“Spero di riuscirci fino in fondo”. Il digiuno quaresimale di Etty Hillesum

Fratel Semeraro ci racconta la Quaresima vissuta da Etty. L'intellettuale ebrea ebbe una vita libertina, ma nonostante ciò, tenne ferme le sue convinzioni religiose

“Spero di riuscirci fino in fondo”. Il digiuno quaresimale di Etty Hillesum


 

di Gelsomino Del Guercio, tratto da aleteia.org

 

Fratel Semeraro ci racconta la Quaresima vissuta da Etty. L'intellettuale ebrea ebbe una vita libertina, ma nonostante ciò, tenne ferme le sue convinzioni religiose

 

 

Il digiuno quaresimale di Etty Hillesum è un digiuno “libero”, “spontaneo”. Lo ha praticato persino nel campo di concentramento dove lavorava come assistente sociale, cioè a Westerbroke, in Olanda. Fratel Michael Davide Semeraro racconta questa esperienzain Dio matura – In Quaresima con Etty Hillesum” (edizioni San Paolo).

 

Etty, intellettuale olandese di origine ebraiche (ma cattolica), nel 1942, lavorando come dattilografa presso una sezione del Consiglio Ebraico, ebbe anche la possibilità di salvarsi, ma decise, forte delle sue convinzioni umane e religiose, di condividere la sorte del suo popolo. Il 7 settembre 1943, con tutta la famiglia, tranne uno dei fratelli, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove morì poco tempo dopo il suo arrivo nel lager.

 

Una necessità interiore

Prima di essere deportata, Etty ebbe una vita libertina, ma nonostante ciò, tenne ferme le sue convinzioni religiose. Durante la Quaresima sceglie l’opzione del digiuno non per una motivazione esterna, ma per una necessità interiore.

Per questo non esita a svelarci il segreto di un digiuno che possa produrre un effetto liberante: quello che otteniamo spontaneamente da noi stessi ha basi più solide e durature di quello che realizziamo per forza.

 

La lezione di San Benedetto

Oggi, scrive Fratel Semeraro in “Dio matura”, siamo assai fortunati perché nessuno è obbligato a digiunare veramente in nessun giorno dell’anno e questa rappresenta la possibilità di misurarci con noi stessi e con il nostro desiderio. Il segreto del digiuno – cristologicamente compatibile – sta proprio in questo avverbio: spontaneamente. 

 

San Benedetto, che taglia radicalmente ogni via alla “spontaneità” dei suoi monaci, usa questo avverbio proprio e solo nel capitolo sulla Quaresima e quando parla della penitenza quaresimale: “Ciascuno spontaneamente nella gioia dello Spirito Santo, offra a Dio qualcosa di più della misura che gli è imposta”.

 

“Devo ancora conquistare una vera disciplina”

Etty annota nel suo Diario: “Su questo piano devo ancora conquistare una vera e propria disciplina. E mi sta anche riuscendo, poco alla volta. Quindi, oggi digiuno fino all’una. Questo è per me già un grande compito, vediamo se riesco ad andare fino in fondo”.

 

Il segreto di un digiuno ha senso nella misura in cui sciolga “catene e legami” (Is 58,6), a cominciare proprio da questa capacità nel viverlo spontaneamente come esercizio della propria libertà.

 

“Argomento che trovo detestabile”

La decisione del digiuno quaresimale matura in crescendo: è un vero e proprio percorso interiore. Etty annota in un’altra sua pagina del diario: “Ho accanto la mia colazione: un bicchiere di latticello, due fette imburrate di pane bigio con cetriolo e pomodoro”.

 

Tra le sue Lettere da Westerbork, negli ultimi tempi sempre più difficili, Etty è sempre alla ricerca di tante buone cose terrene per nutrire i suoi anziani genitori ma aggiunge: “Un bel giorno ti manderò soltanto confidenze poetiche, e nemmeno una parola sul cibo, argomento che trovo detestabile”.

 

“Non so se sia la cosa giusta da fare”

Ma questa libertà e liberalità non sarà che il compimento di un cammino cominciato un anno prima (1941), quando questa donna prese una piccolissima decisione: “Ho rinunciato al bicchiere di cioccolata che mi concedevo sempre, un po’ di soppiatto, alla domenica mattina voglio abituarmi”. Spontaneamente! Infatti: “Non so se sia la cosa giusta da fare, ma oggi comincio con il digiunare: in questo modo si ottiene una bella sensazione di pulito dentro”.

 

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