Smartphone e ansia

Non dormono, non si concentrano, stanno poco in società: così lo smartphone ha reso depressi e ansiosi i nostri adolescenti

Pochi giorni fa è uscito sul Corriere della Sera un articolo a cura di Walter Veltroni, dal titolo: "Non dormono, non si concentrano, stanno poco in società: così lo smartphone ha reso depressi e ansiosi i nostri adolescenti".  Prendendo spunto dal libro di Jonathan Haidt, La generazione ansiosa, Veltroni esplora con acume il tema della crescente ansia tra i giovani. Il sottotitolo del libro, "Come i social hanno rovinato i nostri figli", è particolarmente incisivo e ha colpito Veltroni, spingendolo a riflettere sull'impatto delle nuove tecnologie sulla società odierna.

Veltroni racconta un episodio significativo: un incendio in zona ha interrotto improvvisamente ogni collegamento telefonico. In quel momento, il suo smartphone, solitamente un dispositivo multifunzionale che permette di fare praticamente qualsiasi cosa, è diventato un oggetto inutile. Questo evento lo ha portato a meditare sul paradosso della tecnologia moderna. Nonostante la promessa di restituire tempo e semplificare la vita, la tecnologia sembra averci ingabbiati, specialmente i giovani, in un ciclo di dipendenza e ansia.

Haidt, nel suo libro che sarà pubblicato in Italia da Rizzoli il 10 settembre, sostiene che i social media hanno innescato una "Grande Riconfigurazione dell’infanzia", che è alla base di un’ondata di malattie mentali tra gli adolescenti. Egli osserva come la prima generazione cresciuta con uno smartphone in mano sia diventata sempre più ansiosa, depressa e soggetta a comportamenti autolesionistici. Secondo i dati riportati nel libro, la depressione tra i ragazzi americani è aumentata del 161% per i maschi e del 145% per le femmine, mentre il tasso di suicidi è cresciuto del 91% tra i maschi e del 167% tra le femmine.

Veltroni concorda con Haidt sul fatto che la rimozione del gioco e delle esperienze di sfida dalla vita dei bambini abbia avuto conseguenze devastanti. Haidt spiega che i bambini, proprio come il sistema immunitario che deve essere esposto ai germi per rafforzarsi, hanno bisogno di affrontare ostacoli per sviluppare forza e autosufficienza. L'iperprotezione dei genitori, spinta dalla società della paura, priva i bambini della capacità di gestire rischi e frustrazioni, rendendoli adulti fragili e ansiosi.

Nel libro, Haidt identifica quattro fenomeni chiave che illustrano l'impatto negativo degli smartphone sugli adolescenti:

  • Riduzione della socializzazione: Le occasioni di incontro tra amici sono drasticamente diminuite, passando da 122 minuti al giorno nel 2012 a soli 67 minuti nel 2019.
  • Pessimo sonno: L'arrivo degli smartphone ha deteriorato la qualità e quantità del sonno degli adolescenti in tutto il mondo industrializzato.
  • Frammentazione dell’attenzione: Gli adolescenti ricevono centinaia di notifiche al giorno, rendendo difficile trovare momenti di concentrazione ininterrotta.
  • Dipendenza: Haidt paragona la dipendenza dagli smartphone a quella del gioco d'azzardo, con conseguenze profonde per il benessere, lo sviluppo sociale e la vita familiare degli adolescenti.

Veltroni chiude la sua riflessione sottolineando l'importanza di affrontare questi problemi con serietà, senza cadere nel catastrofismo. È cruciale, secondo lui, distinguere tra le opportunità offerte dalla rete e le distorsioni causate dai social media. Propone che il libro di Haidt venga discusso in classe e letto tra genitori e figli, spegnendo i cellulari volontariamente, senza dover aspettare un disastro come un incendio per essere disconnessi.

Rignraziamo l'ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, per questa potente chiamata alla riflessione su come stiamo permettendo alla tecnologia di modellare il futuro delle prossime generazioni.

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Foto di Walls.io su Unsplash

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