Avvento, tempo d'attesa

Avvento significa “Venuta”, e venuta è precisamente una costante e una dimensione fondamentale tanto nella storia del popolo di Israele come nel popolo cristiano.

Avvento, tempo d’attesa

da Teologo Borèl

del 29 novembre 2008

Avvento significa “Venuta”, e venuta è precisamente una costante e una dimensione fondamentale tanto nella storia del popolo di Israele come nel popolo cristiano.

Il popolo di Israele attese per molti secoli la venuta di un Salvatore, il Messia promesso, l’Unigenito di Yahvé. Lo annunciarono i Profeti; e la speranza della sua venuta segna tutta la vita e la storia di Israele. Alla luce di questa speranza, Israele intravvede un anticipo dei tempi messianici con epoche di pace e di prosperità, trova motivi per mettersi sulla via di un buon cammino, e la speranza messianica dona al popolo forza per resistere nella tribolazione e nell’esilio.

 

I cristiani celebrano nella Natività la venuta del nostro Salvatore Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, nato dalla Vergine Maria.

Nelle prossime quattro domeniche e queattro settimane tutto nella Chiesa: celebrazioni, preghiere, simboli, persino nelle attività pastorali delle parrocchie e delle comunità cristiane, tutto parlerà della venuta del Signore e inviterà a preparare cristianamente la celbrazione della Natività.

 

Al tempo stesso il clima spirituale dell’Avvento, mentre sarà preparazione a celebrare la memoria della prima venuta del Salvatore nella carne or son venti secoli fa, siamo tutti invitati a vivere la prospettiva della seconda venuta del Signore quando egli “verrà a giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine”.    

Allora il Giudice verrà nella gloria assiso alla destra del Padre per stabilire la definitiva giustizia.

E poiché non conosciamo “né il giorno né l’ora” di questa sua venuta, è necessario che siamo sempre pronti. Estote parati!

Il tempo di Avvento ci sollecita a essere vigilanti poiché quando verrà il giorno del Signore, noi siamo ben disposti l’ultimo e definitivo incontro.

 

In questa tensione feconda tra l’avvenimento di ciò che già è accaduto e che ci prepariamo a celebrare nella Natività e quello dell’ultima venuta del Signore che attendiamo nella speranza, se sviluppa la vita del ogni cristiano.

Al tempo stesso e allo stesso modo che noi ci prepariamo a celebrare la festa del Signore che è venuto, ci disponiamo “nell’attesa della beata speranza” ad accogliere il Signore che verrà.

 

Essendo anche la sua ultima venuta - come la prima - dono di Dio, grazia e salvezza, lungi dal temerla, noi la attendiamo nella consolazione e nella gioia. “Alzate il capo, dice il Signore, la vostra salvezza è vicina”.

Il credente celebra la Natività con la stessa gioia con la quale attende l’ultima venuta del Signore.

In definitiva, la vita cristiana che trascorre tra la celebrazione della Natività e l’attesa “che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo” consiste nella partecipazione dei frutti della sua prima venuta ed è anticipo della beatitudine definitiva che ci donerà nella sua seconda e ultima venuta.

 

L’Avvento sia preparazione impegnata e seria alla celebrazione della prossima Natività del Signore camminando nella sua luce finché Egli torni.

Ascoltiamo e mettiamo in pratica la parola di Isaia profeta: “appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura” (Is 40 4-5).

 

mons. Tommaso Stenico

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