Ascoltando le canzoni di Baby Gang si può percepire il grido di rabbia e di dolore di fronte a una vita ingiusta e severa.
Il rapper BABY GANG
Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e a criticare senza misericordia
Articolo di Michele Reolon
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«Per mascherare la loro insufficienza e dissimulare la loro pigrizia invocano i mali dei tempi. È una formula naturalmente, subito, come tale, immediatamente falsa. Non ci sono affatto mali dei tempi. Ci sono i mali dei chierici. Tutti i tempi appartengono a Dio. Tutti i chierici purtroppo non gli appartengono». Sostituiamo la parola chierici con ‘cristiani in generale’ e il dramma di questa affermazione di Peguy risulta comunque molto vero.
Si sente spesso, infatti, nei ‘nostri’ ambienti di sagrestia, catechismo, lezioni di religione o seminari, lamentele e brontolii sulla nostra epoca e sulle nuove generazioni che la abitano. E lo sappiamo fare spietatamente. Ma non c’è spazio per la grazia in questi ragionamenti! Men che meno per la carità cristiana…
Durante un incontro parrocchiale, ho assistito a una lunga e calda critica sui cantanti che ascoltano i nostri ragazzi e hanno appena condannato il rapper Baby Gang a 6 anni di carcere per un fattaccio avvenuto l’anno scorso. Questi artisti che si atteggiano da criminali hanno addosso una dura etichetta cucita da noi cristiani! Li accusiamo di avvelenare i nostri figli e di rovinare la società1. Eppure i nostri giovani vengono su ascoltando anche questa musica… dovremo farci come minimo qualche riflessione sopra.
Ho avuto la fortuna di ascoltare un intervento di don Claudio Burgio, un sacerdote milanese della comunità Kayros che si è preso cura tanti di questi ragazzi “difficili”, i quali hanno poi trovato la loro strada nella musica. Sentendo don Claudio parlare in un certo modo di Zaccaria (il vero nome di Baby Gang), ho iniziato a cambiare sguardo. Il mio giudizio senza misericordia ha iniziato a vedere quel giovane per quello che è: un ragazzo con una storia difficile alle spalle. E che sta cercando di barcamenarsi nel mondo... Mi sono vergognato e commosso allo stesso tempo. E mi sono detto: dov’è finita quella sana pratica cristiana di continuare perennemente a convertirci per guardare il mondo con gli occhi di Dio? Come guarderebbe Dio questi suoi figli? Attenzione. Non voglio di certo sposare azioni che sono sbagliate in sé e dire: va tutto bene. È possibile però distillare un’istruzione preziosa per noi, addetti ai lavori della fede e dell’educazione. E ci sembra che Baby Gang possa insegnarci qualcosa.
Ci riempiamo spesso la bocca delle frasi di Papa Francesco o di don Bosco, senza soffermarci veramente sulla bellezza del loro significato. Parliamo dei poveri, degli ultimi… Ma alcuni nostri ambienti presumono che i ragazzi ‘difficili’ siano difficili in un certo modo: una povertà umana secondo le mie categorie! Il tema dell’accoglienza indiscriminata di Dio per i suoi figli rimane una credenza sdolcinata... Ma se Dio ci guardasse come noi guardiamo questi ragazzi, saremmo spacciati! Per fortuna Dio non è come noi (Dio perdona, ma la strada no2 canta Baby). Fa piovere su giusti e ingiusti… E sa il numero dei capelli di ognuno dei suoi cuccioli: anche dei più scapestrati! Il banchetto del Padre ha cambiato volto: non si va più ai crocicchi delle strade o dietro le siepi a chiamare invitati, ma si vendono prevendite solo a chi può permetterselo. Imbracciamo le armi di Dio, dimenticando che la miglior difesa di Dio non è l’attacco, ma l’amore. E Dio solo sa quanto dobbiamo convertirci a riguardo.
Ascoltando le canzoni di Baby Gang si può percepire il grido di rabbia e di dolore di fronte a una vita ingiusta e severa (Un giorno sperava che ‘sta vita sarebbe cambiata3). Le sue scelte successive sono state una sbagliata e disperata reazione... Perfino il suo uscire e rientrare continuamente dal carcere ci dice molto sul dramma di una vita che non riesce a venire a capo di se stessa. Ma qui sta il punto di conversione. Non è una vita posta come bersaglio alla nostra frustrazione pastorale o di fede: anzi. È un grido da accogliere, perché smuova la nostra vita cristiana, troppo spesso addormentata o accomodata. Don Bosco lo aveva capito, per davvero:
Per prima cosa egli prese a condurmi nelle carceri, dove imparai tosto a conoscere quanto sia grande la malizia e la miseria degli uomini. Vedere turbe di giovanetti, sull’età dei 12 ai 18 anni; tutti sani, robusti, d’ingegno svegliato; ma vederli là inoperosi, rosicchiati dagli insetti (…) fu cosa che mi fece inorridire. (…) Fu in quelle occasioni che mi accorsi come parecchi erano ricondotti in quel sito perché abbandonati a se stessi. «Chi sa, diceva tra me, se questi giovanetti avessero fuori un amico, che si prendesse cura di loro» (Memorie dell’Oratorio).
Che spettacolo! La risposta di don Bosco ai suoi “Baby Gang” non è brontolio o invocazione dei mali dei tempi, ma lo sguardo di quel Signore che ha compassione delle folle. Non erano tanto diversi i suoi ragazzi difficili dai nostri… Noi dovremmo essere esperti della dedizione di Dio per gli ultimi: professionisti della cura incondizionata per l’altro chiunque esso sia (il prossimo!). Eppure vediamo ragazzi martoriati dalla vita e li lasciamo stramazzare a terra, tra i loro drammi (arriverà mai un buon Samaritano?!)… Ma Dio non sta chiuso nei circoli cristiani o nelle sagrestie: è un cliente abituale della mensa dei peccatori. E si autoinvita. Da quando abbiamo trasformato questa immagine cristallina dell’amore divino in un amore selettivo? Rialleniamoci tutti a guardare gli altri ricordando come siamo guardati noi da Dio. E perdoneremo 70 volte sette, se serve, purché l’altro sbatta il naso contro l’amore di quel Dio che non vuole che neppure uno dei suoi vada perduto. «Il voler bene non fa sistema con l’essere bene» (Sequeri). È l’equazione divina. Voler bene a qualcuno significa accoglierlo così com’è. Anche se non ci sembra ‘fatto bene’ (o come lo vorrei io)… Allora avrà ragione don Claudio: non esistono ragazzi cattivi. Esistono cattiverie da cui ci si può liberare, se come Chiesa ricordiamo che abbiamo ricevuto il potere di sciogliere i pesi del cuore: in terra, come in cielo.
Che cos'hai in mente?
Quando mi dici la cosa giusta, io sbaglio sempre
Dimmi che resti anche se da me non si vede il cielo
Rimango solo, lampioni spenti4.
Dio resta. Rimarrà anche un cristiano? O vogliamo andarcene anche noi? Chissà se ci sarà qualcuno disposto a portare un bicchiere d’acqua di cura e comprensione a questi ragazzi. Accogliendo ed educando. Mostrando la bruttezza del peccato e la bellezza della virtù (frase salesiana ingiustamente bistrattata!).
Non so dire ti amo
Non me l'hanno
Insegnato, l'ho
Imparato da solo
Ma non ha funzionato5.
Eppure si può vivere diversamente. E tutti possono (e dovrebbero) essere amati. E noi cristiani lo sappiamo bene. Perché anche noi siamo stati salvati. Infatti, sono i malati che hanno bisogno del medico: quanto ancora faremo aspettare in sala d’attesa questi poveri ragazzi?
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1 «Come mai? Come mai? Come mai? Sono sempre io a finire nei guai?» (Come mai, feat. Emis Killa).
2 Napoletano.
3 Cella 4.
4 Restare, feat. Lazza.
5 Treni, feat. Il Ghost.
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