Arrivismi e sequela di Cristo sono incompatibili

Papa Francesco ha parlato così nella Santa Messa per la canonizzazione di 4 nuovi santi...

Arrivismi e sequela di Cristo sono incompatibili

 

Santa Messa presieduta da Papa Francesco questa domenica in Piazza San Pietro per la canonizzazione di 4 nuovi santi: il sacerdote Vincenzo Grossi, fondatore dell’Istituto delle Figlie dell’Oratorio, la religiosa Maria dell’Immacolata Concezione, superiora generale della Congregazione delle Sorelle della Compagnia della Croce e i coniugi Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin, genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino.

Sei i cardinali e cinque i vescovi concelebranti all’altare, numerosi sul sagrato altri vescovi partecipanti al Sinodo in corso in Vaticano. Gremita la piazza di fedeli arrivati, oltre che dall’Italia, anche da Spagna e Francia. “C’è incompatibilità tra ambizioni, arrivismi e sequela di Cristo, c’è compatibilità tra Gesù esperto nel patire e la nostra sofferenza”, ha detto il Papa nella sua omelia.

 

È il tema del servizio e la via dell’umiltà e della croce indicata e vissuta da Gesù a dominare le letture di questa domenica e l’omelia di Papa Francesco, al termine del rito di canonizzazione dei nuovi 4 santi, presentati al Papa dal card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Nella prima lettura, il profeta Isaia delinea la figura del Servo di Jahwé, un personaggio, “disprezzato, evitato da tutti, esperto del soffrire”. “La sua missione, infatti, dice Francesco, si realizza mediante la sofferenza, che gli permette di comprendere i sofferenti, di portare il fardello delle colpe altrui e di espiarle”: "Gesù è il Servo del Signore: la sua vita e la sua morte, interamente nella forma del servizio, sono state causa della nostra salvezza e della riconciliazione dell’umanità con Dio".

 

Quanto diverso il pensiero degli uomini e degli stessi discepoli: Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù addirittura di sedergli a destra e a sinistra nel suo Regno futuro. Gesù allora dà un primo “scossone” alle convinzioni dei discepoli. Con l’immagine del calice, che anche loro berranno,  assicura ai due la possibilità di essere associati fino in fondo al suo destino di sofferenza, senza tuttavia garantire i posti d’onore ambiti:

"La sua risposta è un invito a seguirlo sulla via dell’amore e del servizio, respingendo la tentazione mondana di voler primeggiare e comandare sugli altri. Di fronte a gente che briga per ottenere il potere e il successo, per farsi vedere, di fronte a gente che cerca che gli siano riconosciuti i propri meriti, i propri lavori,  i discepoli sono chiamati a fare il contrario".

 

Gesù rovescia il pensare comune indicando “il servizio quale stile dell’autorità nella comunità cristiana”:

"Gesù ci invita a cambiare mentalità e passare dalla bramosia del potere alla gioia di scomparire e servire; a sradicare l’istinto del dominio sugli altri ed esercitare la virtù dell’umiltà".

E offre se stesso come ideale a cui riferirsi. Nella tradizione biblica il Figlio dell’uomo è colui che riceve da Dio «potere, gloria e regno», ma Gesù riempie di nuovo senso questa immagine…

"... e precisa che Egli ha il potere in quanto servo, la gloria in quanto capace di abbassamento, l’autorità regale in quanto disponibile al totale dono della vita. È infatti con la sua passione e morte che Egli conquista l’ultimo posto, raggiunge il massimo di grandezza proprio nel servizio, e ne fa dono alla sua Chiesa".

 

C’è dunque incompatibilità, afferma il Papa, tra un modo di concepire il potere secondo criteri mondani e l’umile servizio che dovrebbe caratterizzare l’autorità secondo l’esempio di Gesù:

"Incompatibilità tra ambizioni, arrivismi e sequela di Cristo; incompatibilità tra onori, successo, fama, trionfi terreni e la logica di Cristo crocifisso. C’è invece compatibilità tra Gesù “esperto nel patire” e la nostra sofferenza".

Lo ricorda la Lettera agli Ebrei: Gesù esercita essenzialmente un sacerdozio di misericordia e di compassione:

"Egli ha fatto l’esperienza diretta delle nostre difficoltà, conosce dall’interno la nostra condizione umana; il non aver sperimentato il peccato non gli impedisce di capire i peccatori. La sua gloria non è quella dell’ambizione o della sete di dominio, ma è la gloria di amare gli uomini, assumere e condividere la loro debolezza e offrire loro la grazia che risana".

 

Ognuno di noi, in quanto battezzato, afferma il Papa, partecipa al sacerdozio di Cristo e diventa canale “del suo amore, della sua compassione, specialmente verso quanti sono nel dolore, nell’angoscia, nello scoraggiamento e nella solitudine”. I nuovi Santi ne sono esempio luminoso: San Vincenzo Grossi parroco zelante, sempre attento ai bisogni della sua gente, Santa Maria dell’Immacolata Concezione dedita al servizio in particolare dei figli dei poveri e degli ammalati, i coniugi Martin che hanno saputo costruire giorno per giorno la loro famiglia come luogo pieno di fede e di amore,  ci spronano, conclude Francesco, “ a perseverare sulla strada del servizio gioioso ai fratelli, confidando nell’aiuto di Dio e nella materna protezione di Maria. Dal cielo ora veglino su di noi e ci sostengano con la loro potente intercessione”.

 

Dopo l'omelia, tra le intenzioni di preghiera in varie lingue, si è pregato in cinese per i cristiani perseguitati, perché “uniti al calice della passione del Signore, siano forti e perseveranti nella tribolazione e il loro sacrificio giovi alla salvezza dell’umanità”.

 

 

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