Il missionario padre Aurelio Gazzera afferma: «Si teme un bagno di sangue, con l'eliminazione di testimoni e personalità che hanno denunciato i crimini di questi otto mesi».
«Parlare di genocidio forse è eccessivo ma è vero che la tensione è così alta che non si sa come la situazione possa evolversi». Così il missionario in Centrafrica padre Aurelio Gazzera commenta a Fides l’allarme lanciato ieri dal ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, secondo cui «il Centrafrica è sull’orlo di un genocidio».
ISLAMISTI IN FIBRILLAZIONE
Secondo il missionario le milizie ribelli islamiste Seleka, che da mesi terrorizzano la popolazione con saccheggi, omicidi e torture, «sono in fibrillazione» temendo un intervento esterno nel paese investito dal colpo di Stato del 24 marzo scorso.
Il prossimo 27 novembre il Consiglio di sicurezza dell’Onu dovrà decidere se intervenire nella Repubblica Centrafricana con un intervento armato con facoltà di sparare. A dicembre potrebbero entrare nel paese anche altri 3.600 militari dei paesi africani, senza considerare un aumento delle forze francesi nella regione.
«BAGNO DI SANGUE»
«La sensazione generale è che si stia preparando un intervento esterno che sta mettendo in agitazione gli appartenenti a Seleka – continua padre Gazzera in una nota inviata a tempi.it -. Conseguenza di questi elementi è il fatto che molti ribelli sembrano darsi da fare per rubare il più possibile e partire al momento giusto. Si teme anche (ed è più che possibile) un bagno di sangue, con l’eliminazione di eventuali testimoni e di personalità che in un modo o nell’altro hanno reagito o denunciato i crimini di questi otto mesi».
RISCHIO GENOCIDIO
Magari non sarà il «genocidio» prospettato dalla Francia ma di certo un’azione che potrebbe colpire ancora più gravemente i cristiani. A Bossangoa ci sono ancora circa 41 mila rifugiati, di cui 34 mila nella concessione della Cattedrale. A Berberati i morti non si contano più. In un’altra zona i ribelli adesso passano di villaggio in villaggio, e lasciano dei sacchi vuoti ad ogni contadino, pretendendo che li riempiano.
Leone Grotti
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