Benedetto XVI ha dato alcune tracce da seguire per le prossime 4 settimane utili anche a chi pensa di non aver bisogno della fede.
del 05 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 
          A scuotere gli animi e rendere quest’inizio di Avvento 2011 interessante anche per chi non va a Messa, ci ha pensato Benedetto XVI con le riflessioni degli ultimi giorni. Se è vero che non ha celebrato quest’anno i Vespri della Prima domenica di Avvento, come aveva iniziato a fare dal primo anno del suo pontificato inaugurando una nuova tradizione, (qualcuno dice perché la nuova direzione della Cappella Sistina non sa contenere i tempi e “stanca” il Papa) è anche vero che Benedetto XVI ha dato alcune tracce da seguire per le prossime 4 settimane utili anche a chi pensa di non aver bisogno della fede.
          Cominciamo dal mistero del male e della sofferenza. Ne ha parlato agli operatori della pastorale sanitaria. Un “mistero del dolore” che “sembra offuscare il volto di Dio, rendendolo quasi un estraneo o, addirittura, additandolo quale responsabile del soffrire umano, ma gli occhi della fede sono capaci di guardare in profondità questo mistero. Dio si è incarnato, si è fatto vicino all’uomo, anche nelle sue situazioni più difficili; non ha eliminato la sofferenza, ma nel Crocifisso risorto, nel Figlio di Dio che ha patito fino alla morte e alla morte di croce, Egli rivela che il suo amore scende anche nell’abisso più profondo dell’uomo per dargli speranza.” Se il volto di Dio si svela, anche la sua presenza nel mondo diventa evidente. Eppure questo è uno dei temi più difficili da affrontare per gli uomini del nostro tempo.
          Allora, dice Papa Benedetto ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, “non dovremmo mai stancarci di riproporre tale domanda, di 'ricominciare da Dio', per ridare all’uomo la totalità delle sue dimensioni, la sua piena dignità. Infatti, una mentalità che è andata diffondendosi nel nostro tempo, rinunciando a ogni riferimento al trascendente, si è dimostrata incapace di comprendere e preservare l’umano. La diffusione di questa mentalità ha generato la crisi che viviamo oggi, che è crisi di significato e di valori, prima che crisi economica e sociale. L’uomo che cerca di esistere soltanto positivisticamente, nel calcolabile e nel misurabile, alla fine rimane soffocato. In questo quadro, la questione di Dio è, in un certo senso, «la questione delle questioni». Essa ci riporta alle domande di fondo dell’uomo, alle aspirazioni di verità, di felicità e di libertà insite nel suo cuore, che cercano una realizzazione. L’uomo che risveglia in sé la domanda su Dio si apre alla speranza, ad una speranza affidabile, per cui vale la pena di affrontare la fatica del cammino nel presente.”
          Ma è anche vero, dice Benedetto ai vescovi degli Stati Uniti, che “gli ostacoli alla fede e alla pratica cristiane posti da una cultura secolarizzata influenzano negativamente anche la vita dei credenti, portando a volte a quel “leggero attrito” da parte della Chiesa che avete sollevato con me durante la mia visita pastorale. Immersi in questa cultura, i credenti sono quotidianamente turbati dalle obiezioni, dalle questioni inquietanti e dal cinismo di una società che sembra aver perso le proprie radici, da un mondo in cui l’amore di Dio è divenuto freddo in così tanti cuori. L’evangelizzazione, quindi, appare non solo come un compito da intraprendere ad extra. Noi stessi siamo i primi ad avere bisogno di rievangelizzazione.”
          Perché non seguire allora la strada indicata da un grande santo, Francesco di Assisi: amare il Creato e con esso il Creatore. Ai ragazzi riuniti dall’ Associazione Sorella Natura il Papa dice che “la Chiesa, considerando con apprezzamento le più importanti ricerche e scoperte scientifiche, non ha mai smesso di ricordare che rispettando l’impronta del Creatore in tutto il creato, si comprende meglio la nostra vera e profonda identità umana...Se infatti, nel suo lavoro, l’uomo dimentica di essere collaboratore di Dio, può fare violenza al creato e provocare danni che hanno sempre conseguenze negative anche sull’uomo, come vediamo, purtroppo, in varie occasioni. Oggi più che mai ci appare chiaro che il rispetto per l’ambiente non può dimenticare il riconoscimento del valore della persona umana e della sua inviolabilità, in ogni fase della vita e in ogni condizione. Il rispetto per l’essere umano e il rispetto per la natura sono un tutt’uno, ma entrambi possono crescere ed avere la loro giusta misura se rispettiamo nella creatura umana e nella natura il Creatore e la sua creazione.”
          La notizia c’è, e interessa il Creato, Dio e la voglia, ricorda Benedetto XVI all’ Angelus della Prima domenica di Avvento, di “ogni pianticella pensante, l’uomo, dotata di libertà e responsabilità, per cui ognuno di noi sarà chiamato a rendere conto di come ha vissuto, di come ha utilizzato le proprie capacità: se le ha tenute per sé o le ha fatte fruttare anche per il bene dei fratelli.”
Angela Ambrogetti
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