Appunti inediti di Carlo Acutis: “Così si ascolta la voce di Dio”

“Se umanamente ci si mette in ghingheri per parlare con un’autorità, perché non cercare di fare altrettanto quando ci si vuol mettere in contatto con il Signore?”

Appunti inediti di Carlo Acutis: “Così si ascolta la voce di Dio”


 

di Gelsomino Del Guercio, tratto da aleteia.org

 

“Se umanamente ci si mette in ghingheri per parlare con un’autorità, perché non cercare di fare altrettanto quando ci si vuol mettere in contatto con il Signore?”

 

«Invocare Dio? Si fa presto a dire. Ci vuole tanta energia, fiducia, amore, assiduità, diligenza, sofferenza, se si vuole invocare con profitto il Signore. È vero, si può farlo spontaneamente, istintivamente, emotivamente, ma si corre il rischio di non riuscire. Si può fare un buco nell’acqua».

Queste parole sono state scritte da Carlo Acutis nei suoi appunti inediti, pubblicati nel libro di Luigi Francesco Ruffato Carlo Acutis – Adolescente innamorato di Dio” (edizioni Messaggero Padova).

 

“Un ignorante si rivolge all’Onnisciente”

Gli appunti sono stati consegnati dalla madre a Ruffato, e rivelano il lato “teologico” del giovanissimo studioso Carlo. Concetti e pensieri davvero rari per un quindicenne. Il carisma del prossimo beato (lo sarà il 10 ottobre con una cerimonia nella basilica di San Francesco ad Assisi) mette in evidenzia un rapporto particolare con il Signore.

 

«Se umanamente ci si mette in ghingheri per parlare con un’autorità, perché non cercare di fare altrettanto quando ci si vuol mettere in contatto con il Signore? Certamente i canoni non sono gli stessi, ma i sistemi di approccio possono benissimo somigliarsi. Dunque rivolgersi. E come? Pensando chi? L’Essere. Un piccolo essere si rivolge all’Essere. Un finito all’Infinito. Un momento all’Eterno. Un ignorante all’Onnisciente».

 

Dio e il silenzio

Questo pensiero «fa tremare le vene e i polsi» a Carlo. «Mi si dice che Dio vuole essere chiamato Padre. Ha pensato l’uomo, l’ha voluto, l’ha creato, l’ha elevato e adottato. Rimescolio di sentimenti, confusione di parole, farfugliamenti, balbettii. E poi…? E poi ci si rivolge».

 

Il migliore modo per rivolgersi a Dio, allora, è il «silenzio». «Silenzio di eternità. Silenzio di attesa. Silenzio di amore – scrive Carlo – Grande cosa è il pregare. Accolgo dalla bocca del Signore la parola di consolazione. Parola di consolazione, parola che consola. Parola che conforta, parola che fortifica, parola che illumina, parola che riscalda, parola che rinsavisce, parola che risuscita».

 

La “grande grazia”

Dio, conclude Carlo, «è la verità, e questa non ha bisogno di vocaboli, si esprime da sé. Da sé rivela ogni verità. La voce dell’uomo è aspra, è prepotente, è arrogante, è superba, è impaziente, è intrattabile, è violenta. Avvezzarsi alla voce di Dio è una grande grazia. Significa dare retta alla Verità».

 

«Allora l’intelligenza, il cui oggetto è il vero, viene a trovarsi nella sua area, consuona finalmente con il Cielo. Si fa cittadina ante tempus dell’Eternità. Sostanziandosi di verità, l’intelligenza viene ad essere potenziata al massimo e al meglio; raggiungendo il suo scopo viene a trovarsi in zona di ricezione dell’Infinito. La verità diventa il suo cibo, la sua bevanda».

 

Tendere l’orecchio per ascoltare la Parola di Dio

In altri appunti, Carlo torna sulla «Parola di Dio», «Parola di vita eterna».

 

«Bisogna convincersi – afferma il giovane Acutis – che Dio da sempre comunica con noi e vuole essere sempre in contatto con noi. Se questo invito a comunicare con Lui è vero perché non accettarlo? Rispondiamo a questo invito. Come? In ogni maniera. Quando? Sempre. Dove? Ovunque. Per quanto? Per sempre. Attivare il contatto è facile, quasi istintivo Tendere l’orecchio, cioè lo spirito, e ascoltare e parlare al momento giusto e non interrompere, lasciar parlare, dialogare, colloquiare, essere presenti, essere disponibili».

 

“Gesù mi invita a lasciare tutto e farmi suo seguace”

Fuori del Signore, osserva il giovane beato, «è rumore, scompiglio, lite, guerra. Con Dio tutto è ordine, tutto è in ordine. Dio è l’Essere e con l’Essere la vita. Non l’esistenza, che è un qualcosa a tempo, al limite, ma la vita che è essere in eternità. Che altro sono le cose corporali se non illusioni? E a che gioveranno tutte le creature se sarai abbandonato dal Creatore? Gesù mi invita a lasciare tutto e a farmi suo seguace. Gesù Cristo ci parla dentro e dovremmo ascoltarlo e seguirlo in tutto». 

Le altre voci, conclude Carlo, «sono veramente nulla, inane è il loro esistere. Vibrazioni d’aria, sollecitazione al nulla, sollecitazioni da nulla. La coscienza svegliata dalla voce di Dio si sente estremamente interessata perché capisce che si è nel vero e che bene si fa ad ascoltarla e seguirla. Seguire questa voce è impostare l’esistenza in direzione della vita eterna».

 

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