Dio direttamente dalla bocca di P. Munárriz, ciò vuol dire che deve averla sentita prima del 20 luglio, perché quel giorno arrestarono P. Munárriz che il testimone non vide più.

 

La stessa cosa afferma Nicol√°s Santos de Otto:

 

'Appena arrivati a Barbastro ci sorprese il 19 luglio.

Quel giorno, con l'affanno di informarsi e di informarci su

cosa succedeva in strada, uscì a fare un giro. E non tornò'

(Summ., p. 42).

 

María Carlota de Otto ci indica il giorno in cui arrestarono il Pelé, ma afferma che egli si trovava a casa della famiglia Otto e il padre della testimone lo invitò a fare un giro in città per vedere cosa succedeva (Cf. Summ., p. 44, 13).

 

Ciò vuol dire: primo, che non uscì dalla casa della figlia adottiva, come afferma Maruja, bensì dalla casa degli Otto e, secondo, che sicuramente era il primo giorno della rivoluzione, perché non si sapeva quel che stava accadendo e per questo Nicolás Otto mandò il gitano ad ispezionare la città.

 

D'altra parte ci sono altri testimoni che hanno affermato che il Pelé fu uno dei primi ad essere arrestati. Così, Alejandro Morá Sesé, in una dichiarazione fatta di fronte a P. Gabriel Campo, claretiano, l'11.XII.1993, afferma che il Pelé 'fu uno dei primi arrestati a Barbastro' (Proc., f. 176). Tuttavia, c'è chi sostiene che il servo di Dio fu arrestato sabato 25 luglio per le seguenti ragioni.

 

In primo luogo Maruja, che nelle sue diverse dichiarazioni ha dimostrato di possedere una memoria invidiabile soprattutto per quanto riguarda le date, afferma che fu arrestato un sabato. E lo ricorda bene per un importante dettaglio. Sua madre disse che doveva uscire un momento per comprare dei ceci poiché il giorno seguente era domenica e le botteghe erano chiuse:

 

'Non ricordo esattamente quale giorno del

mese fosse quando lo arrestarono. Ricordo che era sabato perché sentii dire a mia madre: “devo andare a comprare i ceci perché domani è chiuso”.

Mia madre disse allo zio Pelé di non uscire quella notte

perché aveva visto degli uomini armati di fucile (...). Non so perché, però il fatto è che nonostante l'avvertenza ricevuta, il Pelé uscì di casa e mia madre andò a cercarlo e

lui già era in carcere. Chiese perché e le risposero

che lo avevano preso mentre difendeva due sacerdoti (...).

Nel carcere rimase 15 giorni'

(Summ., p. 21).

 

E in una dichiarazione extragiudiziale aggiunge:

 

'Fu la notte di un sabato. Le botteghe non avevano ancora chiuso (...).

Fu il primo giorno in cui passavano uomini armati di fucile per Barbastro'

(Summ., p. 57).

 

La testimone non soltanto afferma che era sabato, ma indica anche una circostanza importante che conferma quanto da lei asserito, cioé che sua madre andò alla bottega perché il giorno seguente, domenica, sarebbe stata chiusa.

Ebbene, non poteva essere sabato 18 luglio perché quel giorno fu un giorno pacifico tanto che la sera i conduttori di tassì poterono celebrare la festa di San Cristóbal con una passacaglia notturna. Solo dopo la passacaglia si cominciò a notare qualcosa di anormale e a mezzanotte il Fronte Popolare si impadronì del potere.

 

Vari testimoni con P. Fandos affermano che il servo di Dio fu imprigionato per aver difeso uno o due sacerdoti che i miliziani stavano arrestando. Quindi il primo sacerdote fu arrestato non il sabato 18 bensì la domenica 19. Il testimone José Cortés Gabarre, in una dichiarazione extragiudiziale di fronte a Don Mario Riboldi ha affermato che i gitani in quei giorni, cioé dopo il 19 luglio, stavano nascosti mentre il Pelé andava in giro senza preoccuparsi di niente e portava notizie41.

 

Don Francisco Trell, sacerdote, il 24 maggio 1994, in una dichiarazione pronunciata di fronte a P. Gabriel Campo ha affermato che egli era seminarista e che 'nei primi giorni della rivoluzione ero nascosto in casa di un amico e lui (il Pelé) mi portava le notizie'42.

Il testimone Rom√°n Celaya in una dichiarazione del 13-14 febbraio 1993, ha affermato di fronte a P. Gabriel Campo che 'durante i primi giorni della rivoluzione si evitava di uccidere i gitani, e pure gli stranieri' (Proc., f. 180).

 

Uno dei testimoni che era incaricato del deposito generale di Barbastro, trasformato in carcere, nomina coloro che furono arrestati la domenica 19 luglio 1936, tra cui don José Martínez, tenore della cattedrale e cita il numero di altri arrestati, ma non il gitano, cosa strana perché avrebbe attirato la sua attenzione:

 

'Portarono al deposito municipale... un residente di Barbastro,

che certamente era primo fratello del dichiarante e

pretesero che fosse messo in prigione... il dichiarante

non lo concesse finché non fosse giunto l'ordine...

Poco dopo fu portato ed imprigionato nel deposito municipale un sacerdote

che si chiamava D. José Martínez, poi D. José M. Claver,

e il numero dei detenuti giunti nel deposito aumentò

tanto che dopo tre giorni ce n'erano 85'43.

 

Il testimone Simón Sánchez, ex-claretiano, non risulta troppo credibile in quanto afferma che il servo di Dio fu arrestato la domenica 19 luglio insieme al parroco di San Francesco, don Mariano Frago. Ebbene, come si legge nel libro 'Martirio della Chiesa di Barbastro', questo sacerdote fu arrestato il 21 luglio nella sua casa44.

 

P. Fandos afferma che quando il servo di Dio fu condotto in carcere, vi incontrò 'D. Félix Sanz, il canonico D. Mariano Sesé, il Rev.do Martínez, tenore della cattedrale, un padre benedettino, un padre scolopio e i sacerdoti del Cuore di Maria: Felipe Munárriz, Juan Díaz e Feliciano Pérez'. Ebbene, questi sacerdoti erano stati arrestati nei giorni 20 e seguenti. Se il Pelé li incontrò nel carcere, ciò vuol dire che egli fu arrestato dopo il 20.

 

Come si può vedere, c'è ragione per sostenere tanto la prima quanto la seconda ipotesi. E forse la dichiarazione di quanti sostengono che fu arrestato il giorno 19 può accordarsi con la dichiarazione di Maruja, la quale afferma che fu arrestato un sabato, pertanto il 25 luglio. In primo luogo Maruja sostiene che il Pelé si allontanò da casa un sabato. Ben poté il Pelé uscire di casa la sera di sabato 18 e andare a dormire a casa degli Otto, per uscire il giorno seguente, domenica, recarsi a messa ed essere arrestato all'uscita della chiesa, come sostiene il testimone Simón Sánchez. Si tenga presente che Maruja dice che era 'il primo giorno in cui a Barbastro passavano uomini armati di fucile' (Summ., p. 57).

 

D'altra parte, sono di grande valore anche le ragioni addotte da Don Mario Riboldi, cui José Cortés Gabarre, e P. Trell avrebbero detto che, iniziata la rivoluzione, il Pelé girava per la città e riportava notizie mentre essi restavano nascosti.

In ogni caso, che il servo di Dio sia stato arrestato il 19 o il 25 luglio non cambia la sostanza delle cose. Quel che è importante è il fatto che egli fu arrestato per aver difeso la fede in Cristo, e ciò è più che provato, in quanto tutti i testimoni affermano che fu arrestato per due motivi: per aver difeso un sacerdote che avevano arrestato e per il fatto di portare un rosario in mano.

 

Il servo di Dio fu portato sicuramente al convento delle Cappuccine, dove erano stati trasferiti almeno 350 detenuti, tra cui i padri claretiani già menzionati45, e vi restò fino al giorno in cui fu fucilato.

Secondo P. Fandos, il motivo della detenzione fu il fatto di aver preso le difese 'di un sacerdote giovane che cercava di liberarsi in mezzo ad un gruppo di miliziani'.

Il servo di Dio apostrofò i miliziani con queste parole:

 

'“Aiutami, o Vergine! Tanti uomini contro uno e anche innocente!”.

 I miliziani si lanciarono contro di lui e, nel perquisirlo,

gli trovarono in tasca un coltellino tagliacarte ed una semplice corona del rosario. Bastarono questi segni perché venisse condotto nel carcere del partito'46.

 

Tutti i testimoni confermano quanto riferito da P. Fandos, cioé che fu arrestato per aver difeso un sacerdote (Cf. Summ., pp. 6, 13; 22, 13; 27, 13; 28, 13; 34, 13; 36, 13; 38, 13; 44, 44). Alcuni testimoni affermano che non si trattava di uno bensì di due sacerdoti (Cf. Summ., pp. 30, 13; 48, 4; 58)47. Con piccole varianti, riferiscono la frase che il gitano avrebbe pronunciato contro i miliziani: 'Tanta gente per arrestare un curato' (Summ., p. 6, 13). 'Prepotenti, quattro contro uno e anche innocente!' (Summ., p. 27, 13). 'Aiutami, o Vergine! Non vi vergognate a portare via così un uomo che non ha fatto nulla, e per giunta in così tanti?' (Summ., p. 42).

 

I testimoni Rev. Pablo Pueyo, Rev. Santos Lalueza, Adela Jiménez e Dolores Ibarz Aznárez adducono anche come motivo dell'arresto il fatto che portasse un rosario in tasca (Cf. Summ., pp. 35, 12-22; p. 15, 13; p. 31, 13; p. 51, 13).

 

 

 

 

 

 

39 FANDOS, p. 22; Summ., p. 69. Il P. Fandos si sbaglia, in quanto il 19 luglio era domenica.

 

40 In realtà in alcune lettere egli afferma che fu arrestato il giorno 18 e in altre il 19 luglio, però dice sempre che era una domenica; pertanto fu il 19, perché il 18 era sabato.

41 Cf. RIBOLDI, 'Un vero Kalò', versione italiana di 'Un verdadero calò', p. 129.

 

42 Dichiarazione di don Francisco Trell, in Archivio Postulazione.

 

43 Archivio Storico Nazionale di Madrid, Causa Generale Informativa, Barbastro. Caja 1409/1, fol. 144.

 

44 Ibidem, Cap. III, nota 77.

 

45 Scrive P. Fandos che il 25 luglio 'volendo decongestionare un poco i locali carcerari, infetti e stretti, trasferirono al vicino convento delle cappuccine trecentocinquanta detenuti', tra i quali, a quanto sembra, il servo di Dio e i suoi compagni di prigione José Subías e Vicente Bruno (Cf. Summ., p. 24). Nella causa del P. Felipe de Jesús Munárriz e compagni martiri, detto trasferimento viene descritto nei seguenti termini: 'Il 25 (luglio) fu organizzato un trasferimento di prigionieri dal carcere municipale al convento delle cappuccine; camminavano in diverse file, custoditi da forze di carabinieri e miliziani armati. Una volta giunti al convento distribuirono i prigionieri nelle celle' (Barbastren, CFAB, Informatio, p. 170. Nella cronaca del P. Pablo Hall, testimone oculare, si dice che il trasferimento ebbe luogo il 21 luglio. Cf. Ibid, Summ., p. 125).

 

46 FANDOS, p. 12; Summ., p. 69.

 

47 Si dubita su quale fosse il sacerdote che il servo di Dio cercò di difendere. Il postulatore di Barbastro, P. Gabriel Campo, sostiene che il servo di Dio fu arrestato con il tenore della cattedrale, don José Martínez. Tuttavia, il testimone Simón Sánchez Tolosa afferma di essere sicuro del fatto che il servo di Dio fu arrestato assieme al parroco di San Francesco d'Assisi, don Mariano Frago, all'uscita della messa delle 8 della mattina (Cf. Summ., p. 8, 13 e testimonianza 4, pp. 59-60). Simón Sánchez si sbaglia forse nel dire che fu arrestato con don Mariano Frago. Sembra più probabile che sia stato arrestato con don José Martínez, economo della chiesa di San Francesco, che fu il primo sacerdote imprigionato a Barbastro.

 

 

 

 

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·        Sesta Parte

 

Romualdo Rodrigo

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