Alla perseveranza di Beppino Englaro nell'invocare una struttura sanitaria che possa accogliere la figlia per farla morire, si aggiungono giorno dopo giorno proposte e iniziative per salvarla. C'è chi ha suggerito che sia adottata dalla suore mirsericordine che già da anni si prendono cura di lei...
del 25 novembre 2008
Alla perseveranza di Beppino Englaro nell’invocare una struttura sanitaria che possa accogliere la figlia per farla morire, si aggiungono giorno dopo giorno proposte e iniziative per salvarla. C’è chi ha suggerito che sia adottata dalla suore mirsericordine che già da anni si prendono cura di lei – e che invocano di poter continuare a farlo senza pretendere nient’altro – e chi, come le 34 associazioni che riuniscono pazienti con patologie simili a quella di Eluana, ha deciso di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo. In ogni caso, la vicenda giudiziaria è ormai giunta ad una svolta decisiva: il ricorso da parte della Procura di Milano contro il provvedimento dei giudici di Milano è stato dichiarato inammissibile dalle Sezioni unite della Cassazione il 13 novembre. Un ultimo, clamoroso, colpo di coda, assestato al termine di un iter giudiziario che non lasciava presagire nulla di buono.
La Procura aveva rilevato nel provvedimento dei magistrati milanesi una carenza istruttoria in merito alla situazione di irreversibilità della ragazza: “In atti – si affermava nel ricorso - vi è solamente un documento, prodotto dalla parte ricorrente, relativo alla situazione sanitaria di Eluana: la relazione in data 02.02.2002 a firma del prof. C.A. Defanti rilasciata all'esito del ricovero della giovane presso l'Ospedale Niguarda di Milano”. Solo una perizia di parte, peraltro risalente a parecchi anni fa, a fronte di un’indicazione della Cassazione che chiedeva alla Corte d’Appello di verificare che lo stato di irreversibilità di Eluana fosse provato secondo un “rigoroso accertamento clinico”. Il ricorso rilevava giustamente che “si è preso atto dell'esistenza di opinioni minoritarie più o meno scettiche sulla possibilità di effettuare attendibili valutazioni prognostiche di irreversibilità, senza tuttavia spiegarsi la ragione per cui tali opinioni sarebbero da scartare senza neppure essere vagliate”.
Motivazioni ragionevoli e di evidente rilevanza anche per i non addetti ai lavori, che tuttavia non sono neppure state considerate dalla Suprema Corte. Gli Ermellini, non sono, infatti, neppure entrati nel merito della vicenda, dichiarando inammissibile il ricorso della Procura milanese.
Ora il padre di Eluana cerca una struttura sanitaria disposta ad eseguire il decreto, nel quale si enunciano anche alcune “modalità attuative”, prescrivendo, paradossalmente, che la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione dovrà avvenire “in hospice o altro luogo di ricovero confacente”, attuando tutti quegli accorgimenti tali “da garantire un adeguato e dignitoso accudimento accompagnatorio della persona (ad es. anche con l'umidificazione frequente delle mucose, somministrazione di sostanze idonee ad eliminare l'eventuale disagio da carenza di liquidi, cura dell'igiene del corpo e dell'abbigliamento, ecc.) durante il periodo in cui la sua vita si prolungherà dopo la sospensione del trattamento”.
Nella girandola di dichiarazioni su quale struttura possa accettare di eseguire il decreto si inserisce quella del sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella che ha subito chiarito che “non c’e’ nessun obbligo né da parte dei medici né delle strutture pubbliche”. Dal canto suo, il sottosegretario del medesimo dicastero, Francesca Martini, ha precisato che “il ruolo dell’Servizio sanitario nazionale è quello di offrire al paziente cure commisurate ai suoi bisogni”. E sarebbe proprio il governo, secondo l’autorevole parere del presidente emerito della Consulta, Piero Alberto Capotosti, l’unico ad avere qualche margine d’azione in questa intricata vicenda, potendo emanare un decreto legge che dichiari l’obbligo per tutte le strutture sanitarie pubbliche e private di astenersi dal praticare il distacco dei sondini per l’alimentazione artificiale in attesa di una legge.
 
Ilaria Nava
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