Credo che una delle sfide più grosse per noi animatori ed educatori, oggi, sia riuscire a coinvolgere le famiglie nel cammino che facciamo con i ragazzi e i giovani dell'oratorio; sia evitare che i nostri cortili diventino una sorta di asilo a ore, nel quale ‚Äòscaricare' i figli, magari il sabato pomeriggio, quando fa comodo andare a farsi le spese in pace...; sia far respirare ai genitori un po' di quell'aria buona che c'è quando, attorno ad un tavolo, condividiamo con il gruppo un pezzo di vita, o un piatto di pasta. (continua...)
del 02 aprile 2003
Credo che una delle sfide più grosse per noi animatori ed educatori, oggi, sia riuscire a coinvolgere le famiglie nel cammino che facciamo con i ragazzi e i giovani dell’oratorio; sia evitare che i nostri cortili diventino una sorta di asilo a ore, nel quale ‘scaricare’ i figli, magari il sabato pomeriggio, quando fa comodo andare a farsi le spese in pace…; sia far respirare ai genitori un po’ di quell’aria buona che c’è quando, attorno ad un tavolo, condividiamo con il gruppo un pezzo di vita, o un piatto di pasta.
Così ci siamo decisi, e abbiamo cercato di creare un piccolo spazio tutto per le famiglie.
L’occasione adatta è venuta con la consueta festa in memoria di don Bosco (…don Bosco offre sempre le migliori occasioni!), la motivazione buona era raccogliere un po’ di offerte per le missioni in Etiopia, la buona idea è stata quella di prendere gli adulti ‘per la gola’ e invitarli a cena, con figli nonni , nipoti e vicini di casa, proprio in oratorio.
…sembrava per la verità un progetto un po’ ambizioso: avremmo dovuto studiare il menù, cucinare tutto noi, servire noi, e, possibilmente, evitare che fuggissero tutti dopo l’antipasto! Ah, e per capirci, nel nostro oratorio non esiste una cucina…ma quali nuove strade si sarebbero potute intraprendere insieme, famiglie, salesiani e animatori, a partire da quel tavolo!
Il risultato? Credo che don Bosco abbia fortemente sostenuto su, fra i santi, la nostra causa: l’affluenza ha davvero superato le aspettative (eravamo oltre ottanta persone!), tanto che ad un certo punto credevamo di non avere cibo sufficiente per tutti…si sono viste tante facce nuove, di tutte le età, ma soprattutto tanti sorrisi! Uno dei ricordi più belli che conservo è quello di un papà, musulmano, che si scusava con noi di dover rifiutare per sé, e per i suoi, il salame dell’antipasto…che ingenui siamo stati! Effettivamente il nostro oratorio sta diventando luogo d’incontro per ragazzi dalle provenienze e dalle storie più diverse, e com’è bello sapere che il bene per loro riesce ad avvicinare culture, religioni ed età differenti, e a mettere tutti attorno ad un tavolo a condividere la cena!
Forse un po’ meno contenti saranno stati quelli della Comunità Proposta che ci hanno prestato la cucina, e che per le settimane successive hanno dovuto mangiare i sei chili di sedano che avevamo avanzato…portate pazienza! Siamo cuochi alle prime armi…
Quanto a noi animatori, nervosismi e fatiche a parte credo sia stato uno dei momenti più importanti vissuti insieme: non è sempre facile trovare un progetto al quale collaborino, contemporaneamente, animatori di ‘generazioni diverse’; non è semplice dare spazio alle qualità e disponibilità di tutti, perché i tempi spesso non coincidono e le scelte di vita ci portano lontani…ma chi cuoco, chi cameriere, chi semplice assaggiatore quella sera c’eravamo più o meno tutti, a ricordare che don Bosco ci vuole bene, a servir da mangiare perché qualcuno, meno fortunato, possa mangiare, a rimettere al centro la famiglia!
Per concludere dovrei dirvi che, nella frenesia del momento, correva voce che avremmo potuto organizzare un gruppo che giri per gli oratori organizzando cene a favore delle missioni…ma forse è meglio che ci limitiamo a consigliarvi l’esperienza!
Elena
Elena Fortuna
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