Quarto giorno dell'Ottavario - Mons. Balma pontifica alla messa solenne - Offerta di un mendicante - Un cuore d'argento per grazia ricevuta - Altra guarigione - Mons. Rota scrive a Don Bosco di non poter venire alle feste per essere giunto a Guastalla l'eretico Gavazzi col fine di predicare - Il Vescovo di Saluzzo pontifica i vespri: predica il Vescovo di Mondovì - Quinto giorno dell'Ottavario - Arrivo nell'Oratorio dei capi di famiglia di Mornese e racconto delle grazie ad essi concesse da Maria Ausiliatrice - Mons. Gastaldi celebra la messa Pontificale - Rappresentazione nel teatro per gli alunni - Il Vescovo di Mondovì pontifica ai Vespri: Mons. Gastaldi fa il discorso - Impressioni provate da una nobile dama - Don Bosco distribuisce le medaglie commemorative: nomi di benefattori ai quali furono date: ringraziamenti del Card. Antonucci - Sesto giorno dell'Ottavario - Celebra la messa solenne Mons. Galletti, ed essendo stipata la chiesa, il Vescovo di Mondovì sale in pulpito - Cause dello straordinario concorso - Alcune relazioni di grazie ottenute - Ai Vespri pontifica Mons. Galletti: recita il sermone Mons. Gastaldi - Esercizi ginnastici nel cortile.
del 07 dicembre 2006
 Il venerdì 12 giugno, 4° giorno dell'Ottavario, essendo feriale, vi fu più calma e le funzioni poterono farsi con maggior regolarità. Il Vescovo di Mondovì, all'ora solita, fece la comunione generale, prima
di cui pronunciò un tenero sermoncino, dimostrando la grande consolazione che debbono provare i cristiani, quando insieme si raccolgono a ricevere il divin Corpo del Signore.
La Messa solenne fu cantata pontificalmente da Mons. Balma, assistito dai parroci della città, rappresentati dal Teol. Cav. Gattino curato di Borgo Dora; dal Cav. Teol. Ponzati, curato di S. Agostino; dal Teol. Bruno, curato dei SS. Martiri; dal Padre Carpignano, curato e superiore di S. Filippo; e dal Teol. Trucchi, curato della SS. Annunziata.
Questo giorno fu pure memorabile per molti fatti particolari che noi andremo brevemente esponendo. Fra gli altri àvvi quello di un mendico. Venne egli in chiesa, si accostò ai SS. Sacramenti assistendo alle altre sacre funzioni; ma mostravasi assai angustiato per non essere in grado di portare anch'egli qualche offerta da impiegarsi a favore della nuova chiesa. Il Signore gl'inspira un mezzo, egli l'accetta. Esce di chiesa, va di casa in casa accattando limosina, e riesce a raccogliere dieci soldi. Ritorna alla chiesa, prega, e poi tutto commosso va in sacrestia dicendo.
 - Ho raggranellati questi dieci soldi che costituiscono tutte le mie sostanze. Li dò tutti a benefizio di questa chiesa; non posso fare di più, ma ritorno subito in chiesa a pregare Iddio che inspiri altri a fare offerte maggiori.
Pochi istanti dopo giunse, una signora portando un cuore d'argento.
 - Ho premesso, diceva, questo cuore d'argento a Maria Ausiliatrice se otteneva la grazia, e l'ho ottenuta pienamente.
 - E qual fu la grazia?
 - Poco tempo fa caddi in una via della città, ed una carrozza attraversandomi sfracellommi le gambe e le coscie. I medici ebbero molta cura di me; ma dopo alcune settimane furono unanimi nel dirmi che attesa la mia età di settantasei anni non potevano più assicurarmi la guarigione. “ Che non vi sia più alcun rimedio? ” dissi al Dottore. “L'unico rimedio sarebbe un miracolo del Signore ”, rispose. Allora io mi raccomandai con fede a Maria Ausiliatrice, feci una novena ed in breve rimasi perfettamente guarita; perciò la Madonna ha veramente operato un miracolo. Ora io cammino liberamente, e con gratitudine compio la mia obbligazione. Chi vuol sapere il mio nome lo guardi dietro al cuore che .offro; Anna Caniparo, di anni 76.
A mezzogiorno Mons. Pietro Rota, che doveva arrivare per prender parte alle sacre funzioni, telegrafava a Don Bosco:
“ L'eretico Gavazzi è giunto in Guastalla per predicare l'empietà; perciò la mia partenza è sospesa; fate preghiera a Maria Ausiliatrice che ci liberi da questo malanno ”.
A questa notizia si fecero pubbliche preghiere nella nuova chiesa e la santa Vergine le ascoltò. Gavazzi si provò a predicare, ma non poté Sfidò il Vescovo ed altri a disputa, che l'accettarono. Egli però, temendo di fare un fiasco pubblicamente, andò in cerca di pretesti per poterla rifiutare. Il pubblico ne fu sdegnato, ed il famigerato Gavazzi dovette con somma fretta allontanarsi da quella città, senza che si dovessero deplorare le tristi conseguenze e i gravi danni da lui cagionati in altri paesi. Così confermavasi col fatto quanto la Chiesa Cattolica canta in ossequio alla S. Vergine: Cunctas haereses sola interemisti in universo mundo!
Nel dopo pranzo per variare la ricreazione dei giovani vi fu la rottura delle pignatte, colme di dolciumi, e gli alunni di rettorica andarono a visitare il Museo di Storia Naturale, quello Egiziano e quello dell'Armi Antiche.
Fra i molti che in questo giorno vennero a ringraziare la S. Vergine per benefizi ricevuti fu pure un certo Giovanni Pinelli di Avigliana.
 - Mio figlio, egli disse, venne assalito da una tosse così ostinata che sembrava minacciargli la vita. Dopo alcuni mesi i medici lo qualificarono come preso ai polmoni e perciò avviato a una vera etisia. Privo di speranza nell'arte umana, feci ricorso a colei che ogni giorno chiamiamo Aiuto dei Cristiani, e ad esempio di alcuni miei patrioti feci una novena con qualche promessa. La novena non era ancor terminata e il mio figlio era guarito. Si noti di più che egli pativa eziandio altri incomodi nella sanità, i quali tutti scomparvero nel corso della ben avventurata novena.
Alle 6 di sera Mons. Lorenzo Gastaldi pontificò ai vespri e alla benedizione, mentre il Vescovo di Mondovì con apposito ragionamento parlò dei grandi tesori che si contengono nella Chiesa di Gesù Cristo, e degli strepitosi miracoli che continuamente si operano. “Nella chiesa cattolica, egli disse, sono rinnovati in un modo assai più perfetto e sublime i miracoli da Dio operati nei più celebri luoghi dell'antico e nuovo Testamento, come sono il Paradiso terrestre, l'Arca di Noè, i Tempio di Salomone e tutta la Palestina, specialmente ai tempi del Salvatore. Ma che sono mai queste maraviglie paragonate con quelle che noi vediamo ogni giorno operarsi nella Chiesa di Gesù Cristo e specialmente nell'amministrazione dei SS. Sacramenti? ”Conchiudeva animando il fedele cristiano a conservarsi coraggiosamente, a costo di qualunque sacrifizio, nel grembo di questa salita Madre Chiesa finchè vivrà sulla terra, come unico mezzo per assicurarsi la somma felicità preparata in Cielo.
Le funzioni del sabato 13 giugno, quinto giorno dell'Ottavario, furono cominciate dal Vescovo di Mondovì. Egli celebrò la S. Messa per la Comunione generale, prima di cui nel sermoncino prese a dimostrare come gli uomini abbiano un mezzo efficacissimo per placare Dio coll'offerta di Gesù in Sacramento. “ Il Cuore di Gesù, egli diceva, è assai più accetto all'Eterno Padre, che il cuore di tutti gli uomini messi insieme. Questa offerta è così grande che l'Eterno Padre non potrebbe richiederne una maggiore ”. Svolse questi pensieri coll'autorità dei libri sacri e de' santi Padri, con similitudini e con esempi analoghi.
Nella mattinata erano giunti da Mornese quaranta capi di famiglia con alla testa il Sindaco e D. Domenico Pestarino, che rappresentava il parroco, venuti quali delegati a portare i comuni ossequii e ringraziamenti a Maria per i benefizi da Lei ricevuti. La loro comparsa destò non poca maraviglia nell'Oratorio. Alcuni avevano in capo un berretto rosso ed alto: altri un cappello a larghe falde; altri erano in brachette e farsetti e in altri abiti all'antica; e tutti cortesi e garbati.
Si presentarono a Don Bosco; e Don Pestarino si fece interprete del pensiero di tutti e in presenza di rispettabili ed autorevoli personaggi tenne questo discorso:
“ Non vi rechi maraviglia, o signori, il vedere qua raccolti questi rappresentanti del popolo di Mornese. Se non ne fossero stati impediti dai lavori campestri forse sarebbero venuti tutti. Essi adunque fanno le veci di quanti rimasero alle loro case. Scopo nostro è di ringraziare la S. Vergine Ausiliatrice dei benefizi ricevuti. Maria per noi è un gran nome; ascoltate. Due anni or sono molti giovani del nostro paese dovendo andare alla guerra, si posero tutti sotto la protezione della S. Vergine mettendosi per di più in collo la medaglia di Maria Ausiliatrice. Andarono, affrontarono coraggiosamente ogni sorta di pericoli, ma niuno rimase vittima di quel flagello del Signore. Inoltre ne' paesi vicini fe' strage la grandine, la siccità ed il cholera morbus, e noi ne fummo affatto risparmiati. Benedetti dal Signore e protetti dalla Santa Vergine l'anno scorso abbiamo avuto abbondanti vendemmie, quali da molti anni non si erano più vedute. In quest'anno poi avvenne cosa che pare incredibile a quegli stessi che ne furono testimoni. Una grandine densa e grossa cadde su tutto il nostro territorio, e noi ci pensavamo che il raccolto fosse totalmente distrutto. In tutte le case, da tutte le bocche si invocava il nome di Maria Ausiliatrice; ma continuando la grandine oltre a quindici minuti imbiancò il terreno come fa la neve quando cade lungamente nella stagione invernale.
” A caso trovaronsi là alcuni forastieri e al mirare la costernazione che appariva a tutti in volto: - Andate, dicevano con malignità, andate da Maria Ausiliatrice che vi restituisca quanto ha portato via la grandime. - Non parlate così, loro rispose uno con senno: Maria ci aiutò l'anno scorso, e perciò le siamo riconoscenti; se quest'anno continua i suoi favori avrà un motivo di più alla nostra gratitudine. Ma se Dio ci trovasse degni di castigo, noi diremo col santo Giobbe: Dio ha dato, Dio ha tolto, sia sempre benedetto il suo santo nome. ”. Mentre facevansi tali discorsi, sulla pubblica piazza, appena cessata la grandine, giunse uno dei principali possidenti del paese tutto ansante e gridante ad alta voce:
 - Amici e fratelli, non affannatevi, la grandine coprì le nostre terre, ma non fece alcun danno. Venite e andiamo a vedere quanto sia grande la bontà del Signore. - Immaginatevi con quale premura ognuno corse a vedere i suoi campi, i suoi prati, le sue vigne che racchiudevano i tesori e le risorse di ciascuna famiglia. Ognuno trovò vero quanto l'amico aveva - riferito, sicchè in tutto il paese ogni bocca esaltava il nome della S. Vergine Aiuto dei Cristiani... ”
 - Io stesso, interruppe uno il buon prete, io stesso, in un mio campo, ho veduto la grandine intorno alle piante di meliga che faceva una specie di riva; ma le piante non avevano sofferto alcun guasto.
“ È voce comune, continuò a dire il prelodato sacerdote, che la grandine non solo non abbia fatto alcun male alle campagne, ma anzi abbia fatto del bene; perciocchè ci liberò dalla siccità che minacciava le nostre terre. Dopo tanti segni di benedizione, forsechè vi sarà un mornesino che non cerchi di professare la più sentita riconoscenza a Maria? Finchè noi vivremo, conserveremo cara memoria di tanti favori, e ci tornerà sempre della più grande consolazione ogni volta che potremo venire in questa chiesa a portare l'obolo della riconoscenza e innalzare una preghiera di gratitudine alla divina bontà.”
Que' divoti ambasciatori compierono la loro missione in maniera del tutto edificante. Si accostarono al S. Sacramento della Confessione e alla Comunione, e presero parte a tutte le pratiche religiose che si compirono sabato, domenica e lunedì fino a mezzogiorno. In quell'ora si raccolsero tutti insieme, e lasciando nell'Oratorio un luminoso esempio di religiosa e buona educazione, coll'allegria nel cuore e col riso sulle labbra, ritornarono in seno alle loro famiglie.
Alle 10 Mons. Gastaldi celebrava la S. Messa pontificalmente coll'assistenza del canonico None curato del Corpus Dontini, del Teol. Cav. Peirani curato della Gran Madre di Pio, del Teol. Arpino curato dei SS. Pietro e Paolo, del Teol. Lotteri, curato di S. Maria di Piazza, e del sacerdote Giovanni Bonetti direttore del Piccolo Seminario di Mirabello che suppliva il Curato di S. Teresa.
Dopo la ricreazione del mezzogiorno vi fu teatro con gran piacere degli alunni. Si recitò la commedia Il borsaiuolo e vi furono canti e declamazioni di amene poesie piemontesi tra un atto e l'altro.
Alle 6 di sera Mons. Vescovo di Mondovì pontificava ai Vespri e Mons. Gastaldi tenne il sacro ragionamento. Egli cominciò ad esprimere la sua meraviglia nel mirare la novella chiesa innalzata alla Gran Madre di Dio, dove prima eravi uno sterile gerbido. Quindi si fece a raccontare in breve la storia degli Oratori festivi e della casa di Valdocco, che egli vide nascere e crescere sotto agli occhi suoi. Svolgendo poi lo scopo degli Oratori e della casa annessa, parlò della necessità di dare educazione religiosa alla gioventù, educazione che si può soltanto avere nella Chiesa Cattolica. Infine incoraggiava i collaboratori a perseverare nelle loro opere, ed animava la straordinaria folla degli uditori a sostenere e promuovere questa istituzione che loro avrebbe procacciato la benedizione di Dio e la riconoscenza degli uomini. Si compieva la giornata colla benedizione del SS. Sacramento compartita, solennemente dal Vescovo di Mondovì.
Intanto que' signori, che dopo aver assistito a qualche giorno delle feste erano tornati alle loro città, non rinvenivano dallo stupore per ciò che avevano visto e per le cortesie di Don Bosco. Da Milano veniva recapitata al Cav. Oreglia la seguente lettera:
 
 
Milano 13 giugno 1868.
 
Preg.mo Cavaliere,
 
Appena giunta in Milano sento il dovere di dirigerle due righe per ringraziarlo mille volte, tanto Lei che il M. R. Don Bosco, per tutta la loro bontà e premura a mio riguardo.
L'assicuro che conserverò sempre la più grata memoria dei bei giorni passati costì in questa bella occasione dell'apertura del magnifico tempio dedicato a Maria SS. Ausiliatrice. Anzi Ella mi farebbe somma grazia, se potesse mandarmi per mezzo di D. Paolo Brambilla latore di questa mia, una qualche medaglia commemorativa di detta festa, portante la data dell'apertura e la facciata della Chiesa, chè mi accorsi oggi che le medaglie favoritemi ieri da Don Bosco non sono di queste, ma semplicemente della Madonna. Le accludo L. 2 per la celebrazione di una messa secondo l'intenzione di mio figlio che si raccomanda particolarmente alle loro orazioni e a quelle di D. Bosco. Ciò che faccio di nuovo io pure per me e per tutta la mia famiglia secondo le nostre intenzioni.
Presenti i più rispettosi doveri a Don Bosco al quale offro di nuovo in qualunque circostanza e in qualunque cosa i miei servigi, felice se potessi tornargli di qualche utilità.
 
Contessa TERESA DAL - VERME
nata BOLOGNINI.
 
La medaglia commemorativa della grande solennità misurava più di cinque centimetri di diametro. Da una parte aveva l'immagine di Maria Ausiliatrice colla scritta: “ Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis - Aug. Taurin. An. MDCCCLXVIII; ” dall'altra, egregiamente ritratto, recava il prospetto del nuovo tempio. Già prima Don Bosco aveva detto a Don Albera:
 - Conieremo una medaglia commemorativa per la consacrazione del Santuario, e penso di scrivervi sopra: Totum nos Deus habere voluit per Mariam!
Abbiamo una lista, scritta dallo stesso D. Bosco, di coloro cui donò o mandò detta medaglia. I nomi sono forse in ordine di consegna o d'invio.
Can. Bermudi Vie. G. Fossano - Can. Oreglia - Donna Cristina Pittatore - Damigella Celebrini - Contessa Camburzano - Ab. Bernardi, Pinerolo - D. Bourlot e suoi compagni, Finestrelle Rettore del Seminario di Novara - Monsignor Vescovo di Novara Vescovo di Casale - Contessa Callori - Mons. Gastaldi - Mons. Galletti - Mons. Ghilardi - Mons. Rota - Mons. Balma - Dam. Prato - Dam. Vallauri Teresa - Don Vallauri Pietro - Duchessa Melzi - Sardi - Duca Scotti - Melzi - Duca Tomaso Scotti - Conte Gio. Melzi - Contessa Dalverme Teresa - Bianchi Ghinsalvi Principessa Viano - Principessa Aldobrandini - Cardinale Consolini - Mons. Roncetti - Com. Angelini - Mons. Cretoni - Card. Berardi - Card. Bernabò - Marchesa Baviera - P. Ab. degli Antoniani Pardini - Mons. Ricci - P. Passeri - Tancioni frat. Rett. Propag. - Mons. Anivitti Direttore del giornale La Vergine - Avanzini Don Pietro - Card. Antonucci Ancona - Mons. Asinari Arciv. - Card. Amat - Contessa Antonelli Folchi - Signori Aicardi fratelli Principessa Borghese - Principe e Principessa Barberini - Mons. Bartolini - Mons. Badia - Signora Busiri - Bertinelli avvocato - Canonico Bertinelli - Card. Bofondi - Card. Bizzarri - Card. Borromeo - Card. Billio - Contessa Connestabile - Marchesa Cavalletti - Baronessa Cappelletti - Card. Clarelli - Mons. Carones - Mons. Colombo - Centi Droghiere - Mons. De Merode - Card. Di Pietro - Contessa De Maistre - Duchessa Sora - Contessa Folchi Cavalletti - Signora Fattori - Mons. Frateiacci - Mons. Folicaldi - Suor Galeffi - Card. Guidi - Mons. Greol - Delveata Cav. G. Ughi - Signora Lunati - Sig. Focardi Cav. - Contessa Melingen - Marchesa Marini - Mons. Herby - Conte Macchi Card. Milesi - Monastero Filippine - Monastero Trinità dei Monti - Monastero S. Rufina - Suor G. Vitelleschi - Mons. Negrotto Principessa Orsini - Principessa Odescalchi - Marchese Patrizi Giovanni - Mons. Pacca - Card. Roberti - D. Roggeri - Principe Ruspoli - Principe Falconieri - Duca Salviati - Mons. Svegliati - Card. Sacconi - Contessa Vinci - Marchesa Vitelleschi Maria - Marchesa Vitelleschi Clotilde - Mons. Vitelleschi Salvatore - Signora Mercurelli Rosa - Padre Mercurelli Domenicano - Padre generale dei Domenicani.
 
Abbiamo una risposta alla lettera e al dono di Don Bosco:
 
Carissimo Don Bosco,
 
La ringrazio di vero cuore per la medaglia, che si è compiaciuta inviarmi con il suo foglio del 16 corrente, commemorativa della nuova chiesa che la nostra Madre Maria Ausiliatrice ha fatto quasi miracolosamente fabbricare a suo onore, mediante il di Lei vero zelo per la maggior gloria di Dio. Il prospetto che ne presenta la medaglia è molto bello, e l'interno sarà certamente migliore; e se le circostanze dei tempi e le mie particolari lo permettessero, vi farei volentieri una visita.
Mi raccomando alle sue fervide orazioni, e mi creda sempre con sincera stima ed attaccamento,
Di Lei, carissimo Don Bosco,
 
Ancona, 27 agosto 1868,
Aff.mo di vero cuore
A. B. Card. ANTONUCCI Arc. V.°
 
 
Il sesto giorno dell'Ottavario, domenica 14 giugno, appena aperta, la chiesa rimase piena di fedeli. Alle 6 Mons. Ghilardi cominciò la sua messa, tra cui proferì il solito sermoncino.
“ Nella S. Messa, egli disse, si offre in tutte le parti del mondo e in tutte le ore del giorno il Sangue di Gesù Cristo al Divin Padre, Sangue che solo vale a mitigarne il giusto sdegno, e a compensarlo di tutte le ingiurie e di tutti gli oltraggi che recano gli uomini alla Suprema Divina Maestà ”. Conchiuse di poi animando tutti a rinnovare spesso l'intenzione di partecipare alle Messe che si celebrano in tutta la Cristianità. Infine dispensò la Santa Comunione che durò più di un'ora.
Alle 10 1/2 Mons. Galletti celebrò Messa solenne, assistito dai Rettori delle Opere Pie rappresentati dai sacerdoti Bosco Giacomo, Rettore del Monastero delle Religiose di S. Giuseppe; Teol. Fissore, Rettore dell'Opera di S. Michele, detta Maternità, Serra Giuseppe, Direttore del Monastero delle Adoratrici Perpetue; Teol. Cav. Rondo, Rettore dell'Albergo di Virtù; D. Giacomelli Giovanni, Rettore dell'Ospedaletto di S. Filomena.
Terminata la Messa, la Chiesa continuò ad essere stivata di gente più che prima. Allora il Vescovo di Mondovì montò di nuovo sul pulpito e tenue un commovente e fervoroso ragionamento.
“ Non mi meraviglio, egli cominciò a dire, che sì grande moltitudine di gente di ogni età, sesso e condizione, si trattenga in questa Chiesa, quasi che non sappia allontanarsi dalla loro Madre Maria ”. E passò a tessere la storia della grande divozione che in ogni tempo i Torinesi professarono a Maria, e come questa Madre dal suo canto corrispose con una serie non interrotta di favori spirituali e temporali. Prese quindi a parlare delle grandezze di Maria, come Madre del Divin Verbo, come Figlia dell'Eterno Padre, come Sposa dello Spirito Santo, conchiudendo che possiamo ricorrere a Lei come a madre che può e vuol concedere in abbondanza i divini tesori. Additò in fine il modo con cui i figli di Maria possono assicurarsi la continuazione dei medesimi benefizii cotanto necessari per la vita presente e per la futura.
La cagione di così straordinario concorso in una chiesa di recente consecrata al divin culto era molteplice. Le funzioni e le prediche fatte da Vescovi conosciuti e rinomati per la predicazione: il giorno festivo che permetteva alla gente operaia ed agricola di intervenirvi: la ripetizione in quel giorno della musica a piena orchestra nella Messa, dell'antifona Sancta Maria e del Tantum ergo coi cori, avevano eccitato una brama generale. Si aggiunga la voce ognor più diffusa che la Santa Vergine in una solennità così grande concedeva grazie particolari, come in realtà molti andavano raccontando. Non pochi venivano per ringraziare Dio delle grazie ricevute e per lo più procuravano di avere seco altri parenti od amici. Per queste ragioni si vedevano raccolti parecchi illustri personaggi provenienti da Torino, da Milano, da Venezia, da Bologna, da Firenze, da Roma, da Napoli e da altre città. La Chiesa rimase letteralmente stivata di gente in tutta la giornata. Vi fu un momento che gli interni non potevano più uscire e gli esterni non potevano entrare.
Non pochi fatti furono quel giorno attribuiti a grazie ricevute; ma la maggior parte erano spirituali e non furono pubblicati; altri poi si riferivano a cose temporali, e le persone, cui riguardavano, per giusti motivi desiderarono che non se ne parlasse.
Crediamo per altro opportuno di trascrivere qui alcune relazioni.
Una rispettabile persona di Chieri, degna di fede, nel fare alcune oblazioni espose lunghi racconti che noi riduciamo alle seguenti brevi espressioni.
Destefanis Vincenzo, di Chieri, da 7 mesi travagliato da forte mal d'occhi si trovava colla vista attenuata al punto che temeva di perderla, rimanendo come cieco al mattino ed alla sera. Egli andava sempre di male in peggio, quando una persona gli diede il provvido consiglio di raccomandarsi alla Madonna, sotto il titolo Auxilium Christianorum Nel tempo stesso gli vennero suggerite alcune preghiere da recitarsi ogni giorno per un dato tempo. Pieno di fiducia, di tutto cuore recitando la piccola preghiera, tosto il suo male cominciò notabilmente a diminuire, così che non era ancora terminato il giorno prefisso che egli si poteva già dire pienamente ristabilito.
Una vedova da Chieri, di nome Giuseppa Vitrotti, già da vari mesi aveva una specie di tumore in una guancia. Molti medici, dopo aver provato tutti i mezzi che seppero, dichiararono il male insanabile. Una sua nipote, Giuseppa Gastaldi, era anch'essa colpita da vari malori per tutta la persona, per cui nulla giovarono i ritrovati dell'arte umana; anzi rimanendo in letto immobile, il suo corpo per la violenza del male veniva attratto e contorto. Mentre sì l'una che l'altra già perdevano ogni speranza di guarigione, venne loro proposto di fare una novena alla Madonna venerata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. Di buon grado accolsero il consiglio e con gran fede incominciarono la novena facendo le preghiere che loro vennero indicate. Non era ancora finita la novena e la vedova si trovava guarita dal suo tumore. La nipote parimenti in detto tempo poté alzarsi da letto e camminare, trovandosi libera da' suoi mali.
Un giovanetto da Chieri era travagliato da una piaga in un braccio, che gli faceva soffrire dolori acutissimi. Il padre non sapendo più che fare, lo raccomandò a Maria Ausiliatrice, e lo condusse alla nuova chiesa. Ambedue invocarono la protezione di Colei che è proclamata la protezione dei cristiani, e il braccio infermo restò pienamente risanato. Il padre andò con gioia raccontando il fatto avvenuto a vantaggio di suo figlio, e lo raccontò come una benedizione che Dio sparse sopra tutta la famiglia.
“ Continui, scrissero a Don Bosco da Carignano, e d'ogni maniera sono oggimai le grazie ed i favori che Maria SS. Ausiliatrice concede ai suoi divoti. E non dubbia prova n'ebbe la giovinetta Carolina Brusa di questa città. Trovavasi ella da circa quattro anni con una mano inferma per dura e trascurata enfiagione, la quale rendevala incapace di potersi procacciare il vitto col lavoro delle sue mani. Sua madre erasi adoperata con tutti i mezzi dell'arte umana a fine di guarirla, ma indarno. Un giorno si presentò a me ed intraprese il racconto doloroso intorno allo stato della sua figliuola. Io pensai di invitarla a fare una gita sino a Torino e recarsi alla chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. Obbedì la pia donna, e dopo pochi giorni si videro in lei operati i prodigi della fede posta in Maria. Poichè io stesso vidi la giovane (allora mia inquilina)esultante di gioia porgermi la sua mano appena guarita e nello stesso mentre, unitamente ai suoi genitori, benedire di cuore alla Vergine SS. e ricordare con riconoscenza il nome di Maria Ausiliatrice, da cui riconosceva il segnalato favore.
” Quale divoto di Maria, a solo suo onore e gloria, volentieri accettai il cortese invito di esporre con brevissimo cenno la presente relazione, spettante la giovanetta Carolina Brusa di Carignano. Una mano lavorata in argento all'altare di Maria sta appesa, quale segno di perenne memoria della grazia ricevuta ”.
Così un testimonio oculare del fatto, Domenico Fea, da Carignano, a nome della famiglia e di tutto il vicinato.
Alle 4 di sera Mons. Galletti pontificò ai vespri e tenne discorso Mons. Gastaldi. Cominciò colle parole di S. Bernardo: Totum nos (Deus) habere voluit per Mariam. Ricordò alcuni dei più celebri monumenti che attestano la serie non mai interrotta delle grazie che Maria in ogni tempo nelle varie
parti del mondo ottenne a' suoi divoti; parlò di Torino e della nuova chiesa che in modo cotanto provvidenziale poté in breve tratto di tempo edificarsi.
Non sapremmo quante migliaia di persone ascoltassero la predica; certo un maggior numero stava vagando al di fuori aspettando di poter in qualche modo penetrare nel sacro recinto.
Si deve attribuire certamente alla speciale protezione della Beata Vergine che in mezzo a tanta gente non si avesse a lamentare il minimo disordine né in chiesa, né fuori di chiesa. Ognuno attendeva e cercava con pazienza di soddisfare alla propria divozione e non altro.
Dopo la predica Mons. Galletti impartiva pontificalmente la benedizione col SS. Sacramento.
Alle 7 nel cortile vi fu spettacolo ginnastico inanzi ad un pubblico numerosissimo. Maestri erano stati Anfossi e Villanis. Cogli alunni assistevano molti forestieri. Primi entrarono in campo i giovanetti di Lanzo e si disposero in mia linea sola divisi per compagnie. I loro esercizi consistettero in svariatissime evoluzioni. Mirabile era l'istantanea e ordinata obbedienza alla voce di chi comandava le mosse. Dopo i Lanzesi si presentarono i ginnasti dell'Oratorio, che fecero giuochi di forza, elegantemente, senza atti sguaiati, contrarii alla compostezza cristiana. Quindi saliti sul passo volante, quando più vertiginoso era il suo giro, armati di fioretto, riuscirono ad infilzare e portar via anelli che pendevano a conveniente altezza. In fine fu fatto segno ai loro colpi una specie di globo di carta, la macchina riprese il giro e i fioretti stracciarono il bersaglio e ne volò via tino sciame d'uccelli. Così finì lo spettacolo.
Don Bosco n'era stato spettatore dal poggiolo del primo piano, senza far parola, e senza dar segno di plauso. Lieto di veder sollevarsi i suoi figli, colla sua presenza aveva voluto render loro pi√π caro il divertimento, ma la sua mente era in altri pensieri.
 
 
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