Simpatico articolo di Avvenire che fa riflettere, attraverso le critiche e i luoghi comuni detti su alcuni degli ultimi papi, sul modo a volte ingenuo che i fedeli hanno nel rappresentare la figura del Pontefice.
Bergoglio, ah Bergoglio… Dov’è finita la parola «verità»? E la Tradizione con la ti maiuscolissima? E la Messa in latino? E poi queste telefonate, i pranzi alla mensa tra i comuni mortali, le distanze ravvicinate tra lui il Sovrano e noi i sudditi…. Troppo cuore, troppe parole, troppe telefonate, questo suo ostinarsi a parlare a braccio, questa prolissità. Decisamente poco sacrale. Ma si sa, è sudamericano…
Ratzinger, ah Ratzinger… Troppo cerebrale: un po’ di cuore, che diamine! Rarissimo che parlasse a braccio. Troppo teologo, decisamente rigido. Ma si sa, è tedesco…
Wojtyla, ah Wojtyla… Troppo carismatico, troppo cuore, troppo attore; e poco cerebrale, diciamolo: troppo poco teologo. Estroso come può esserlo uno slavo. Ma si sa, era polacco…
Montini, ah Montini… Sempre alla ricerca del dialogo e della mediazione, fin troppo: chiaro che alla fine qualcuno se ne approfittasse. Tormentato, troppo tormentato e troppo poco sicuro e normativo come dev’essere un Romano Pontefice, com’era Pacelli…
Pacelli, ah Pacelli… Normativo e sicuro. Ma un Papa nel cuore dei conflitti caldi e freddi, del confronto mortale tra i due blocchi, della minaccia comunista, di un mondo lacerato ancora preda delle ideologie, possibile non fosse almeno un poco tormentato?
Roncalli, ah Roncalli… Aveva un cuore grande così. Il Papa buono, la luna, la carezza ai bambini… Un papà! Ma un padre dev’essere anche severo. Deve premiare ma soprattutto vigilare e punire. Con i soli sorrisi non si va da nessuna parte. Anzi no, si va a indire il Concilio, che disastro!
I cattolici, ah questi cattolici italiani… ‚Äã
Umberto Folena
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