Il Vangelo commentato dai giovani e dai salesiani. Prenditi un tempo di meditazione sulla Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 13,24-32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
Vi è mai capitato, il giorno del vostro compleanno, di ricevere un regalo inaspettato di cui avevate particolarmente bisogno rispondendo con: “Grazie. Era proprio quello che mi serviva!”? Forse poche volte.
Troppo spesso, di fronte ad un amico che ci dona qualcosa, la risposta automatica che diciamo, ancora prima di scartarlo, è: “Grazie! Non serviva! Non serviva che ti disturbassi!”.
Molti di noi sono cresciuti con questa sindrome da gentilezza post dono che ci porta tutte le volte a questo automatismo incontrollato. Dentro di noi però, moriamo dalla voglia di scoprire cosa si cela dentro a quel sacchetto, o tra le righe di quella lettera. A volte possono essere piccoli pensierini, altre volte parole strappa lacrime, altre volte doni utili alla nostra quotidianità… ma dietro ogni dono ciò che realmente ci serve è il fatto di saperci desiderati e amati da qualcuno. Qualcuno ci ha pensati e ha voluto dircelo in un modo tutto personale.
Oggi, questo qualcuno, è Dio Padre che nel Vangelo, con la parabola dell’albero di fico, ci fa un regalo. Ci ricorda una postura che siamo chiamati ad esercitare per stare al mondo da figli amati anche nelle difficoltà. Eh sì! È tutto così bello quando siamo capaci di gustare la bellezza della nostra vita grazie alle piccole cose che ci accadono, come il sorriso di un bambino, l’abbraccio di una persona cara, gli gnocchi al ragù della nonna, la confidenza di un amico, la buona riuscita di un progetto, la possibilità di essere dono per gli altri, sentire Dio presente nella mia vita… Fino a quando non ci troviamo schiacciati a fare i conti con le nostre insicurezze, il dolore, la malattia, i tradimenti, la solitudine… Sembra che il male o la tiepidezza prendano in mano la tavolozza e, servendosi solo del grigio, spengano ogni colore di bene e di felicità che ci è stato donato. Ed è qui che perdiamo le staffe. È qui che ci arrabbiamo e ci arrendiamo alle circostanze della vita che ci conducono un po' dove vogliono, senza una metà, e troppo spesso senza una strada. Siamo lì. In balia di tutto questo. Un giorno felici e un altro giorno delusi. Abituati al grigio. Arresi ad una vita di nonsenso. Incapaci ad abitare il presente come una chiamata di Dio ad un continuo cammino.
Ecco allora la domanda… ecco la domanda che forse si sono posti gli amici di Gesù quando l’hanno tradito, quando tutto sembrava perduto… come restare aggrappati alla vita?
Il buon Dio oggi ci ricorda che la prospettiva della fine non ci distoglie dalla vita presente, ma ci fa guardare ai nostri giorni in un’ottica di speranza. Siamo chiamati, un po' alla volta, ad abitare il presente nella speranza del Paradiso. Un Paradiso che ci è concesso di gustare in parte già in questo mondo, già ma non ancora. Un Paradiso che ci è stato donato e che ci serve per dare senso all’oggi. Il Padre ci ha donato suo Figlio così che potessimo anche noi partecipare alla comunione del cielo.
Gesù ce l’ha promesso questo Paradiso eh! Non dimentichiamocelo…
“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (Gv 14,1-4).
Troppe volte però questo non ci basta, non è sufficiente a tenere viva la nostra speranza, siamo appiattiti alle cose di questo mondo da dimenticare l’orizzonte ultimo per il quale siamo stati creati.
Ma non disperiamo perché nutrimento di questa speranza è la sua stessa Parola. Una parola che non passerà mai, che sa accompagnarci in ogni versante – tortuoso e dolce – della nostra vita senza lasciarci soli. Oggi allora facciamo diventare questa sete di speranza la nostra preghiera al Padre: “Signore accresci in noi la fede, ravviva la speranza e rendici operosi nella carità, mentre attendiamo la gloriosa manifestazione del tuo Figlio”.
Sta a noi scegliere, di fronte a questo regalo, da che parte stare… in fondo è proprio questo quello che ci serve. Meglio. È proprio Lui colui che ci serve.
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