Due milioni di somali, circa un terzo della popolazione, ha bisogno di aiuti urgenti. Secondo il documento, la Somalia resta il Paese del Corno d'Africa in cui le condizioni di vita sono peggiori e un bambino su cinque è in pericolo di vita a causa della malnutrizione acuta.
Si moltiplicano gli appelli delle agenzie dell’Onu per aiuti immediati alle popolazioni somale che stanno entrando in una nuova e drammatica fase di emergenza umanitaria. Un rapporto pubblicato ieri a Nairobi dall’Unicef, il fondo dell’Onu per l’infanzia, conferma che due milioni di somali, circa un terzo della popolazione, ha bisogno di aiuti urgenti. Secondo il documento, la Somalia resta il Paese del Corno d’Africa in cui le condizioni di vita sono peggiori e un bambino su cinque è in pericolo di vita a causa della malnutrizione acuta. I conflitti, l’instabilità politica, le piogge scarse e l’accesso limitato delle agenzie di aiuto internazionali, sono fattori che rischiano di provocare nei prossimi mesi migliaia di vittime, soprattutto tra i bambini. «Nel sud della Somalia, la malnutrizione acuta tra i bambini sotto i cinque anni in alcuni luoghi è quasi il doppio della soglia di emergenza», si legge nel documento dell’Unicef.
Nel 2011, esattamente un anno fa, il Corno d’Africa fu colpito dalla peggiore siccità negli ultimi sessant’anni e proprio la Somalia fu il Paese dove si registrarono le conseguenza peggiori. Decine di migliaia di persone morirono a causa soprattutto delle difficoltà di portare aiuti nelle zone di guerra, in particolare quelle del sud del Paese controllate dalle milizie radicali islamiche di al Shabaab. La carestia è stata formalmente dichiarata superata lo scorso febbraio, ma da tempo diversi indicatori mostrano come la situazione si stia riproponendo per le scarse piogge, i ritardi nei raccolti e appunti il conflitto ancora in corso. Resta incerto, infatti, l’esito dell’offensiva lanciata dalle forze governative e dall’Amisom, la missione dell’Unione africana, contro al Shabaab, che mantiene di numerose roccaforti nel sud del Paese, il che lascia irrisolto il problema di far arrivare aiuti umanitari alle stremate popolazioni.
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