CINA: i credenti continuano a subire gravi restrizioni

La registrazione delle organizzazioni religiose continua ad essere richiesta, come continuano a vigere le restrizioni sulla pubblicazione di materiale religioso. E a quei credenti che partecipano ad organizzazioni che non hanno l'approvazione ufficiale, la legge riserva misure severe, tra cui pesanti multe e la confisca di beni di proprietà. La persecuzione continua...Pubbliachiamo la lista, pubblicata da «AsiaNews» e aggiornata al 1° marzo 2005, dei vescovi sequestrati, o impediti nel loro ministero e dei sacerdoti di cui si ha traccia dell'arresto e della loro condanna ai lavori forzati, vittime del regime comunista cinese.

CINA: i credenti continuano a subire gravi restrizioni

da Attualità

del 24 aprile 2005

 

 Il 1° marzo è entrata in vigore in Cina una nuova legge che disciplina la libertà religiosa. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, le nuove disposizioni promettono scarsi miglioramenti per i credenti che non aderiscono alla politica ufficiale del Governo. Di fatto, il Governo, negli ultimi mesi ha dimostrato di voler mantenere uno stretto controllo sulle attività religiose.

 

Secondo un’analisi su questa nuova legge, pubblicata il 17 gennaio dall’organizzazione Compass Direct con sede negli Stati Uniti, le nuove norme erano state considerate favorevolmente dalla New China News Agency, un’agenzia di stampa controllata dal Governo, come un “significativo passo in avanti nella tutela della libertà religiosa dei cittadini cinesi”.

 

Ma ad uno sguardo più approfondito, la legge rivela che, a parte piccole novità, ben poco è cambiato. Alcune delle nuove disposizioni sono in effetti ancor più restrittive di quelle precedenti, ha osservato Compass Direct.

 

Il principio guida della legge è riportato all’articolo 3: “Enti religiosi, associazioni religiose e i credenti devono rispettare la costituzione, le leggi e i regolamenti, al fine di salvaguardare l’unità nazionale, l’armonia tra le minoranze e la stabilità sociale”. Il medesimo articolo spiega inoltre che lo Stato tutela le normali attività religiose. Ma cosa sia “normale” non viene esplicitato, lasciando tale definizione al totale arbitrio delle autorità.

 

La registrazione delle organizzazioni religiose continua ad essere richiesta, come continuano a vigere le restrizioni sulla pubblicazione di materiale religioso. E a quei credenti che partecipano ad organizzazioni che non hanno l’approvazione ufficiale, la legge riserva misure severe, tra cui pesanti multe e la confisca di beni di proprietà.

 

Tra i miglioramenti vi sono la tutela del diritto di proprietà, ma solo per quelle organizzazioni religiose legalmente registrate, a cui viene permesso di portare avanti progetti di utilità sociale come scuole ed ospedali.

 

La legge riafferma inoltre la volontà della Cina di vietare i contatti oltre oceano. Agli enti non ufficiali è infatti fatto esplicito divieto di organizzare pellegrinaggi oltre oceano; una misura diretta contro i più di 20 milioni di musulmani che potrebbero desiderare di recarsi alla Mecca, secondo Compass Direct.

 

Forum 18, un’organizzazione per i diritti umani con sede in Norvegia, ha pubblicato il 18 gennaio un’analisi di questa nuova legge, osservando che essa ribadisce il requisito per le organizzazioni religiose in Cina di operare in totale indipendenza rispetto a “forze straniere”. Questo pone pesanti restrizioni ai cattolici in Cina, in quanto significa che “essi dovranno interrompere ogni legame con il Vaticano oppure ottenere il riconoscimento papale privatamente”, ha osservato Forum 18.

 

Un’altra organizzazione, Human Rights in China, ha pubblicato il 14 marzo il suo punto di vista sulla nuova legge. Questo gruppo, fondato da scienziati e studiosi cinesi, ha affermato che “il Governo centrale cinese ha nuovamente elaborato un documento che non è diretto a tutelare, ma a regolare, ogni attività religiosa”.

 

L’organizzazione ha anche osservato che le disposizioni sono formulate in tal modo da lasciare aperta la porta ad una loro arbitraria interpretazione ed attuazione. Nell’insieme il gruppo ha ritenuto che “il motivo per cui il Governo cinese ha adottato questo nuovo insieme di norme non si fonda sul desiderio di assicurare ai cittadini la libertà di religione, ma sulla sproporzionata esigenza di regolare la libertà di associazione in nome della sicurezza nazionale e dell’ordine pubblico”.

 

 

La persecuzione continua

 

Recenti avvenimenti dimostrano la determinazione del Governo di mantenere un forte controllo delle attività religiose. Il 9 novembre scorso, la BBC riportava le dichiarazioni di Peter Xu Yongze relative alle torture che ha dovuto subire in prigione. “Mi hanno appeso ad una grata di ferro”, ha riferito alla BBC, “e poi l’hanno aperta con tale violenza da sollevare il mio corpo quasi fino a spezzarlo in due. Sono rimasto appeso in quel modo per quattro ore”. Xu è un protestante evangelico che vive attualmente negli Stati Uniti e che in passato è stato arrestato ben cinque volte.

 

Wilfred Wong, rappresentante di Jubilee Cambaign, un’organizzazione interconfessionale dedita ad esercitare pressioni a livello parlamentare e governativo, ha riferito alla BBC che nonostante tutte le difficoltà, il numero dei cristiani in Cina è in continuo aumento. Tuttavia, ha aggiunto, “la nuova classe dirigente cinese tenta di consolidare il suo controllo su un Paese che sta attraversando rapidi cambiamenti sociali ed economici”.

 

Due giorni dopo, il Washington Times ha dato notizia dell’arresto di un ministro protestante da parte delle forze dell’ordine. Cai Zhuohua, ministro di sei congregazioni non registrate è stato fermato a Pechino lo scorso settembre, secondo la China Aid Association.

 

L’Associazione ha riferito che Cai, con la moglie e altri componenti della famiglia, sono stati detenuti presso la prigione di Qinghe a Pechino. L’arresto è stato eseguito dopo che le autorità avevano scoperto 200,000 Bibbie e altre pubblicazioni cristiane in un magazzino da lui gestito.

 

Il 19 dicembre, il quotidiano Telegraph di Londra ha pubblicato un articolo su un’intervista con uno dei Vescovi cattolici non ufficiali in Cina, Julius Jia.

 

Il Vescovo è stato arrestato dalle forze dell’ordine più di 30 volte ed in totale ha trascorso più di 20 anni in prigione.

 

Ha 69 anni e risiede nella provincia di Hebei, nel Nord della Cina, in cui vi sono circa 1,5 milioni di cattolici. Secondo il Telegraph, in quella regione, le divisioni tra la Chiesa cattolica patriottica sostenuta dal Governo e la Chiesa clandestina sono pi√π aspre che in qualsiasi altra parte del Paese. Il Governo ha posto il Vescovo agli arresti domiciliari vicino Wuqiu. Ma egli riesce ad eludere spesso la vigilanza, nascondendosi nella macchina, per andare a celebrare Messa, racconta il Telegraph.

 

 

Una linea politica intransigente

 

Anche “Amnesty International”, nel suo rapporto del 21 dicembre, ha osservato che Pechino sta proseguendo nella sua intransigente linea politica contro i credenti. Secondo Amnesty, il quotidiano governativo China Daily aveva considerato la nuova legge come un “significativo passo in avanti nella tutela della libertà religiosa dei cittadini cinesi”.

 

Tuttavia, questo contrasta con le azioni del Governo stesso, ha obiettato Amnesty con riferimento all’arresto, il 1° dicembre scorso, del leader religioso Zhang Rongliang nella provincia di Henan. Zhang è stato arrestato già cinque volte a causa della sua fede, ed ha trascorso 12 anni in prigione, durante i quali ha subito violente torture, ha affermato Amnesty International. In quel tempo, la polizia aveva anche fatto irruzione in almeno tre chiese domestiche non ufficiali, nella vicina regione di Fangcheng.

 

Gli attacchi contro queste chiese non ufficiali è in effetti cosa frequente. Secondo i dati di Amnesty International, nel luglio del 2003, più di una dozzina di chiese domestiche sono state distrutte e almeno 300 cristiani sono stati arrestati, alcuni dei quali sono stati maltrattati e picchiati. Inoltre, ha affermato Amnesty, “le nuove norme non fanno nulla per ridurre le restrizioni e le persecuzioni contro le chiese clandestine”.

 

Notizie più recenti sono state pubblicate in un articolo del Christian Post del 15 febbraio. Durante una conferenza stampa presso il “National Press Club” di Washington, alcuni appartenenti alle chiese domestiche clandestine in Cina hanno raccontato della crescente persecuzione e delle torture inflitte ai cristiani.

 

Tra le persone che davano conto di queste notizie vi era Liu Xianzhi, una appartenente alla “South China Church” arrestata nel 2001. Liu ha raccontato delle torture da lei subite, degli abusi e degli arresti arbitrari compiuti dalla polizia.

 

L’articolo osserva anche che il Gruppo di lavoro dell’ONU sulla detenzione arbitraria aveva affermato che le detenzioni operate dalla Cina vengono compiute in violazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite.

 

Il 10 marzo l’organizzazione “Human Rights Watch” ha reso noto un comunicato in cui invitava la Commissione dell’ONU sui diritti umani a condannare la Cina, nell’ambito del suo incontro annuale di Ginevra.

 

Human Rights Watch, oltre ad aver denunciato la violazione dei diritti politici e il maltrattamento delle minoranze etniche, ha espresso preoccupazione per la nuova legge che regola l’espressione religiosa, entrata in vigore il 1° marzo scorso.

 

I requisiti posti in capo alle organizzazioni sono “espressi in termini vaghi, tali da conferire alle autorità un enorme margine che gli consentirebbe di chiudere istituti, di imporre sanzioni, di licenziare il personale e di censurare i testi”, ha affermato Human Rights Watch. La tolleranza religiosa in Cina continua ad essere elusiva.

 

 

 

AGGIORNAMENTI DI ASIANEWS

 

Lista, pubblicata da «AsiaNews» e aggiornata al 1° marzo 2005, dei vescovi sequestrati, o impediti nel loro ministero e dei sacerdoti di cui si ha traccia dell'arresto e della loro condanna ai lavori forzati, vittime del regime comunista cinese.

 

Vescovi arrestati dalla polizia senza alcuna accusa e da allora scomparsi:

  1) Giacomo Su Zhimin (diocesi di Baoding, Hebei). 72 anni. Arrestato e scomparso dal 1996. Nel novembre 2003 è stato visto nell'ospedale di Baoding, ma dopo pochi giorni è scomparso ancora.

  2) Francesco An Shuxin (ausiliario diocesi di Baoding, Hebei). 54 anni. Arrestato e scomparso dal 1997.

  3) Han Dingxian (diocesi di Yongnian/Handan, Hebei). 66 anni. Arrestato nel dicembre '99. In passato è stato in prigione per circa 20 anni. Nessuno dei suoi fedeli riesce mai a visitarlo, nemmeno i parenti.

  4) Cosma Shi Enxiang (diocesi di Yixian, Hebei). 83 anni. Arrestato il 13 aprile 2001. Era stato in prigione per 30 anni. L'ultima volta fu arrestato nel dicembre '90, poi rilasciato nel '93. Da allora è vissuto in isolamento forzato fino al suo ultimo arresto.

  5) Filippo Zhao Zhendong, (diocesi di Xuanhua, Hebei), anni 84, arrestato verso la fine di dicembre del 2004.

  6) Paolo Huo Junlong, amministratore della diocesi di Baoding. Arrestato lo scorso Agosto 2004. Ancora detenuto in località sconosciuta, senza processo, e senza accuse precise.

 

Decine di altri vescovi non ufficiali (ovvero appartenenti alla c.d. Chiesa clandestina fedele al Papa e non riconosciuta dal governo comunista cinese) sono stati sequestrati per un certo periodo, poi riportati nella loro chiesa. Rimangono sotto stretta sorveglianza impediti nell'esercitare il loro ministero. Molti di loro sono malati e ormai anziani. Non possono ricevere visite di preti, suore o seminaristi. Tutte le loro visite sono controllate. Fra i quali:

  1) Li Side, vescovo non ufficiale di Tianjin. 78 anni. È a domicilio coatto e non può svolgere lavoro pastorale. In passato è stato arrestato nel dicembre 1989 e rilasciato nel giugno 1991.

  2) Giulio Jia Zhiguo (diocesi di Zhengding, Hebei), 68 anni. A fasi alterne è fermato e poi rilasciato. Quest’anno è stato già arrestato due volte. La Santa Sede ha fatto pubblici appelli per la sua liberazione. Ogni mese subisce settimane di indottrinamento forzato sulla politica del governo.

  3) Zhang Weizhu (diocesi di Xinxiang, Henan). 45 anni. Ha fondato due congregazioni religiose. È impedito a recarsi nella sua diocesi. È sotto controllo nell'Hebei. Diversi vescovi clandestini, perseguitati con asprezza in passato, sono ora molto vecchi. Eppure molti di loro subiscono ancora controlli, isolamento, torture psicologiche. Altri sono ormai resi immobili dalla malattia.

  4) Bartolomeo Yu Cengti, 74 anni, vescovo di Hanzhong (Shaanxi), dal dicembre 2001 è agli arresti domiciliari. Isolato: ai suoi sacerdoti è vietato incontrarlo. È molto malato.

  5) Li Hongye (diocesi di Luoyang, Henan); arrestato nel '97. 83 anni. È malato.

  6) Liu Guandong (diocesi di Yixian, Hebei). 84 anni. È sotto controllo, ma è impedito a svolgere il ministero soprattutto a causa della sua malattia.

  7) Giuseppe Fan Zhongliang (diocesi di Shanghai). 85 anni, malato. É sempre sorvegliato.

  8) Han Jingtao (diocesi di Sipin, Jilin). 82 anni. Pur molto malato, rimane sotto controllo della polizia e non può lavorare in pubblico.

  9) Giovanni Yang Shudao (diocesi di Fuzhou, Fujian). 84 anni. L'arcivescovo Yang ha subito in passato circa 30 anni di prigione. È stato arrestato nel '55 per essersi rifiutato di entrare nell'Associazione Patriottica. Rilasciato dopo 26 anni, nel 1981, è arrestato di nuovo nel 1988 per 3 anni. Ancora adesso, a periodi alterni, è sottoposto ad arresti e controlli. È molto malato.

  10) Tommaso Zeng Jingmu (diocesi di Yujiang, Jiangxi), 83 anni.

  11) Xie Shiguang (diocesi di Mingdong, Fujian). 86 anni. Arrestato nell'ottobre '99. Mons. Xie aveva sempre rifiutato la richiesta governativa di registrare ufficialmente la chiesa sotterranea di Mindong. Il vescovo è ritornato presto 'libero, ma sotto controllo'.

  12) Giacomo Lin Xili (diocesi di Wenzhou, Zhejiang). 84 anni. Arrestato dal settembre '99 e liberato all'inizio del 2002. Il vescovo rimane sempre sotto controllo. Il suo arresto, assieme a quello di diversi sacerdoti, è dovuto a una campagna lanciata dalla locale Associazione Patriottica per costringere clero e vescovo ad entrarvi.

 

  Con violenze e ricatti. A metà dicembre '99, due chiese sono state fatte saltare a Wenzhou, altre tre nell'aprile dello stesso anno. Nel villaggio di Linjiayuan la chiesa è stata ricostruita tre volte e sempre distrutta. L'ultima alla fine dell'ottobre 2001. 13) Shi Hongzhen, vescovo coadiutore di Tianjin, 75 anni. Non può lavorare, soprattutto a causa della sua malattia. Sacerdoti:

  1) Zhang Zhenquan, Ma Wuyong (diocesi di Baoding, Hebei), arrestati nel luglio-agosto 2004 durante una cerimonia per l'anniversario di ordinazione, insieme a p. Huo Junlong, amministratore della diocesi di Baoding.

  2) Li Wenfeng, Liu Heng, Dou Shengxia (diocesi di Shijiazhuang, Hebei): arrestati il 20 ottobre 2003 insieme a diversi seminaristi a Gaocheng.

  3) Chi Huitian (diocesi di Baoding, Hebei), arrestato il 9 agosto 2003 mentre celebrava la messa.

  4) Kang Fuliang, Chen Guozhen, Pang Guangzhao, Yin Ruose, Li Shujun (diocesi di Baoding, Hebei): arrestati il 1 luglio 2003 perché in visita a p. Lu Genjun, appena rilasciato dopo tre anni di lager, accusato di 'evangelizzazione'.

  5) Lu Xiaozhou (diocesi di Wenzhou, Zhejiang), arrestato il 16 giugno 2003 mentre stava per dare l'estrema unzione ad un moribondo.

  6) Lin Daoming (diocesi di Fuzhou, Fujian). Arrestato il 3 maggio 2003 mentre era in visita da sua madre. La madre era stata appena rilasciata dalla prigione, arrestata perché era la cuoca del seminario sotterraneo di Ch'angle.

  7) Zheng Ruipin (diocesi di Fuzhou, Fujian). Arrestato il 12 aprile 2003 insieme a 18 seminaristi. I seminaristi sono stati rilasciati; il padre è tuttora in carcere in luogo sconosciuto.

  8) Pang Yongxing, Ma Shunbao, Wang Limao (diocesi di Baoding, Hebei). Arrestati rispettivamente nel dicembre 2001, il 24 marzo e il 31 marzo 2002 (domenica delle Palme e Pasqua). Il 7 luglio 2003 sono stati tutti condannati ai lavori forzati.

  9) Li Jianbo (diocesi di Baoding, Hebei). Arrestato il 19 aprile 2001 a Xilinhot (Mongolia Interna) e condannato ai campi di rieducazione attraverso il lavoro. Pare sia molto malato.

 

Questo è quanto.

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