"Tutte le nostre cose più grandi ebbero principio e compimento nel giorno dell'Immacolata". (don Bosco)
Che cosa vuol dire Immacolata Concezione?
Vuol dire che la Vergine Maria, pur essendo stata concepita dai suoi genitori (sant’Anna e san Gioacchino) così come vengono concepite tutte le creature umane, non è mai stata toccata dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.
Perché la Vergine Maria è stata concepita immacolatamente?
La risposta sta nel fatto che la Vergine Maria non solo avrebbe dovuto concepire il Verbo incarnato e quindi portare con sé, nel Suo Grembo, il Dio fattosi uomo; ma anche perché avrebbe dovuto dare al Verbo incarnato la natura umana. Il catechismo afferma che Gesù Cristo è vero Dio ma anche vero uomo, nell’unico soggetto che è divino. Si tratta dell’unione ipostatica. Ebbene, non si può pensare che Dio, somma perfezione e somma purezza, possa aver ricevuto la natura umana da una creatura toccata –anche se brevemente – dal peccato e, quindi, in quanto tale, soggetta in qualche modo all’azione del Maligno.
In che parte del Vangelo si può dedurre che la Vergine Maria è Immacolata?
Nell’Annunciazione l’Angelo saluta Maria con l’appellativo “Piena di Grazia”. Tali parole fanno chiaramente capire che non si tratta semplicemente di un saluto rivolto a chi è nello stato di Grazia, ma a chi è totalmente pieno della Vita di Dio, totalmente pieno di questa Vita perché costitutivamente immacolato.
Chi ha promulgato il dogma dell’Immacolata Concezione?
Il dogma fu promulgato nella Cappella Sistina dal beato Pio IX l’8 dicembre 1854.
di San Massimiliano Maria Kolbe
Ti adoro, o Padre nostro celeste,
poiché hai deposto nel grembo purissimo di Lei il tuo Figlio unigenito.
Ti adoro, o Figlio di Dio,
poiché Ti sei degnato di entrare nel grembo di Lei e sei diventato vero, reale Figlio suo.
Ti adoro, o Spirito Santo,
poiché Ti sei degnato di formare nel grembo immacolato di Lei il corpo del Figlio di Dio.
Ti adoro, o Trinità santissima, o Dio uno nella santa Trinità,
per aver nobilitato l'Immacolata in un modo così divino.
Concedimi di lodarti, o Vergine santissima.
Concedimi di lodarti con il mio impegno e sacrificio personale.
Concedimi di vivere, lavorare, soffrire, consumarmi e morire per Te, solamente per Te.
Amen
"Tutte le nostre cose più grandi ebbero principio
e compimento nel giorno dell'Immacolata"
(MB 17,510)
Nella festa dell'Immacolata Concezione di Maria (8 dicembre 1841), nell'ora che mi era stata fissata, stavo indossando i paramenti per celebrare la santa Messa. II sacrestano, Giuseppe Comotti, vedendo un ragazzo in un angolo, lo invitò a servire la Messa.
Sempre in furia, afferrò la canna che gli serviva per accendere le candele e la menò sulle spalle e sulla testa del povero ragazzo, che scappò a gambe levate. Allora gridai al sacrestano:
– Ma cosa fa? Perché picchia quel ragazzo? Che male le ha fatto?
– Viene in sacrestia e non sa nemmeno servir Messa!
– E per questo bisogna picchiarlo?
– A lei cosa importa?
– Importa molto, perché è un mio amico. Lo chiami subito. Ho bisogno di parlare con lui.
Il sacrestano gli corse dietro gridando: «Ehi, ragazzo! ». Lo raggiunse, lo tranquillizzò e lo riportò accanto a me. Mortificato e tremante stava lì a guardarmi. Gli domandai con amorevolezza:
– Hai già ascoltato la Messa?
– No.
– Vieni ad ascoltarla. Dopo ho da parlarti di un affare che ti farà piacere.
Me lo promise. Desideravo far dimenticare a quel poveretto le botte ricevute e cancellare la pessima impressione che doveva avere sui preti di quella chiesa. Celebrai la santa Messa, recitai le preghiere di ringraziamento, poi lo condussi in una cappellina. Con la faccia allegra gli assicurai che più nessuno l'avrebbe picchiato, e gli parlai:
– Mio caro amico, come ti chiami?
– Bartolomeo Garelli.
– Di che paese sei?
– Di Asti.
– È vivo tuo papà?
– No, è morto.
– E tua mamma?
– Anche lei è morta.
– Quanti anni hai?
– Sedici.
– Sai leggere e scrivere?
– Non so niente.
– Sai cantare?
Il giovinetto, asciugandosi gli occhi, mi fissò in viso quasi meravigliato e rispose: “no”
–Sai fischiare?
Bartolomeo si mise a ridere. Era ciò che volevo. Cominciavamo ad essere amici.
– Hai fatto la prima Comunione?
– Non ancora.
– E ti sei già confessato?
– Sì, ma quando ero piccolo.
– E vai al catechismo?
– Non oso.
– Perché?
– Perché i ragazzi più piccoli sanno rispondere alle domande, e io che sono tanto grande non so niente. Ho vergogna.
– Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad ascoltarlo?
– Molto volentieri.
– Anche in questo posto?
– Purché non mi prendano a bastonate.
– Stai tranquillo, nessuno ti maltratterà. Anzi, ora sei mio amico, e ti rispetteranno. Quando vuoi che cominciamo il nostro catechismo?
– Quando lei vuole.
– Stasera?
– Va bene.
– Anche subito?
– Con piacere.
Mi alzai e feci il segno della santa Croce per cominciare. Mi accorsi però che Bartolomeo non lo faceva, non ricordava come doveva farlo.
In quella prima lezione di catechismo gli insegnai a fare il segno di Croce, gli parlai di Dio Creatore e del perché Dio ci ha creati.
Non aveva una buona memoria, tuttavia, con l'attenzione e la costanza, in poche lezioni riuscì a imparare le cose necessarie per fare una buona confessione e, poco dopo, la sua santa Comunione.
A Bartolomeo si aggiunsero altri giovani. Durante quell'inverno radunai anche alcuni adulti che avevano bisogno di lezioni di catechismo adatte per loro. Pensai soprattutto a quelli che uscivano dal carcere. Toccai con mano che i giovani che riacquistano la libertà, se trovano un amico che si prenda cura di loro, sta loro accanto nei giorni festivi, trova per loro un lavoro presso un padrone onesto, li va a trovare qualche volta lungo la settimana, dimenticano il passato e cominciano a vivere bene. Diventano onesti cittadini e buoni cristiani.
Questo è l'inizio del nostro Oratorio, che fu benedetto dal Signore e crebbe come non avrei mai immaginato.
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