Chiesa

In questo mese speciale tutta la Chiesa si ferma nel porto sicuro della riflessione per sensibilizzarci al tema della missione! Oggi riflettiamo sul tema della chiesa.

Vangelo

Marco 3,13-19
Poi Gesù salì sul monte e chiamò a sé quelli che egli stesso volle, ed essi andarono a lui. Ne costituì dodici per tenerli con sé e per  mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i dodici, cioè: Simone, al quale mise nome Pietro; Giacomo di Zebedeo e Giovanni, fratello di Giacomo, ai quali pose nome Boanerges, che vuol dire “Figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo,
Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.

Seminare amore

Signore Gesù,
fa’ che possiamo sperimentare la bellezza
di sentirci membra di un solo corpo
ognuno con il proprio senso
e il proprio ruolo nella nostra comunità.
Fa’ crescere in noi la consapevolezza
che dobbiamo salvarci tutti insieme
e che possiamo sentire la voce degli ultimi
e di quanti sono considerati dimenticati.
Possano i nostri cuori aprirsi all’amore
per una fraternità universale
promuovendo la giustizia in ogni contesto.
Aiutaci a sostenere attraverso le nostre vite
dei modelli di comunità e di servizio
per la ricerca di un bene
superiore a ogni forma di individualismo
e divisione sociale
e che possiamo orientare
anche i più semplici gesti
del nostro quotidiano
verso il bene comune di tutta l’umanità.
Signore ti preghiamo
perché possiamo sentire su di noi
la Tua presenza nel nostro seminare amore
e speranza per generare quei frutti di pace
da gustare e condividere in comunione.
Amen

Pronti a ospitare

Charles de Foucauld

Ci proponiamo di fondare alla frontiera marocchina, non un grande e ricco monastero, non un’azienda agricola, ma una specie di umile piccolo romitaggio, dove alcuni poveri monaci vivrebbero di qualche frutto e di un po’ d’orzo raccolti con le loro mani, in stretta clausura, in penitenza e nell’adorazione del Santissimo Sacramento, senza uscire dal loro recinto, senza predicare, ma pronti ad ospitare chiunque  capiti nei loro paraggi, buono o cattivo, amico o nemico, musulmano o cristiano.
Sarebbe l’evangelizzazione non attraverso la parola, bensì attraverso la presenza del Santissimo Sacramento, l’offerta del divino Sacrificio, la preghiera, la penitenza, la pratica delle virtù evangeliche, la carità, una carità fraterna ed universale che divida fin l’ultimo boccone di  pane con qualsiasi sconosciuto che si presenti, e che riceva chiunque come fratello amatissimo... voglio abituare tutti gli abitanti, cristiani, musulmani, ebrei, idolatri, a considerarmi come loro fratello, il fratello universale. Essi cominciano a chiamare la casa “la fraternità” e ciò mi è dolce [...] Amare, non significa convertire, ma per prima cosa ascoltare, scoprire questo uomo, questa donna, che appartengono a una  civiltà e ad una religione diversa.

«Bisogna avere il coraggio di mettere da parte ambizioni e progetti che distruggono il vero significato della vita, che è credere nell’amore di Dio e basta»,

“Quando morirò, non versate lacrime per me. Io vado da Gesù. Al mio funerale non voglio gente che pianga, ma che canti forte...”.

“I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. I giovani hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene.”

«Sono uscita dalla vostra vita in un attimo. Oh, come avrei voluto fermare quel treno in corsa che m’allontanava sempre più! Ma ancora non capivo. Ero ancora troppo assorbita da tante ambizioni, progetti e chissà cosa, che ora mi sembrano così insignificanti, futili e passeggeri.
Un altro mondo m’attendeva, e non mi restava altro che abbandonarmi. Ma ora mi sento avvolta in uno splendido disegno che a poco a
poco mi si svela.... Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io».
(dal Testamento di Chiara ai genitori)

Charles de Foucauld (Fratel Carlo di Gesù) nasce a Strasburgo in Francia, il 15 settembre 1858. Orfano a 6 anni, è cresciuto assieme a sua sorella Marie dal nonno, del quale seguirà la carriera militare.
Nell’adolescenza si allontana dalla fede. Conosciuto come amante del piacere e della vita facile, rivela, nonostante tutto, una forte e costante volontà nei momenti difficili.
Intraprende una pericolosa esplorazione in Marocco (1883-1884). La testimonianza della fede dei musulmani risveglia in lui questo  interrogativo: Ma Dio, esiste? «Mio Dio, se esistete, fate che Vi conosca ». Rientrato in Francia, colpito dalla discreta ed affettuosa  accoglienza della sua famiglia, profondamente cristiana, si mette in ricerca e chiede ad un sacerdote di istruirlo. Guidato da Don Huvelin ritrova Dio nell’ottobre del 1886. Ha 28 anni.
«Come credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo far altro che vivere per Lui solo».
Un pellegrinaggio in Terra Santa gli rivela la sua vocazione: seguire ed imitare Gesù nella vita di Nazareth. Vive 7 anni alla Trappa, prima a Nostra Signora delle Nevi, poi ad Akbès in Siria. In seguito vive solo, nella preghiera, nell’adorazione, in una grande povertà, presso le Clarisse di Nazareth.
Ordinato sacerdote a 43 anni (1901), nella Diocesi di Viviers, si reca nel deserto algerino del Sahara, prima a Beni Abbès, povero tra i più poveri, poi più a Sud a Tamanrasset con i Tuaregs dell’Hoggar. Vive una vita di preghiera, meditando continuamente la Sacra Scrittura, e di adorazione, nell’incessante desiderio di essere, per ogni persona il « fratello universale», viva immagine dell’Amore di Gesù. «Vorrei essere buono perché si possa dire: Se tale è il servo, come sarà il Maestro?». Vuole « gridare il Vangelo con la sua vita».
La sera del 1° dicembre 1916 è ucciso da una banda di predoni di passaggio.

Don Maurizio Rossi

Mauritius tra droga e violenza, il sogno dei salesiani di togliere i giovani dalla strada.

Dall’ottobre 2018 don Maurizio Rossi, originario da Bassano del Grappa, è in missione al centro dell’Oceano Indiano; in precedenza era stato 28 anni in Madagascar. Don Maurizio, ha l’incarico di direttore ed economo dei salesiani ed è direttore del Centro professionale, il College Technique Saint Gabriel. Si tratta dell’unica scuola professionale cattolica: accoglie 200 studenti.
I corsi vanno dalla meccanica alla cucina.

Offre una formazione integrale dei giovani: dall’educazione alla formazione tecnica con stage in azienda. «L’obiettivo è formare cittadini onesti e competenti e attraverso la formazione al lavoro persone nutrite dai valori umani e religiosi: formare, qualificare ed educare». La maggior parte degli insegnanti e degli studenti sono creoli; per i corsi utilizzano la lingua creola e il francese.
Chi termina gli studi viene immediatamente assunto. Non male in un Paese nel quale il divario tra ricchi e poveri si allarga sempre di più.
«I ragazzi, purtroppo, sono giudicati in base alla loro provenienza o al colore della pelle e trovano difficilmente un lavoro stabile. Molti di loro temono la discriminazione quando si candidano per un impiego».

Mauritius è la patria dei discendenti di coloni (olandesi, francesi e inglesi), di schiavi, di lavoratori e commercianti. L’istruzione non è tra le priorità. «Molti genitori non hanno trasmesso ai figli l’idea che possono sognare e realizzare i loro sogni». Si cercano guadagni facili. Una buona fetta di mercato è occupata dalle droghe «di design» come “Spice”, una miscela di erbe di tè imbevuta di cannabinoidi sintetici. È facilmente accessibile (una dose costa meno di mezzo dollaro), ma può essere letale al primo utilizzo. Molti finiscono in carcere, lì dove i salesiani portano il conforto della fede.

La Chiesa ha già attrezzato due centri per il recupero dei tossicodipendenti, ma sono insufficienti. Davanti alle sofferenze i missionari non rinunciano al loro impegno.
«La speranza è sempre presente», afferma don Maurizio. «È il momento di dare l’allarme e risvegliare le coscienze; è più che mai necessario consolidare i valori della famiglia. I bambini e i giovani sono la più grande ricchezza. Dobbiamo aiutarli a costruirsi nell’ascolto, nel dialogo e nella solidarietà.
Devono ritrovare le loro radici ed essere rafforzati; devono conoscere la loro storia e comprendere la realtà per poi assumersi le proprie responsabilità».

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