"Ho conosciuto Stefano a 15 anni, mi sono fidanzata con lui a 17, l'ho sposato a 21, oggi ne ho 42. Quando è arrivata la Sla, mi hanno suggerito: «Prendi un'infermiera». No, grazie. Faccio da sola, io amo Stefano".
del 08 ottobre 2008
GIUSSANO (Mi), 8 ottobre 2008 - Stefano Borgonovo ha quattro figli, come Signorini. Un maschio e tre femmine, i Borgonovo: Andrea, il primogenito, vent’anni, poi Alessandra, 18, Benedetta, 11, e Gaia, 5. 'Due dei ragazzi di casa Signorini si chiamano Andrea e Benedetta, come i nostri', dice Chantal Borgonovo, moglie di Stefano ammalato di Sla come Gianluca Signorini, morto a 42 anni. Stefano e Gianluca sono stati avversari, e la coincidenza dei quattro figli e dei due nomi uguali stordisce. Tanto hai avuto, tanto ti tolgono, e viene da chiedersi: perché? Per fortuna Chantal è donna solida. 'Qui in Brianza diciamo: a chi tuca taca, a chi tocca tocca. La domanda non è perché a noi. E’ l’inverso, perché non a noi? Molta gente soffre e noi non siamo diversi dagli altri'. Lasciamo parlare Chantal.
 
NELLA CATTIVA SORTE - 'Ho conosciuto Stefano a 15 anni, mi sono fidanzata con lui a 17, l’ho sposato a 21, oggi ne ho 42. Quando è arrivata la Sla, mi hanno suggerito: «Prendi un’infermiera». No, grazie. Faccio da sola, io amo Stefano. Mi hanno aiutato mia sorella, Yvonne, e i figli più grandi. Ora prenderemo un aiuto, perché Stefano non è più autosufficiente e da soli non ce la facciamo a coprire i turni. Dobbiamo pulirlo, fargli la barba, lavargli i denti, pettinarlo, vestirlo. Pesava 78 chili, è sceso a 48-50. Un conto è dire: sai, è ammalato di Sla. Un altro è vivere dentro la Sla. Non si può capire. Il morbo di Gehrig sconvolge le famiglie'.
 
IL TUMORE DEL PADRE - 'Avevo dieci anni quando mio papà venne ricoverato. Tumore. Ne avevo 29 quando mio padre morì. Ospedali, operazioni, cure, ricadute. Non ho mai visto piangere mia mamma. Cerco di prendere esempio da lei, mai farsi vedere giù davanti ai ragazzi. So che cosa provano perché l’ho provato. La seconda, Alessandra, mi aiuta tanto. Andrea è un maschio, tende a svignarsela (sorride, ndr). E’ normale, ha iniziato a tirare di boxe. Le bambine più piccole hanno smesso di fare domande'.
 
LA DIAGNOSI - 'Nell’ottobre di tre anni fa Stefano cominciò a inciampare nelle parole. Saltava delle lettere, diceva frasi smozzicate. Non voleva farsi visitare, penso che avesse già capito tutto, era stato impressionato dal caso Signorini. Io non immaginavo. Nell’aprile del 2006 la situazione diventò insostenibile e Stefano andò da solo in ambulatorio, dal neurologo dell’Asl. Questo specialista mi consegnò poi un foglietto: 'Sospetta Sla'. Lui ha saputo all’ospedale di Desio, prima di un esame l’infermiera disse ad alta voce: 'C’è qui il probabile Sla'. Stefano non crede che il calcio sia la causa del suo male. Io sul momento ho fatto due più due, ma ho cambiato idea, niente è dimostrato e fare accuse a vanvera non serve. Meglio aiutare i ricercatori a trovare il filo conduttore.
Se individueranno le cause, ridurranno gli effetti'.
 
IL NUOVO BORGONOVO - 'Stefano è entusiasta del giocatore che farà diventare nonno Maradona, Come si chiama... Sì, Aguero dell’Atletico Madrid. Mio marito dice di rivedersi in lui. Stefano era forte, ma è stato sfortunato, al Milan aveva davanti Van Basten. Si porta dentro un rammarico, non aver giocato un minuto nella finale di Campioni del 1990 (a Vienna contro il Benfica, ndr)'.
 
LA VITA E' PIU' FORTE - '«Stefano parla col 'my toby', il computer che gli sintetizza la voce. E’ collegato via e-mail, guarda i film e le partite. Il calcio resta la sua vita. Dopo l’intervista in tv ha ricevuto visite: Donadoni, Stroppa, Salvatori, Davide Pellegrini. Verrà Vialli. Massimo Mauro era qui l’altra sera. Due settimane fa è venuto Robi Baggio con la moglie, Andreina. Li abbiamo lasciati soli, Stefano e Robi. No, non lo so che cosa si siano detti'.
Sebastiano Vernazza
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