Chi l'avrebbe mai detto che il primo miracolo di Gesù sarebbe stato trasformare l'acqua in vino? Ci saremmo aspettati una guarigione o la moltiplicazione dei pani per gli affamati... Don Bosco è il santo della gioia e un educatore che ha fatto della gioia uno dei punti cardini del suo sistema educativo.
Abbiamo la possibilità in questa domenica di fare un’operazione tutta particolare: mettere insieme le letture dell'Eucarestia e il ricordo di don Bosco. Ce lo permette il fatto che siamo nel mese di gennaio chiamato anche mese salesiano perché, oltre a don Bosco, si ricordano altri santi a lui legati come San Francesco di Sales, da cui don Bosco ha preso il nome per fondare i salesiani, e Laura Vicuña, una giovane ragazza cilena che, cresciuta alla scuola di don Bosco, è stata testimone di un Dio presente in un faticoso quotidiano. Le letture di oggi sono proprio adatte a sottolineare alcuni aspetti della figura del santo dei giovani.
Il profeta Isaia annuncia che Israele non sarà più una terra abbandonata e devastata bensì un luogo di gioia, uno spazio in cui Dio stesso troverà la sua delizia. È la promessa che Dio fa al suo popolo, una promessa di gioia e di riscatto, di senso e di significato, ma è anche la promessa che don Bosco ha fatto alla gioventù. Quella terra fatta di giovani che don Bosco ha incontrato agli inizi della sua missione era una terra sfregiata, povera, sofferente. Don Bosco iniziò la sua missione nelle carceri che allora come oggi sono un luogo in cui l’umanità non trova spazio e in cui i sogni di riscatto e redenzione sono destinati a morire. Ascoltando il grido di quei giovani Don Bosco decise di fare a tutti i costi qualcosa per loro. Era proprio un santo perché i santi sono coloro che non possono star fermi, che non possono stare a guadare la partita della storia stando in panchina e che vogliono cambiare il mondo per fare in modo che il paradiso cominci già ora.
“Per amore di Sion non tacerò”, così dice il profeta Isaia dando voce a Dio. Con gli occhi e il cuore di don Bosco questa parola di Dio potremmo ridirla così: “Per amore dei giovani non tacerò“. E così don Bosco non ha taciuto, non ha detto “non tocca a me”: ha cercato sempre incessantemente fino alla morte il bene dei giovani. I giovani sono la terra santa di don Bosco, sono la promessa di Dio per l’umanità, sono coloro con cui non solo costruire il futuro ma impiantare l’eternità. Oggi molti dicono che i giovani sono una terra abbandonata e devastata, e altri dicono che i giovani sono deboli e con poche risorse. Non è vero! È un’idea che va combattuta! Non esiste terra abbandonata se qualcuno se ne prende cura!
Don Bosco ci insegna che i giovani sono il grembo della speranza, sono coloro che con le loro domande possono riempire di senso il mondo, sono una forza perché credono nei sogni e perché amano il rischio. Don Bosco è diventato grande perché ha sognato tanto da giovane e durante tutta la sua vita! E soprattutto ha sognato in grande per i suoi giovani.
Il segreto di don Bosco?! Semplice! È un uomo che ha dava fiducia a chi incontrava, è un santo che sapeva proporre mete alte e che indicava il cielo, è un educatore che ti faceva sentire irripetibile e amato in modo unico. Don Bosco oggi ti direbbe: «Che tu sia bambino, ragazzo, giovane o adulto tu sei degno di stima, sei prezioso, sei unico! Non temere, non aver paura: Dio non ti abbandona, e se anche tu dovessi abbandonarlo, Lui non ti abbandonerà. Non temere: non sei una terra abbandonata al suo destino di morte ma una terra promessa che molti vogliono abitare. Scava dentro di te e trova quel desiderio di gioia che ti abita, quella voglia di amare e di essere amato che tanto desideri. In te ci sono ricchezze straordinarie, capacità di sogno… In te c’è un pezzo di Paradiso! Proprio così: un pezzo di Paradiso!! Non credere ai falsi profeti che ti dicono che non sei capace o che non vali: Dio respira in te e tu sei il soffio di Dio».
La seconda lettura ci dice che ci sono tanti carismi, tanti doni e che la Chiesa diventa tale quando questi carismi sono concertati tra di loro. I doni sono i più svariati ma tutti sono manifestazione dello Spirito ovvero rivelazione dello spettacolo che è Dio. Don Bosco ha avuto un carisma tutto particolare: la predilezione per i giovani, soprattutto i più poveri e i più abbandonati. Faceva anche miracoli, come quello della moltiplicazione delle castagne, ed annunciava profezie, ma il dono più bello è stata la sua passione per le anime. Il motto di don Bosco era “Da mihi animas, coetera tolle” ovvero “Dammi le anime e prenditi tutto il resto”. A Giovanni Bosco stavano a cuore le anime dei giovani. Sapeva che la cosa più importante che abbiamo è l’anima e che senza l’anima non ci può essere eternità. Chi non cura la propria anima è destinato alla morte, chi la coltiva è destinato alla vita. L’anima è il tuo pezzo di paradiso: prenditene cura, non trascurarla. Abbi cura della tua anima, nutrila con la carità e la capacità di perdono, con la Confessione e con l’Eucarestia, affidala alla Madonna. L’anima è la tua spina dorsale: ti fa stare in piedi!
Una affermazione per tutte fa capire quanta passione il santo dei giovani aveva per le anime: era solito dire che per la salvezza di un suo giovane era disposto a strisciare la lingua da Valdocco fino al santuario di Superga. Ebbene… sono più di undici chilometri! Il carisma è quel dono che tu hai per costruire oggi la Chiesa, il tuo carisma è il tuo modo di vivere e di annunciare Gesù. Non tenere per te i doni che Dio ti ha fatto: “chi non riesce a donare un po’ di se stesso, dona sempre troppo poco” (Benedetto XVI, 9.01.2013) .
Il Vangelo delle nozze di Cana è davvero straordinario. Chi l’avrebbe mai detto che il primo miracolo di Gesù sarebbe stato trasformare l’acqua in vino? Ci saremmo aspettati una guarigione o la moltiplicazione dei pani per gli affamati. Eppure il primo miracolo riguarda qualcosa che apparentemente non era necessario. Il vero miracolo non è tanto la trasformazione dell’acqua in vino quanto il fatto che Gesù vuole che la gioia non venga meno. Il nostro è il Dio della gioia! E se pensiamo che le anfore erano 6 e che contenevano dagli 80 ai 120 litri (una media di 100 litri ad anfora), il vino ottenuto con il miracolo erano ben 600 litri! Ma non ne bastavano meno?! Probabilmente una sola anfora era più che sufficiente dato che la festa volgeva al termine! Questo sta a dire quanto a Dio sta a cuore la gioia, la nostra gioia, una gioia che ci vuol donare in eccesso!
Don Bosco è il santo della gioia e un educatore che ha fatto della gioia uno dei punti cardini del suo sistema educativo. Don Bosco, da lucido educatore cristiano, fece della gioia un elemento costitutivo del suo sistema educativo, inscindibile dallo studio, dal lavoro e dalla pietà. É il frutto per eccellenza della pedagogia salesiana a tal punto che l’allegria è fatta coincidere con la santità. Don Bosco sapeva che i giovani tendono naturalmente all’allegria e che hanno bisogno di divertimenti e giochi, ma per lui la vera gioia c’è soltanto in colui nel quale vive Dio: non ci può essere gioia vera lontano da Dio perché il nostro Dio è la sorgente della gioia. “Dio sa che l’aspirazione alla gioia è impressa nell’intimo dell’essere umano. Al di là delle soddisfazioni immediate e passeggere, il nostro cuore cerca la gioia profonda, piena e duratura, che possa dare «sapore» all’esistenza” (BENEDETTO XVI, Messaggio GMG 2012). E ciò vale soprattutto per i giovani i quali cercano la gioia piuttosto che il piacere: piacere e gioia non sono sinonimi. Il mondo moderno offre molti piaceri ma poca gioia. Il piacere è per sé stessi, la gioia invece è frutto di un dono.
Vivere l’anno della fede significa riscoprire la gioia di credere. Siamo fatti per la gioia e solo un apostolo che vive nella gioia è credibile. Don Bosco l’aveva capito bene e condiva tutte le cose con l’allegria. Per lui il Vangelo è gioia, la fede è gioia, la vita cristiana è vera se porta alla gioia. La tua stessa vocazione è vera se porta alla gioia profonda che non significa necessariamente facilità di vivere. La gioia, quella cristiana, quella salesiana, è una gioia che si alimenta con il sacrificio, talvolta arduo, accolto col sorriso sulle labbra… come cosa del tutto normale, senza atteggiamenti di vittima o di eroe. Insomma… il Signore ci vuole dare ben 600 litri di gioia! Tanta, troppa… ma la gioia è come l’amore e la misura della gioia è gioire senza misura!
Ora non ci resta che rimboccarci le maniche e fare come don Bosco. I santi non vanno tanto ammirati quanto imitati. In questa festa anche noi come don Bosco dovremmo fare una promessa a Dio. Don Bosco scoprì che la sua vita non gli apparteneva più e che doveva essere un dono per i giovani e così fece loro questa promessa che poi è una promessa a Dio: “Cari Giovani, vi prometto che fino all’ultimo respiro, la mia vita sarà per voi”.
E tu, oggi, che promessa vuoi fare a Dio?
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