Blasfemo e arte sacra

Usare la scusa della libertà d'espressione per mettere alla berlina la fede cattolica, la sua storia, i suoi simboli, i cristiani stessi, non è una novità. Ciò che più colpisce e fa rabbrividire, non è tanto il moltiplicarsi di tali biechi “capolavori”, ma l'affermarsi di una sorta di tacita accettazione. In ambiti insospettabili.

Blasfemo e arte sacra

da Quaderni Cannibali

 

Blasfemo è "bello" e nessuno protesta…

Con la scusa della libertà creativa, si giustifica tutto. Una lunga serie di sconcezze fatte passare per capolavori.

Un disegno gravemente offensivo sul beato Wojtyla, pubblicato su un giornale italiano. E un quadro altrettanto becero, anzi blasfemo, sul crocifisso, ospitato in una galleria della città francese Avignone. Ma guai a protestare. Si tratta di satira, di arte: c’è di mezzo la libertà creativa, quindi va bene così. Non importa se si offende i sentimenti di milioni di cattolici. È accaduto in Italia e in Francia, ma la musica non cambia. Ormai in Occidente lo sport preferito dai laicisti – relativisti – nichilisti è oltraggiare i cristiani. Che devono subire senza aprir bocca, altrimenti sono etichettati come integralisti, fondamentalisti, bacchettoni, eredi dell’inquisizione.

Il “capolavoro” esposto ad Avignone

Oltralpe, presso la Collezione Lambert del Museo d’Arte Moderna di Avignone – la città dei Papi – è stata esposta un’”opera” dell’americano Andres Serrano, una fotografia intitolata Immersion Piss Christ, che raffigura (scusate l’esplicita crudezza del linguaggio) un crocifisso in plastica immerso in un bicchiere pieno d’urine dell’artista. Anche in questo caso, in risposta alla ferma protesta di tanti fedeli e associazioni cattoliche, gli organizzatori si sono appellati alla libertà artistica, che non tollera censure anche quando diventano licenza di offendere. Spiegazione che non è bastata a quattro robusti giovanotti, di un movimento politico di estrema destra, che hanno preso a martellate il “capolavoro” in questione. Naturalmente suscitando reazioni sdegnate in tutta la Francia giacobina e anticlericale.

La rana crocifissa di Bolzano

Usare la scusa della libertà d’espressione per mettere alla berlina la fede cattolica, la sua storia, i suoi simboli, i cristiani stessi, a cominciare dal Papa, non è una novità. Così, un po’ alla rinfusa, gli esempi sarebbero tanti, ricordiamo la rockstar Madonna che nell’agosto 2006, nei suoi concerti, si faceva issare su una gigantesca croce; o la rana crocifissa esposta nel 2008 al Museo d’arte moderna di Bolzano, parto della mente tedesca Martin Kippenberger (1953 – 1997). Ma c’è anche, in tema di crocifissione, la scultura di Maurizio Cattelan che rappresenta una donna crocifissa con la schiena rivolta verso il pubblico, all’interno di una cassa di legno. Dello stesso Cattelan, una delle firme più quotate ma anche più controverse del gotha artistico, è La nona ora, la sua opera scandalo più celebre: una scultura in cera e tessuto raffigura un Papa Wojtyla steso a terra, colpito da meteoriti e circondato da vetri infranti. L’opera, del 1999, fu venduta all’asta due anni dopo per una cifra oggi equivalente a un milione di euro.

Gesù che fuma e beve

Altri esempi edificanti: un Cristo crocifisso con il volto di Topolino, esposto in un centro commerciale di Pechino; l’immagine di Gesù pubblicata in India su un libro di testo per le scuole elementari, in cui il Figlio di Dio ha una sigaretta in una mano e una bottiglia di birra nell’altra; la scultura dell’australiano Luke Sullivan che rappresenta la Vergine Maria con indosso un burqa arabo che le nascondeva il volto e parte del corpo; il quadro dell’austriaco Alfred Hrdlicka (1928 – 2009) intitolato Ultima cena di Leonardo, che non è nient’altro che “un’orgia omosessuale”, a detta dello stesso autore; infine la dissacrante produzione del siciliano Giuseppe Veneziano, in cui spicca la Madonna del Terzo Reich, con Maria che tiene in braccio un Gesù Bambino con le fattezze di Hitler. Non c’è male, come campione di sconcezze, ma è meglio fermarsi qui.

Chiese e musei compiacenti

Ciò che più colpisce e fa rabbrividire, non è tanto il moltiplicarsi di tali biechi “capolavori”, ma l’affermarsi di una sorta di tacita accettazione. In ambiti insospettabili. Stupisce che la donna crocifissa di Cattelan sia stata esposta dal 1° giugno al 10 agosto 2008 all’esterno della chiesa cattolica di Sankt Martin a Stommelen, nei pressi di Colonia, in Germania, e che l’Ultima Cena in stile gay di Alfred Hrdlicka sia stata ospitata, sia pure per pochi giorni – prima di essere rimossa – nella mostra Religione, carne e potere, allestita nel Museo della cattedrale di Vienna, nella primavera 2008. La cosa più sconcertante è che l’opera blasfema di Andrei Serrano, il crocifisso immerso nell’urina, definito giustamente “immondizia” dall’arcivescovo di Avignone, Jean – Pierre Cattenoz, sia stato invece difeso da altri due vescovi francesi, di cui è preferibile tacere il nome per carità cristiana. La “cristianofobia” avanza anche così, facendo breccia nella nostra tiepidezza.

Vincenzo Sansonetti

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