La formazione dei sacerdoti è una delle preoccupazioni che Jorge Bergoglio ha sempre espresso, come arcivescovo e superiore della Compagnia di Gesù. "Quando ero seminarista mi colpì una ragazza che avevo conosciuto al matrimonio di uno zio. Rimasi sorpreso dalla sua bellezza..."
La formazione dei sacerdoti è una delle preoccupazioni che Jorge Bergoglio ha sempre espresso, come arcivescovo e superiore della Compagnia di Gesù. Sul tema ha avuto una conversazione con il rabbino Abraham Skorka, rettore del Seminario Rabbinico Latinoamericano, raccolta nel libro “Sobre el cielo y la tierra” Pubblichiamo un passo di quel dialogo, in cui Bergoglio rivela il segreto per vivere felicemente il celibato. Bergoglio: Quando ero seminarista mi colpì una ragazza che avevo conosciuto al matrimonio di uno zio. Rimasi sorpreso dalla sua bellezza, dalla sua luce intellettuale... e restai confuso un bel po', mi girava la testa. Quando tornai in seminario dopo il matrimonio non riuscii a pregare per un'intera settimana perché quando mi disponevo a farlo nella mia testa appariva l'immagine della ragazza. Dovetti ripensare a cosa facevo. Ero ancora libero perché ero seminarista, potevo tornarmene a casa e addio a tutto. Dovetti ripensare alla mia scelta. Scelsi di nuovo – o mi lasciai scegliere di nuovo – il cammino religioso. Sarebbe anormale se non accadessero cose del genere. Quando accadono, bisogna ricollocarsi. Bisogna vedere se si torna a fare la stessa scelta o si dice: “No, questa cosa che sto provando è molto bella, ho paura di non essere in seguito fedele al mio impegno, lascio il seminario”. Quando succede una cosa del genere a un seminarista, lo aiuto ad andarsene in pace, ad essere un buon cristiano e non un cattivo sacerdote. Nella Chiesa occidentale, alla quale appartengo, i sacerdoti non possono sposarsi come nelle Chiese cattoliche bizantina, ucraina, russa o greca. In queste, i sacerdoti possono sposarsi; i vescovi no, devono essere celibi. Sono bravissimi sacerdoti. A volte dico loro che hanno una donna in casa ma non si sono resi conto del fatto che si sono presi anche una suocera. Nel cattolicesimo occidentale, il tema viene affrontato sotto la spinta di alcune organizzazioni. Per ora si mantiene salda la disciplina del celibato. C'è chi dice, con un certo pragmatismo, che stiamo perdendo “manodopera”. Se, ipoteticamente, il cattolicesimo occidentale rivedesse il tema del celibato, credo che lo farebbe per ragioni culturali (come in Oriente), non tanto come opzione universale. Per il momento sono a favore del mantenimento del celibato, con i pro e i contro che implica, perché sono dieci secoli di esperienze positive più che di errori. Ciò che accade è che dopo vengono fuori gli scandali. La tradizione ha peso e validità. I ministri cattolici hanno scelto il celibato a poco a poco. Fino al 1100 c'era chi optava per il celibato e chi no. In seguito, in Oriente si è seguita la tradizione non celibataria, come opzione personale, e in Occidente il contrario. È una questione di disciplina, non di fede. Si può cambiare. A livello personale, non mi è mai passata per la testa l'idea di sposarmi, ma ci sono altri casi. Si pensi al presidente del Paraguay Fernando Lugo, un tipo brillante. Quando era vescovo ha avuto una caduta ed ha rinunciato alla diocesi. È stato onesto in questa decisione. A volte ci sono dei sacerdoti che cadono in questo. Skorka: E qual è il suo atteggiamento? Bergoglio: Se uno di loro viene e mi dice che ha messo incinta una donna, lo ascolto, cerco di far sì che abbia la pace e a poco a poco lo faccio rendere conto che il diritto naturale precede il suo diritto come sacerdote. Deve quindi lasciare il ministero e farsi carico di quel figlio, anche se decide di non sposarsi con quella donna, perché come quel bambino ha diritto di avere una madre, ha diritto di avere il volto di un padre. Mi impegno a occuparmi di tutti i documenti a Roma, ma deve lasciare tutto. Ora, se un sacerdote mi dice che ha una infatuazione, che ha avuto qualche caduta, lo aiuto a correggersi. Ci sono sacerdoti che si correggono e altri che non lo fanno. Alcuni, purtroppo, non lo dicono neanche al vescovo. Skorka: Che cosa significa che si correggano? Bergoglio: Che facciano penitenza, che mantengano il loro celibato. La doppia vita non ci fa bene, non mi piace, significa dare sostanza alla falsità. A volte dico loro: “Se non lo puoi sopportare, deciditi”. Skorka: Vorrei chiarire che una cosa è il sacerdote che si è innamorato di una ragazza e si confessa e un'altra molto distinta sono i casi di pedofilia. Questi vanno fermati alla radice, sono molto gravi. Fin quando due persone adulte hanno una relazione, si amano, è un'altra cosa. Bergoglio: Sì, ma devono correggersi. Che il celibato porti come conseguenza la pedofilia è escluso. Più del 70% dei casi di pedofilia avviene nel contesto familiare e di vicinato: nonni, zii, patrigni, vicini. Il problema non è collegato al celibato. Se un sacerdote è pedofilo, lo è prima di essere sacerdote. Quando ciò accade, non bisogna mai chiudere un occhio. Non si può stare in una posizione di potere e distruggere la vita a un'altra persona. Nella diocesi non mi è mai accaduto, ma una volta un vescovo mi ha telefonato per chiedermi cosa doveva fare in una situazione di questo tipo e gli ho detto di togliere all'interessato le licenze, di non permettergli di esercitare più il sacerdozio e di avviare un giudizio canonico presso il tribunale corrispondente a quella diocesi. Per me è questo l'atteggiamento da assumere, non credo nelle posizioni che affermano di sostenere un certo spirito corporativo per evitare di danneggiare l'immagine dell'istituzione. Credo che negli Stati Uniti qualche volta si sia proposta questa soluzione: cambiare i sacerdoti. È una sciocchezza perché in quel modo il sacerdote porta il suo problema con sé. La reazione corporativa porta a questa conseguenza, per questo non sono d'accordo con soluzioni simili. Di recente in Irlanda sono saltati fuori casi ventennali, e il papa attuale ha detto chiaramente: “Tolleranza zero con questo crimine”. Ammiro il coraggio e la rettitudine di Benedetto XVI al riguardo.
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