Ciò che non muore mai

Ci sono libri che lasciano un segno nel cuore degli uomini. Raccontano storie di uomini e donne che toccano i nostri sentimenti. Questo mese vi segnaliamo il libro di Takashi Paolo Nagai: Ciò che non muore mai.

«Tutta una vita per della cenere!»
Non poteva sopportare una vita senza senso! Doveva trovare ciò che non perisce. Doveva aggrapparsi a ciò che non muore mai. Il tempo passa, lo spazio svanisce, gli esseri viventi muoiono ma noi dobbiamo vivere la vita in modo che rimanga ciò che non perisce, ciò che non muore.

Il libro

Ciò che non muore mai è l’appassionante racconto autobiografico che Takashi Paolo Nagai ci offre della sua vita, dall’infanzia fino allo scoppio della bomba atomica di Nagasaki. Nota dominante del suo cammino di uomo è la ricerca inesausta di verità e di significato che non gli dà tregua fino all’incontro con la comunità cristiana di Urakami e con la donna che diventerà sua moglie, Midori Marina. Quando il suo cuore si apre alla fede, matura in lui il desiderio di dedicarsi totalmente al servizio degli uomini attraverso la professione di medico e di scienziato, ma qualcosa di definitivo sembra sempre mancare. Nel giorno in cui la bomba atomica riduce in cenere il frutto del suo lavoro, Nagai comprende il valore della testimonianza della moglie Midori, che aveva sempre vissuto nell’umiltà e nel silenzio il suo sì a “Ciò che non muore mai", Cristo, l’unica Presenza in grado di dare eternità alla storia. Il cammino di un uomo vero, un’esistenza instancabilmente vissuta dove ogni avvenimento diventa occasione di stupore e di conversione. Non si udiva alcun suono né segno di vita nella landa atomica. Il cielo a est si faceva più luminoso. Sembrava che la luce della speranza arrivasse a illuminare le tenebre della disperazione. Rimase ad aspettare mentre il cuore si schiariva.
 

L'autore

Takashi Nagai è stato un medico giapponese, specializzato in radiologia, che si convertì al cattolicesimo con il nome di Paolo e sopravvisse al bombardamento atomico di Nagasaki. La sua successiva vita di preghiera e di servizio gli ha fatto ottenere il soprannome di "Santo di Urakami".

 

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