Il bollettino del lunedì è clonato. Con l'acribia di un contabile elenca le follie disperse nella notte di un qualunque sabato sera. Da Nord a Sud. Con buona pace di chi vuole il Paese diviso. Le sregolatezze del pedale sono fin troppo salate. Forse è ora di un rimedio.
del 01 giugno 2007
«Vado in palestra. Sono un po’ “incriccato” ma sto piuttosto bene. Lavoro in ufficio al Pc, come dispatcher. Su quell’auto eravamo in tre. Dopo l’incidente l’amicizia con il ragazzo che si è fatto più male è diventata ancora più stretta. Con il guidatore invece non ho un gran rapporto, e neanche mi faccio troppi problemi. Ma per l’altro mio amico la situazione è diversa, gli dà fastidio vederlo. Vedi, era stata soprattutto colpa sua, del guidatore». Cose da reduci: da una guerra puoi tornare vivo, ma le cose non saranno mai più come prima. Simone Dacomi, 27 anni, di Zibido San Giacomo, nel milanese, sa di che cosa parla con Dimensioni. Anche se lui, quella notte di febbraio del 2003, proprio non immaginava di essere in guerra: contro il tempo, contro la forza centrifuga, contro l’inverno.
Verso le due e mezza tornavano in tre da una serata in discoteca. Troppa velocità, una curva, il fondo ghiacciato, e la macchina che sbanda sulla corsia opposta, dalla quale sta arrivando un’altra auto. L’impatto è devastante, Simone si ritrova catapultato sull’asfalto gelido. Sente i soccorritori: uno gli chiede di stringergli il dito, lui non ce la fa. A pochi metri vede il suo amico in posizione fetale, immobile. Poi la corsa in ospedale, l’operazione d’urgenza, una gabbia in titanio, un periodo in sedia a rotelle, la vita che riprende. L’amico invece resterà paralizzato dal collo in giù, attaccato a una macchina per respirare.
Simone, credi che le esperienze come la tua insegnino qualcosa ai tuoi coetanei? «Forse servirebbe di più leggere un libro che si intitola Graffiti dell’anima (Vannini Editrice 2004, ndr) e che raccoglie le frasi “graffitate” sui muri della rianimazione di Brescia prima che li ristrutturassero. Solo chi c’è passato può capire, gli altri possono restare impressionati per un momento, ma poi... Piuttosto un bello spavento, quello sì che potrebbe servire. Il fatto è che noi giovani ci sentiamo immortali, e pensiamo che certe cose a noi non possono capitare».
Intanto, in Italia è di nuovo tormentone sulle “stragi del sabato sera”: e la discoteca, e i giovani-che-non-capiscono-che-la-notte-è-fatta-per-dormire, e «salviamo i nostri ragazzi dall’alcool e dalla droga». Come se tirare fino a mattina, fare i 150 all’ora sui viali di circonvallazione, imbottirsi di cocktail e sniffare cocaina fossero pratiche ignote dai 30 anni in su. Anche se, bisogna ammetterlo, i dati sugli incidenti stradali vedono i giovani non certo in seconda fila.
Intanto, uno dietro l’altro, si clonano i soliti macabri bollettini da weekend, le solite gare notturne da frustrati lungo i viali cittadini. Di inedito, di recente, ci è capitato sottomano solo un real video sull’ultima (ultima?) moda al volante tra i ragazzi di certi sobborghi degli Stati Uniti. Al volante si fa per dire, perché laggiù si fa partire un’auto, un pick up o un furgone lungo un rettilineo e poi si balza sul tetto del veicolo in movimento, in compagnia di qualche amico. Ovviamente e possibilmente, si salta di nuovo a terra prima dell’irreparabile e si ferma la macchina. Sai che divertimento.
Un po’ più interessante è un ministro italiano della XV legislatura, l’ingegner Alessandro Bianchi, con delega ai Trasporti. Bianchi ha qualche idea concreta in materia di giovani e sicurezza stradale e intende realizzarla (sempre che il suo governo riesca a sopravvivere per il tempo necessario): esami di guida “superiori” per poter guidare le auto e le moto più potenti, ecc. Vedere qui di seguito la nostra intervista al ministro e le ultime notizie.
Sui permessi di guida “superiori” Simone Dacomi, e non solo lui, è un po’ scettico, anche se un sostanziale incoraggiamento al ministro è venuto dall’Asaps (Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale). «Sinceramente credo che sia una soluzione solo parziale - argomenta Simone -. Vedo ragazzi che hanno auto con cilindrata minore e che, quando si sentono “a confronto” con le auto più potenti, schiacciano comunque sull’acceleratore. Il problema è la testa delle persone». Che cosa proponi, allora? «Due grossi problemi sono l’alcool e la velocità, il motore è solo uno strumento. Ad esempio più controlli non guasterebbero, oggi se ti metti alla guida ubriaco sei praticamente sicuro di farla franca».
La campagna 2007 dell’Aifvs (Associazione italiana familiari e vittime della strada) punta invece a una riforma draconiana della patente a punti: dai punti “in debito” ai “punti-vita”. «Non più punti da recuperare, vera tela di Penelope - si legge in un comunicato dell’Aifvs -, ma punti che si perdono definitivamente per comportamenti di grave trasgressione delle norme e altamente pericolosi per sé e per gli altri. Via i punti, via anche la patente. A vita».
 
 
Dimensioni Nuove ha raggiunto, a Roma, il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi.
 
Ministro Bianchi, sembra che lei abbia detto che la patente a punti «non funziona più». È vero?
«La patente a punti ha funzionato benissimo. Da qualche mese però registriamo un’inversione di tendenza. Perché ha perso efficacia? I motivi sono tanti. Gli italiani un po’ sono stati bravi ad approfittare di qualche falla della legge, spesso hanno inventato sistemi illegali per aggirare le sanzioni. Qualcuno ha pensato di mettere all’asta su Internet i propri punti della patente in cambio di soldi. Tutti comportamenti che con le modifiche che stiamo preparando verranno puniti».
 
A che punto è la sua proposta per fare in modo che i neopatentati non possano guidare subito i mezzi più potenti?
«Stiamo studiano con i tecnici del Ministero se prevedere un secondo esame dopo un certo numero di mesi o di anni dal rilascio della prima patente, o altre soluzioni. Gi incidenti del weekend, con un’alta percentuale di morti giovanissimi, sono un costo sociale che il nostro Paese non può permettersi. E molto spesso, ci dicono le statistiche, gli incidenti coinvolgono auto di grossa cilindrata guidate da ragazzi».
 
Gli incidenti stradali più “giovani” abbondano anche con prosaiche utilitarie...
«Sì, sarà importante studiare qualche soluzione anche per le utilitarie troppo “spinte”, lavorando sul rapporto peso/potenza e su quelle macchinette che è possibile guidare senza patente. Spesso viene eliminato il loro “limitatore di potenza”, trasformandole in strumenti pericolosi. Ci occuperemo anche di questo».
Altre novità in cantiere?
«Pensiamo a una riforma della segnaletica, per renderla più chiara e immediata o stabilendo dei limiti di velocità differenziati in particolari situazioni, come su alcune strade, di notte, nei weekend. Di sicuro dovranno aumentare i controlli delle forze dell’ordine. Ne ho parlato con il ministro dell’Interno Amato. Sui tempi della riforma immagino che ci vorrà ancora qualche mese. Spero entro la fine dell’anno...».
 
Perché secondo lei molti giovani e molti “adulti” guidano come se fossero sul circuito di Maranello (e come se ne fossero davvero capaci)?
«Perché manca l’educazione al rispetto delle regole più elementari per la convivenza civile. Per questo stiamo programmando di inserire già alle scuole elementari delle lezioni di educazione stradale».
 
Se ha figli o nipoti, o ha avuto in queste settimane modo di parlare con dei giovani: che cosa dicono delle sue proposte?
«Ne ho parlato con mio figlio. È favorevole».
Giovanni Godio
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