Bro ti prego cristiano no

Una riflessione sul coming out cattolico di thasup, Davide Mattei

Tempo fa sul secondo canale Instagram di thasup, yungest moonstar, è esplosa una piccola e interessante polemica. Infatti, il cantante ha postato una storia nella quale sta leggendo un brano del Vangelo di Giovanni. In quest'ultimo anno, Davide Mattei (il suo vero nome), è stato ricoverato più volte, e per più tempo, in ospedale a causa di problemi di ansia e di attacchi di panico. Ciò che lo ha aiutato a salvarsi e a rimanere aggrappato alla vita, oltre alla sua musica, è stato il ravvicinamento alla fede cattolica. Riportiamo il bel testo per intero:

"So che molti di voi sono giovani o pieni di idee che nascono dal male che hanno fatto alcune chiese cattoliche. Anch'io mi sono allontanato quando percepivo che la massa tendeva a non credere in Lui, noi siamo lontani dal mondo cattolico, tutto quello che ha costruito  l'uomo sopra a me non interessa. Io un anno fa ero ricoverato a pensare che non ci sarebbe stato molto da fare per me. ma raga quello che mi è successo in un anno non vedo l'ora di raccontarvelo, io sto bene davvero ora, nessuno si spiega come".

L'affermazione molto bella è stata accompagnato da un messaggio di un fan (presumo sia un fan): bro ti prego cristiano no. Il mittente del messaggio, pensando di fare solo una battuta, provoca in realtà Davide: se dobbiamo parlare seriamente di cristianesimo e religione – dice lui - penso ci voglia poco a smontare tutti i costrutti sociali creati dalla chiesa e dalla religione in generale.
La questione non è di poco conto... Cristianesimo, religione, salvezza, costrutti sociali, chiesa... Si fa fatica a districarsi qui dentro al giorno d'oggi. Ma l'affermazione bro ti prego cristiano no deve rimbombare nella nostra testa e nel nostro cuore. Ringraziamo Davide per la sua concreta e vissuta esperienza: il tocco di Dio è imprevedibile a volte. Ma ribalta i cuori di chi si lascia toccare.
Ci lasciamo istruire da questo piccolo episodio, distillandone una provocazione utile per “casa nostra", che ci possa aiutare a vivere la fede e a viverla a fianco di chi non crede.
Il "dissing" su Instragram mi ha ricordato una storiella riportata da Kierkegaard in una sua opera.

La storiella è interessante. Narra come un circo viaggiante in Danimarca fosse un giorno caduto in preda ad un incendio. Ancora mentre da esso si levavano le fiamme, il direttore mandò il clown già abbigliato per la recita a chiamare aiuto nel villaggio vicino, oltretutto anche perché c'era pericolo che il fuoco, propagandosi attraverso i campi da poco mietuti e quindi aridi, s'appiccasse anche al villaggio. Il clown corse affannato al villaggio, supplicando i paesani ad accorrere al circo in fiamme, per dare una mano a spegnere l'incendio. Ma essi presero le grida del pagliaccio unicamente per un astutissimo trucco del mestiere, tendente ad attrarre la più gran quantità possibile di gente alla rappresentazione; per cui lo applaudivano, ridendo sino alle lacrime. Il povero clown aveva più voglia di piangere che di ridere; e tentava inutilmente di scongiurare gli uomini ad andare, spiegando loro che non si trattava affatto d'una finzione, d'un trucco, bensì d'una amara realtà, giacché il circo stava bruciando per davvero. Il suo pianto non faceva altro che intensificare le risate: si trovava che egli recitava la sua parte in maniera stupenda... La commedia continuò così, finché il fuoco s'appiccò realmente al villaggio, ed ogni aiuto giunse troppo tardi: sicché villaggio e circo andarono entrambi distrutti dalle fiamme. (Kierkegaard)

La narrazione è cruda e severa. Ma altrettanto semplice nella sua ruvidezza: il cristiano 'vero' è un “pagliaccio”. Questa è la verità. Per quello che dice e per quello che fa è un “buffone”. Da qui non si può scappare. Eppure il cristiano sa che porta sulle sue spalle salvezza. Egli sa che dal suo annuncio dipende la vita del villaggio del mondo... Il messaggio è (letteralmente) di vitale importanza, ma il mezzo con cui viene portato acquista più importanza e va a inficiarne il contenuto salvifico. Nessuno crede a una “buffonata” del genere... Ci viene immediatamente spontaneo poter dire: "ma togliti il trucco e sei a posto!". È l'eterna tentazione del cristianesimo: togliersi il trucco. Poter pensare di levarsi qualche straccio per rendere efficace il messaggio che porta. Non è così semplice. E non è nemmeno possibile... Gesù non si è tolto la maschera. Gesù è rimasto un “buffone” fino alla fine. In definitiva, infatti, il cristianesimo non è un semplice messaggio che puoi ritoccare a tuo piacimento: è l'incontro con una Persona. Una Persona tutta intera, non a pezzi! Per questo il cristiano non può e non deve togliersi il trucco. Anche a costo di "far ridere"?
Si, anche a quel costo. Faceva parte del pacchetto completo datoci da Gesù stesso: vi mando come pecore in mezzo ai lupi (Mt 10, 16). Quindi il Suo discepolo dovrà sempre trovarsi di fronte a questa sfida: quando si annuncia la salvezza di Gesù ci ascolteranno in un altro momento, come i greci dell'Areopago con san Paolo (cfr. Atti 17, 16–34). Thasup ce lo ha ricordato anche al giorno d’oggi... E in tante altre parti del mondo accade.
Tutto questo non deve sorprenderci. È la “clownerie” della Croce: scandalo per chi crede e stupidaggine per chi non crede. Eppure tutto si concentra lì. La Croce è la salvezza dall'incendio della disperazione. La vita nasce proprio toccando quella "buffonata" della pasqua di Gesù. Si certo... fa sorridere tutto questo. Eppure, guardando alla situazione del nostro mondo simile a quella del villaggio del racconto di Kierkegaard, ci passa la voglia di ridere... A questo punto, thasup ci ricorda alcuni gangli vitali della religione, subendone lui stesso le conseguenze... La religione, che uno voglia o non voglia, tocca tutte le dimensioni della vita. La vita è permeata di religiosità (bro ti prego cristiano no). Lì, infatti, si concentra il senso della vita: che uno creda o non creda, c'è sempre una dimensione sacra nella nostra  esistenza. Il sacro è saldato al mistero della nostra origine e della nostra destinazione, e di conseguenza poi si rovescia su tutto ciò che compone la nostra vita: come promessa o come smentita di tale inizio e di tale fine.
Sacro vuol dire consacrare qualcosa e sacrificare qualcosa. Da sempre e per sempre è e sarà così. Perfino il giovane che scrive a thasup manda tali messaggi in base alla sua religiosità e sacralità. Ci sono cose della mia vita che io consacro tenacemente; e ci sono cose della mia vita che io sacrifico (a malincuore o meno). Qualcosa per cui vivere e qualcosa per cui morire.

Il sacro dei giorni d'oggi sta facendo disastri... Quante vittime sull'altare del narcisismo! Quante scorpacciate di consacrazioni per la pancia sempre vuota del nostro io! Le morti non si contano... Stanno circolando ‘verità sacre’ da far accapponare la pelle, che silenziosamente ci stanno distruggendo dall'interno. Per questo deridiamo o insultiamo le religioni, affermandone la stupidità: perché in fondo abbiamo paura di ciò che si nasconde all'ombra di qualsiasi "sacro". “Ognuno crede in quello che vuole” si dice… ma è un falso terreno neutro, ancora più religioso e ancora più pericoloso. Perché alla fine il mio 'essere al mondo' e il mio 'andare da qualche parte' sono spine fastidiose che pungono continuamente la mia vita. Ma che aspetto hanno? Come sono? Disperanti? Promettenti?

Il cristiano si inserisce qui. La storia di Gesù ha giudicato tutti i possibili padreterni che cercano di usurpare ingiustamente il trono  dell'esistenza. Gesù rimane fedele alla sua testimonianza su Dio, fino alla morte. In nome di Dio non si sacrifica nessuno e non si attua violenza nei confronti di nessuno. L'unico che ci rimette è proprio Gesù stesso. Questa è una regola che noi cristiani dovremmo ripassare per bene: è necessario testimoniare Dio, non sostituirsi a Lui. E il Dio di Gesù è il Dio della cura incondizionata per l'uomo. E questo 'trucco' non può essere tolto. Pur di non cavarselo Gesù muore in croce, sotto le risate e gli insulti di tutti. Gesù difende perfino i suoi avversari giustificandoli (Padre perdonali…). Nel momento decisivo, non mette in pericolo di vita nemmeno i suoi: Lasciate che questi se ne vadano! L'abbà-Dio mette in campo un economia del sangue: l'unico sangue che deve essere sparso è il Suo. Perché l'amore vero ragiona così... per rimanere fedele a se stesso, non fa vittime e non fa guerra. Nemmeno in nome del ‘bene’. Si lascia colpire perché altri possano vivere. E in questo colpo disinnesca la violenza e la distrugge dall'interno. Questo è lo scandalo della Croce. Essa è inerme. Ridicola. Perché la giustizia di Dio non è come la nostra (per fortuna).

Chiediamoci allora se quando ci diciamo cristiani o attacchiamo il cristianesimo, ci stiamo interfacciando con il centro della questione: Gesù. Ci vuole poco a buttare giù i costrutti sociali della Chiesa, è vero... ma non puoi buttare giù Gesù. È Lui stesso che si lascia buttare giù, perché solo così è possibile ammirare il vero volto di Dio: dedizione assoluta. È la Sua onnipotenza. Non narcisismo delirante, desideroso di potere... Quando ci aggrappiamo a comandamenti, leggi, strutture sociali, errori, a prescindere da Lui stiamo già mancando il bersaglio. Prima viene la manifestazione di Dio, del Dio di Gesù, e poi il comandamento che ne custodisce l'oggettività. Se incontri solo il comandamento o quello che ne deriva, puoi perdere la manifestazione di Dio, come i farisei. Il terreno di dialogo allora non sarà  principalmente sulle questioni mainstream della Chiesa (che ormai sanno di puntate già viste...). Il dialogo dovrà essere piuttosto sul nucleo incandescente della questione: a quale sacro stai offrendo la tua vita? Ne va della vita di tutti. In questa congiuntura il cristiano deve testimoniare. E testimoniare con la sua vita. E lo deve fare non con ottimi ragionamenti o sottili sillogismi... Dio non lo devi dimostrare: lo devi amare. Perché Dio Lo si conosce solo amandoLo. Dio vuole essere amato, non subìto (P. Sequeri). Domandiamoci se come cristiani testimoniamo una verità del genere, o ci arrocchiamo in ridicoli partiti di "destra" e di "sinistra", preoccupati maggiormente di idee fascinose e pericolose... dimenticando Gesù. Quel Gesù che le idee ambigue su Dio le ha fatte esplodere.
Allora con Davide ci schiereremo in questa "guerra" (come l’ha chiamata lui), che sarà tutta particolare.

Il mio apostolato dev'essere quello della bontà. Vedendomi, si deve dire: "Poiché quest'uomo è così buono, la sua religione deve essere buona". Se mi si chiede perché io sono mite e buono, devo dire: "Perché sono servo di uno assai più buono di me. Se sapeste quanto è buono il mio padrone Gesù!". Vorrei essere abbastanza buono, perché si dica: "Se tale è il servo, com'è dunque il padrone? Farmi tutto a tutti: ridere con quelli che ridono, piangere con quelli che piangono per condurli tutti a Gesù. Mettermi con condiscendenza alla portata di tutti, per attirarli a lui" (san Charles de Foucauld)

Rimbocchiamoci le maniche. Non ci saranno ragioni da dimostrare: la nostra vita, sulla forma di quella di Gesù, avrà ragione. E com'è la vita di Dio? Dedizione senza condizioni per la vita dell'altro. Noi non convinciamo... Non facciamo proseliti... Vogliamo essere professionisti e appassionati di Dio, per mettere al riparo tutti i Suoi figli. Nella vita di tutti i giorni. Per tutte le pecore smarrite e quelli pestati dai briganti ci dovrà sempre essere un buon pastore e un buon samaritano. Guai se anche solo uno di quei piccoli dovesse andare perduto! Pure chi è nemico e chi non sa quello che fa... tutti dovranno essere raggiunti dalla tenerezza di Dio!
Buona testimonianza caro Davide: a te e a tutti noi! Bro ti prego cristiano sì!

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