Celebriamo oggi l'anniversario della data di Fondazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
La data del 5 agosto 1872 è una data di grazia e un evento di forte comunione per tutte le Figlie di Maria Ausiliatrice del mondo.
Nel Verbale della Fondazione dell’Istituto c’è una frase che non cessa di farci meditare: “Vi è un cumulo di circostanze che dimostrano una speciale provvidenza del Signore per questo Istituto” (Cronistoria I, 315). In questa festa ravviviamo la memoria di tutto quello che Dio ha operato nell’Istituto in 150 anni e ci apriamo quindi alla speranza, perché il Suo amore è eterno ed è sempre nuovo. Questa memoria diventa “stella della speranza” anche per ognuna di noi, che ha la sua personale storia di salvezza, di cui fare realmente tesoro, avendo sempre presente la memoria delle grandi cose che ha compiuto nella propria vita, per avere fiducia: la sua misericordia è eterna.
Non stanchiamoci di tornare alle sorgenti, di dissetarci alla fonte fresca e ristoratrice del Carisma: Mornese, dove si radica il nostro futuro. Se non siamo ben radicate in quella terra non possiamo portare frutto. Lo scriveva Madre Mazzarello a suor Angela Vallese, a proposito di suor Vittoria Cantù:
“Con suor Vittoria bisogna che abbiate pazienza e che le inspirate poco alla volta lo spirito della nostra Congregazione. Non può ancora averlo preso perché è stata troppo poco tempo a Mornese. Mi pare che se la saprete prendere riuscirà bene” (Lettera 25,3).
Il senso della nostra vita e la sua fecondità sta nel “restare unite alla Vite” per portare frutto. Il frutto che l’Istituto è chiamato a portare è il timbro dello “spirito di Mornese”. A qualunque nazione apparteniamo, qualunque età abbiamo, qualunque servizio ci sia affidato, sappiamo di dover continuamente “tornare a Mornese”, per specchiarci nella santità genuina di Madre Mazzarello e di tante sorelle. Più si vivono in fedeltà le Costituzioni, più si vive e si testimonia lo “spirito di Mornese”.
Sulla base delle fonti storiche e carismatiche, rivisitiamo la celebrazione della fondazione dell’Istituto a Mornese, il 5 agosto 1872, per coglierne “il clima” e rileggere l’evento alla luce della vita dell’Istituto oggi.
La presenza del Vescovo alla fondazione dell’Istituto delle FMA, confermata dalla firma sul Verbale di Fondazione, sigilla l’orizzonte ecclesiale in cui nasce. La “terra” dove affondava la radice il piccolo gruppo di Figlie dell’Immacolata era la parrocchia, la Diocesi: era iniziato il 9 dicembre 1855 (a un anno dalla proclamazione del Dogma dell’Immacolata) nella parrocchia e il 31 maggio 1857 era stato ufficialmente approvato dal Vescovo.
Le prime FMA si trovano coinvolte nel grande “sogno” di Don Bosco: “Io debbo procurare che il sangue di Gesù non sia sparso inutilmente, tanto pei i giovani quanto per le fanciulle” (MB VII 218).
Ratificando di suo pugno l’elezione di Madre Mazzarello, nel 1880, Don Bosco scrive:
“Prego Dio che in tutte [le FMA] infonda lo spirito di carità e di fervore, affinché questa nostra umile Congregazione cresca in numero, si dilati in altri e poi altri più remoti paesi della terra..” (Orme di vita tracce di futuro D 118).
Le persone consacrate saranno missionarie innanzitutto approfondendo continuamente la consapevolezza di essere state scelte e chiamate da Dio a rendere visibile la sua presenza nel mondo (cf VC 25).
L’Istituto FMA affonda le radici nel mistero pasquale di Gesù, con la Sua passione, morte, risurrezione. Nasce ed è fecondo nel segno della sofferenza. Le prime FMA sono povere, criticate, sfidate dalle incomprensioni e molto presto dalla malattia, dalle defezioni, dalle morti premature. Don Bosco le osserva commosso il giorno della Fondazione e le aiuta ad inserirsi nella logica del mistero pasquale con la metafora del nardo:
«Fra le piante molto piccole ve n’è una assai profumata: il nardo, nominata spesso nella Sacra Scrittura. (…) Ma sapete che cosa è necessario perché il nardo faccia sentire il suo buon odore? Deve essere ben pestato. Non vi rincresca, dunque, di avere a patire. Chi patisce per Gesù Cristo, con Lui pure regnerà in eterno. (…) Sì, io vi posso assicurare che l’istituto avrà un grande avvenire, se vi manterrete semplici, povere, mortificate» (Cronistoria I 305).
La parola “coraggio”, ripetuta con frequenza da Madre Mazzarello, viene pronunciata su un’esperienza che ha realmente bisogno di conforto e di coraggio.
Perché per iniziare l’Istituto femminile Don Bosco sceglie la via di Mornese? Oltre alla semplicità di quelle giovani donne, alla dedizione generosa e sacrificata alle ragazze del paese, alla vita comunitaria, all’ardente amore a Gesù, vi è un intenso amore a Maria. Dove c’è Maria c’è futuro e Don Bosco punta sul futuro.
La prima Casa si chiama “Casa di Maria” come amava definirla Madre Mazzarello. A Mornese, come a Nizza, Maria non è un’ospite, è la padrona di casa. La si considera direttrice, guida, madre. A lei si affidano le chiavi della casa e del cuore delle persone. Si sperimenta la sua protezione e il suo aiuto.
Il nome del nuovo Istituto è simbolo di un’identità: Figlie di Maria Ausiliatrice, monumento vivo di gratitudine.
La missione educativa di Maria sta in rapporto diretto con la sua maternità spirituale verso l’umanità intera. Maria, in quanto Madre, è chiamata a generare in noi l’immagine del Figlio, cioè l’identità più profonda che ci è stata comunicata dal Padre, in Cristo, per mezzo dello Spirito.
Il 5 agosto tutte le FMA si sentono profondamente unite alla Madre Generale alle sorelle del Consiglio, alle FMA dei 5 Continenti, come Famiglia tutta di Maria, che prolunga nella Chiesa l’amore di Don Bosco e di Maria Domenica Mazzarello per i/le giovani, i piccoli e i poveri.
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