In occasione della festività di San Francesco e della visita del Papa ad Assisi, riportiamo un interessante articolo di "Avvenire" sulla città del Santo.
Ci sono molte strade che conducono ad Assisi, ma una sola permette di raggiungerla davvero. La conoscono i suoi figli per amore e per scelta, quelli che da Assisi sono venuti e ad Assisi sono arrivati. Passa, la strada, attraverso chi la incomincia e la continua, e neppure coloro che, come me, ci sono nati o a lungo vissuti sono sicuri di impararla e ricordarla per sempre, presi dalla vita di ogni giorno, distratti dalle corse che portano lontano dalla verità della piccola e grande «città a Dio fedele» che è posta sopra il colle e continua a eleggere anime assetate e affamate di giustizia e di bellezza direttamente al cielo.
La verità di Assisi è che Assisi stessa è cammino, e conosce tutte le direzioni e tutte le sorprese, ogni fatica e ogni allegria. Assisi è itinerario asciutto e quotidiano di gente del proprio tempo eppure e ancor di più è il passo minore ed esaltante di Francesco e di Chiara, e di una moltitudine che nei secoli al povero Frate e alla povera Dama si è fatta compagna, con il saio e senza il saio, dai più diversi luoghi partendo e ai più diversi luoghi riconsegnandosi e ovunque questa santa e luminosa patria umbra ripetendo persino nei nomi.
Sì, Assisi è cammino. È il cerchio stupefacente delle sue albe che, nella pietra rosa cavata al Subasio, a ogni tramonto esattamente si ricominciano su case e chiese e cintati orti. È l’imperfetta simmetria della corona che la cinge di nebbie invernali, di caligini estive, di emozionanti chiarità primaverili (perché il tempo proprio di Assisi è la primavera). Assisi è la perfetta letizia della “ruina” per sempre sperimentata e per sempre riparata, nel nome di Cristo. Perché qui, da quel giorno, a San Damiano, la voce creatrice e ricostruttrice del Crocifisso non ha più cessato di chiamare, di scomodare e di avvincere. E poco importa, in fondo, se il prezzo dell’opera richiesta e della pienezza cercata sia una vita tutta intera oppure solo le intermittenze felici che anche nei giorni più amari e disillusi continuano ad accendere le nostre esistenze di uomini e di donne: dolci e imperiose pagine di Vangelo, povertà scelte per amore, preghiere semplici, benedizioni senza fine, il bacio a chi non è amato né accettato, parole e mani offerte all’amico e al nemico, l’irrefrenabile e intonata gioia della lode all’Altissimo e alla fraterna meraviglia del Creato...
Sì, Assisi è cammino. E nei giorni di chi lo compie, proprio come nel paesaggio d’Umbria, sale dal piano e viene attraverso il monte, scorre lieve a mezza costa e precipita dall’alto. A volte, anche, si ferma e si fa pura preghiera: sosta incomprensibile ai frenetici cercatori di successo, sereno e scandaloso carcerarsi dal mondo, autoimposto esilio che pare destinato non finire mai, e che invece mai s’è davvero iniziato, secondo la misura di Dio.
Ci sono molte strade che conducono ad Assisi, ma è dentro di sé che ognuno trova la propria. Sino a comprendere che ad Assisi non si arriva, si torna.
Marco Tarquinio
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