Il bollettino settimanale delle guerre e dei conflitti in corso. A cura di peacereporter.net: n°8 - dal 10-12 al 17-12-2004
del 01 gennaio 2002
Iraq – Il 10 dicembre sono stati scoperti centinaia di cadaveri, ammassati in un deposito di Falluja. A Mosul, c'è stato un incidente tra elicotteri in cui sono morti due soldati statunitensi.
Il sergente Johnny Horne, che aveva ucciso un civile gravemente ferito alla periferia di Baghdad è stato processato e condannato a tre anni di carcere, degradato al rango di soldato semplice e congedato dall’esercito con disonore. Nei pressi di Tikrit, è stato ucciso il capo della stazione di polizia di Salah el-Din.
Il 12 un ufficio elettorale della regione, ad al-Azab (ad ovest di Kirkuk), è stato gravemente danneggiato da un’esplosione. Nella città di Hit, Iraq occidentale, sono stati trovati i cadaveri di sette sudanesi.
Un'autobomba è esplosa la mattina del 13 a Baghdad, al check point della Zona Verde, il quartiere dove si trovano i palazzi del potere. L'esplosione ha ucciso 13 civili.
Una fossa comune con 500 cadaveri è stata trovata il 14 vicino a Suleimanya, nel Kurdistan iracheno, potrebbe anche contenere i resti di 900 persone, lo ha riferito la televisione curda.
A Kerbala il 15, un ordigno è esploso vicino alla moschea dell’imam Hussein e tre soldati polacchi sono morti in un incidente elicottero.
Israele-Palestina – Il 10 dicembre il primo ministro israeliano Ariel Sharon ha invitato Shimon Peres, leader del Partito laburista attualmente all’opposizione, a iniziare le trattative per un governo di unità nazionale.
Il giorno 11 il leader di al-Fatah Marwan Barghouti, chiuso in un carcere israeliano, ha annunciato la rinuncia alla candidatura alla presidenza dell’Autorità Nazionale Palestinese favorendo così l’elezione di Abu Mazen, leader dell’Olp.
Il 12 Militanti di Hamas e di Fatah hanno fatto esplodere una potente bomba in un tunnel sotterraneo nei pressi del valico di Rafah al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Sono almeno dieci i militari israeliani feriti. Intanto Abu Mazen al suo arrivo in Kuwait si è scusato a nome dell'Olp per il sostegno dato a Saddam contro il popolo kuwaitiano.
Il 14 un attacco palestinese con mortai contro la colonia ebraica di Ganey Tal a sud di Gaza ha ucciso un’operaia thailandese, mentre un'incursione israeliana distruggeva dieci abitazioni con i caterpillar a Khan Younis, nella Striscia di Gaza. Abu Abbas in un'intervista ha invitato tutti i gruppi militanti protagonisti dell'intifada a lasciare le armi.
Il 15, i movimenti radicali palestinesi Hamas e Jihad hanno rispedito al mittente l'invito del leader dell'Olp Mahmud Abbas per una demilitarizzazione dell'Intifada. Un razzo Qassam sparato da militanti palestinesi ha centrato un asilo nido nella colonia ebraica di Ganey-Tal, sud di Gaza. Attacchi di mortai palestinesi sono segnalati anche alle colonie di Neveh Dekalim e Gneal.
Afghanistan – I 18 mila soldati Usa nel Paese hanno dato inizio alla nuova offensiva militare contro le roccaforti della resistenza talebana ai confini con il Pakistan.
Il 13 dicembre, 7 guerriglieri talebani sono stati uccisi dall’artiglieria Usa, nella provincia sud orientale di Khost.
Il 14 dicembre, un ingegnere turco che lavorava in un cantiere stradale statunitense è stato rapito da guerriglieri talebani nella provincia orientale di Kunar e poi ucciso. Lo stesso giorno le truppe Usa hanno catturato, nei pressi di Kandahar, Toor Mullah Naqibullah Khan, ex addetto alla sicurezza del mullah Omar.
Il 15 dicembre, 4 agenti della polizia afgana sono stati uccisi dall’esplosione dei una bomba telecomandata piazzata dai guerriglieri talebani sulla strada di accesso alla città di Khost.
Nei giorni scorsi il Pentagono, in seguito alle pressioni di Human Rights Watch, ha ammesso che dalla fine della guerra del 2001, 8 prigionieri afgani sono morti mentre erano detenuti in carceri militari statunitensi in Afghanistan. Per Hrw la causa dei decessi sono le torture subite.
Le vittime di questa settimana fanno salire a 1.107 il numero dei morti dal 1° gennaio 2004 a causa del teoricamente concluso conflitto afgano. La maggior parte dei morti sono guerriglieri della resistenza talebana (522), seguono i militari e i poliziotti afgani (302), i civili (178), gli operatori umanitari internazionali (48), i soldati statunitensi (48) e quelli del contingente Isaf della Nato (5).
Cecenia (Russia) – Il 10 dicembre, 7 soldati russi sono stati uccisi in due agguati nel distretto di Nozhai-Yurt. Lo stesso giorno altri 6 soldati russi e 2 guerriglieri ceceni sono morti nel corso di una battaglia verificatasi nel distretto di Vedeno.
L’11 dicembre, due studenti universitari sono stati rapiti a Grozny da uomini armati in mimetica e passamontagna.
Il 12 dicembre, il leader religioso del distretto di Urus-Martan è stato ucciso dai soldati russi durante un rastrellamento. Lo stesso giorno, 3 soldati russi sono morti in due diversi agguati guerriglieri a Grozny, nei quartieri di Zavodskoy e Avtorkhan.
Il 13 dicembre, 3 soldati russi e 3 guerriglieri ceceni sono morti durante uno scontro armato avvenuto nei pressi del villaggio di Shamil-Kotarm distretto di Shali, e un altro soldato russo è stato ucciso in un agguato nei pressi di Vedeno.
Il 14 dicembre, 2 guerriglieri ceceni sono stati uccisi in uno scontro a fuoco con soldati russi alla periferia di Grozny e un soldato russo è morto saltando su una mina a Shatoy, nel sud.
Secondo le ultime stime ufficiali fornite dal Cremlino, sono 5.300 i soldati russi morti nella seconda guerra cecena (dall’ottobre 1999 a oggi), ma secondo i Comitati delle madri dei soldati russi la cifra supera invece i 13 mila (25 mila contando i caduti della prima guerra).
Continuano intanto i segnali di estensione del conflitto ceceno alle altre repubbliche islamiche del Caucaso: il 14 dicembre un commando di guerriglieri ha assaltato una caserma della polizia nel centro di Nalchik, capitale della repubblica russa di Kabardino-Balkaria: 4 agenti sono stati uccisi e una grossa quantità di armi automatiche è stata rubata.
Kashmir (India) – Il 12 dicembre i militari indiani hanno ucciso 3 guerriglieri islamici tra i quali c’era il comandante filopachistano Hizbul Mujahedin.
Il 13 dicembre 3 civili sono stati assassinati dalle truppe indiane e il corpo di un altro uomo , ucciso due mesi fa, è stato ritrovato nel distretto di Kupwara. Nello stesso giorno l’esercito indiano ha ucciso un militante islamico che stava cercando di passare il confine tra il Kashmir pachistano e quello indiano e migliaia di persone hanno manifestato contro il governo di Dheli vicino a Patan, 30 chilometri a nord di Srinagar.
Il 14 dicembre le truppe indiane hanno aperto il fuoco su una folla di dimostranti a Sangam uccidendo 2 persone.
Sempre al confine con il territorio pachistano, il 15 dicembre i soldati indiani hanno freddato 5 infiltrati. A Sopore, intanto, 48 chilometri a nordovest di Srinagar, i paramilitari hanno ucciso 3 militanti separatisti.
In quindici anni, la guerra tra i separatisti sostenuti dal Pakistan e le forze di sicurezza indiane, ha causato (secondo le stime ufficiali) almeno 66 mila morti, in maggioranza civili kashmiri. Fonti kashmire stimano invece un numero di vittime compreso tra gli 80 e i 100 mila morti.
Pakistan – Il 10 dicembre una bomba legata ad una bicicletta in un mercato di Quetta, città a nord del Paese, ha causato la morte di 11 persone. Nella città di Quetta ci sono stati trenta attentati nel corso del 2004.
Costa d’Avorio – Il 9 dicembre La Francia ha iniziato il rimpatrio di circa mille tra i soldati del contingente dispiegato in Costa d'Avorio. Nel Paese africano, sconvolto da violente manifestazioni antifrancesi, rimangono circa 5 mila soldati per vigilare sugli accordi di Marcoussis, siglati nel 2003 dal governo del presidente Laurent Gbagbo e dai ribelli dei Giovani patrioti.
Il giorno 10, il presidente della Costa d'Avorio Laurent Gbagbo ha proibito qualsiasi manifestazione nelle vie di Abidjan per timore del ripetersi degli scontri del mese scorso. Il decreto ha valore fino al 10 marzo 2005.
Il 14 si aprono degli spiragli di pace in Costa d'Avorio. Dopo tre giorni di riunione nel loro quartier generale di Bouaké i capi ribelli delle Forze Nuove hanno prodotto un documento per il 'rilancio della pace' e hanno intenzione di presentarlo al presidente Tabo Mbeki, mediatore nel processo di pace ivoriano, recandosi in Sudafrica il prima possibile.
Sudan – 2004-12- Il giorno 13 nel Darfur, due operatori umanitari della Ong britannica 'Save the children' sono stati uccisi in un attacco da parte di aggressori ignoti, entrambi erano di nazionalità sudanese.
Il 14 l'Organizzazione non governativa Physicians for human rights (Phr) ha denunciato l'uso massiccio dello stupro da parte delle milizie paragovernative Janjaweed e dei militari Sudanesi nei confronti della popolazione non araba in Darfur .
Il 15 il Governo sudanese ha accettato di interrompere l'offensiva militare in corso nel Darfur. La decisione potrebbe far ripartire i colloqui di pace di Abuja. Lo hanno dichiarato i mediatori dell'Unione africana (Ua) spiegando che due movimenti ribelli del darfur stavano infatti boicottando i colloqui di pace nella capitale nigeriana accusando il Governo di violare regolarmente il cessate il fuoco: si tratta del Movimento di liberazione Sudan (Slm) e il Movimento Giustizia e uguaglianza (Jem) .
Filippine – Almeno 14 persone sono morte e altre 60 sono rimaste ferite domenica 12 dicembre a causa di un’esplosione in un mercato di General Santos, città dell’isola meridionale di Mindanao. Nella regione sono attivi i guerriglieri separatisti del Fronte Islamico di Liberazione Moro (Milf) e i guerriglieri fondamentalisti islamici del Gruppo Abu Sayyaf (ASG) probabilmente collegati con Al Qaeda e la Jemaah Islamiah. Il sindaco della città ha però detto che si potrebbe trattare di un regolamento di conti tra proprietari dei banchi del mercato.
Nepal – Il 9 e il 10 dicembre i guerriglieri hanno fatto esplodere 2 bombe nella capitale Kathmandu contro edifici governativi. Nella seconda deflagrazione 4 persone sono rimaste ferite.
Almeno 26 persone (20 membri delle forze di sicurezza e 6 ribelli) sono rimaste uccise il 15 dicembre negli scontri tra forze di sicurezza e ribelli maoisti nel Nepal occidentale. L’intervento dei militari è stato determinato dall’attacco della guerriglia contro il posto di controllo di Arghakhanchi.
Il 15 dicembre altri 23 guerriglieri maoisti sono stati uccisi dall’esercito nepalese.
Aceh (Indonesia) – Il 13 dicembre 7 guerriglieri separatisti sono stati uccisi dall’esercito indonesiano nella provincia settentrionale dell’Aceh. In quaranta anni di conflitto, secondo fonti governative, sono morte 10 mila persone; molte di più secondo fonti indipendenti.
Haiti – Il 14 dicembre più di cento uomini della forza militare di pace presente nell’isola caraibica, la Minustah, hanno fatto irruzione via mare, via terra, via cielo, a Citè Soleil, uno dei quartieri dove si nascondono i guerriglieri fedeli all’ex presidente Jean Bertrande Aristide. Ne sono scaturiti scontri armati che hanno causato un numero non precisato di feriti.
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