Tutto è iniziato verso la fine di aprile, quando si è diffusa la voce che il Papa avrebbe proposto nel mese di maggio la maratona di preghiera per la fine della pandemia. Ho iniziato anch'io a snocciolare il rosario e...
Tutto è iniziato verso la fine di aprile, quando si è diffusa la voce che il Papa avrebbe proposto nel mese di maggio la maratona di preghiera per la fine della pandemia. Ho iniziato anch'io a snocciolare il rosario e...
Lo ammetto, ho un problema, non ci dormo la notte e non so come uscirne.
Tutto è iniziato verso la fine di aprile, quando si è diffusa la voce che il Papa avrebbe proposto nel mese di maggio la maratona di preghiera per la fine della pandemia. Lì per lì non ci ho dato molta importanza, il Papa chiede di pregare per un sacco di cose per cui in definitiva una vale l’altra. Poi però è arrivato il fatidico primo maggio e sono iniziati i problemi. No, Fedez non c’entra, è che, da buon cristiano mi sono messo devotamente anch’io a snocciolare la corona e…
Lo so, probabilmente a voi sembreranno questioni di poco conto, cosucce da niente, e sì, certo, se il Papa dice una cosa lo si asseconda senza discutere, come ci insegnano da sempre a fare i più tradizionalis… vabbè, ce lo insegnavano per lo meno. Ma io sono un po’ contorto, mi sorgono dubbi, domande, probabilmente inopportune… A metà della prima decina – era di sabato, misteri gaudiosi – inaspettate come Gabriele in casa di Maria, prendono forma nella mia mente queste poche pungenti parole: per cosa sto pregando?
Certo, il titolo della locandina del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione è chiarissimo: “Recita del rosario per invocare la fine della pandemia e la ripresa delle attività sociali e lavorative”. Ma, mi dicevo, davvero Dio ha bisogno della mia preghiera per cacciar via il virus e ristabilire lo status quo? Cos’è, distratto, addormentato, che non ci pensa lui sua sponte? Mi figurai Dio seduto sul trono della sua gloria, circondato dagli Angeli e dai Santi, che dormiva. Accanto aveva un campanello, collegato a un immenso vaso. Le preghiere di tutte le persone del mondo erano gocce che riempivano il vaso e il campanello sarebbe suonato a svegliare Dio solo quando il vaso si fosse completamente riempito. È così che funzionava? Più ci pensavo più mi sembrava inverosimile, ma non trovando una risposta alternativa feci di tutto per scacciare i miei dubbi e continuare il mio rosario in ossequio al dettame papale.
L’altro giorno però tutti i miei sforzi furono di botto vanificati! Apro il sito di Famiglia Cristiana e leggo il titolo di un’intervista a Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio di cui sopra, che recitava, testuale: “Preghiera, non magia”.
Ora, capiamoci, io non ho mai pensato che il Papa ci chiedesse di pregare per ottenere una magia. Tutt’al più per chiedere, chessò… un miracolo… che Dio cioè intervenga a sistemare le cose, come ha fatto, ad esempio, il 13 maggio di quarant’anni fa salvando Giovanni Paolo II dall’attentato (è sbagliata questa idea?). Che differenza ci sia tra un miracolo e una magia francamente, non essendo un teologo, farei fatica a spiegarlo, ma senz’altro dev’esserci altrimenti si chiamerebbero allo stesso modo. In ogni caso, quell’intervista ha soffiato sul fuoco dei miei dubbi: il Papa ci chiede di pregare affinché Dio faccia finire la pandemia o per qualcos’altro?
Il resto dell’intervista, sarò io, ma non mi è stato di aiuto, anzi se possibile mi ha mandato ancora più in confusione. Si parla della preghiera come “esigenza profonda di spiritualità che è nel cuore di ogni persona” – e d’accordo, ci mancherebbe – come “grido d’amore che va verso Dio” e anche qui nulla da dire; ma tutto questo, se la preghiera non è fine a sé stessa (cosa che escludo), per chiedere cosa?
Verso la fine, mi è parso di capire, si accenna a una risposta, quando SER (Sua Eccellenza Reverendissima n.d.r.) afferma: “si prega per un’intenzione particolare: per l’umanità ferita, per i defunti, per coloro che non hanno potuto salutare i cari, per i contagiati, per le donne che attendono un bambino, per quelle che hanno subito violenza, per gli imprenditori, i lavoratori, gli insegnanti. L’idea di fondo è che dove c’è una situazione di dolore c’è anche il desiderio di chiedere la forza per venirne fuori e, nonostante tutto, riprendere la vita e recuperare il tempo perduto”. Intende dire che pregare per la fine della pandemia non significa chiedere a Dio di farla finire, ma domandare la forza di ripartire per le donne e gli uomini toccati da essa? Non so se ho capito…
In ogni caso alla fine ci ho rinunciato. Sono andato avanti a recitare il rosario ogni giorno pregandone metà perché la pandemia finisca e metà perché Dio dia forza alle persone, consapevole che così facendo però le gocce della mia preghiera sarebbero finite in due diversi vasi al cospetto di Dio, comportando con ciò un inevitabile ritardo per entrambe le intenzioni…
Se qualcuno di voi avesse una risposta da darmi gliene sarei sinceramente grato! Anche perché negli ultimi giorni si è fatta strada in me una paura che, se corrispondesse al vero, sarebbe piuttosto preoccupante: non è che metà dei cristiani crede in un Dio che, se pregato a dovere e comunque per motivazioni sue imperscrutabili, interviene nella storia a sistemare le cose, mentre l’altra metà crede che Dio agisca sì nella storia, ma facendosi presente nel cuore delle donne e degli uomini che con la preghiera si mettono in ascolto della sua Parola e traggono la forza per essere loro presenza di Dio nel mondo? Non è che, consapevoli di questo, i Reverendi Monsignori giochino a dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte, nel tentativo di tenere insieme capra e cavoli?
Ma cosa mi viene mai in mente?! Scusate, è senz’altro tutto frutto della mia immaginazione!
di GABRIELE COSSOVICH, tratto da vinonuovo.it
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