Cogliere il livello profondo della visita del papa

Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, in una intervista all'agenzia Apcom, si dice fiducioso sull'accoglienza che il popolo turco riserverà al papa.

Cogliere il livello profondo della visita del papa

da Attualità

del 28 novembre 2006

Partirà alle 9.00 di martedì 28 novembre dall’aeroporto romano di Fiumicino per arrivare alle 13.00 all’aeroporto Internazionale Esemboğa di Ankara. Prima tappa, la visita al Mausoleo di Atatürk, il padre della Patria, che ha proclamato la Repubblica turca nel 1923. Subito dopo si svolge la cerimonia di benvenuto e la visita di cortesia al presidente della Repubblica Ahmet Necdet Sezer; quindi il Papa incontra il vice primo ministro e successivamente il presidente per gli Affari Religiosi Alì Bardokoglu presso la sua sede: il Papa terrà un discorso. Sempre ad Ankara, nella nunziatura apostolica, Benedetto XVI incontra il Corpo diplomatico.

 

Il giorno dopo parte dall’aeroporto di Ankara per giungere a Smirne: di qui si trasferisce ad Efeso dove in fine mattinata celebra la Messa nel santuario di Meryem Ana Evi, ovvero la Casa di Maria. Ad Efeso si svolse nel 431 il celebre Concilio che proclamò la vergine Maria “Theotokos”, cioè “Madre di Dio”. Nel pomeriggio il Papa riparte in aereo da Smirne per giungere ad Istanbul, dove si svolge la visita di preghiera alla Chiesa Patriarcale di San Giorgio e l’incontro privato con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, cui il Papa rivolgerà un saluto, nella sede del Patriarcato.

 

Nella mattinata di giovedì 30 novembre, ad Istanbul, il Papa partecipa alla Divina liturgia nella Chiesa patriarcale di San Giorgio: qui si svolge la cerimonia della firma di una Dichiarazione congiunta. Benedetto XVI pranzerà con Bartolomeo I presso il Patriarcato. Nel pomeriggio la visita al Museo di Santa Sofia e la visita di preghiera alla Cattedrale armena apostolica con l’incontro con il Patriarca Mesrob II. Presso la rappresentanza pontificia il Papa incontrerà il Metropolita siro-ortodosso e il Gran Rabbino della Turchia. In serata l’incontro e la cena con i membri della Conferenza episcopale cattolica della Turchia.

 

Nella mattina di venerdì 1° dicembre, sempre ad Istanbul, il Papa celebrerà la Messa nella Cattedrale dello Spirito Santo. Subito dopo il congedo all’aeroporto di Istanbul con partenza alle 13.15 e l’arrivo all’aeroporto romano di Ciampino alle 14.45 (da considerare che secondo il fuso orario la Turchia è avanti di un’ora rispetto all’Italia).

 

In Turchia si recarono già Paolo VI nel 1967 e Giovanni Paolo II nel 1979. Papa Wojtyla arrivò ad Ankara il 29 novembre di 27 anni fa e alla piccola comunità cristiana rivolse le parole che San Pietro indirizzò nella sua Lettera ai cristiani di queste terre: “Siate pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza”.

 

 

 

'Istanbul ha ben più di 10 milioni di abitanti e la Turchia è un Paese orgoglioso delle sue tradizioni di ospitalità. Non è giusto quindi valutare l'atteggiamento di un popolo in base alle manifestazioni di quelle che rimangono pur sempre minoranze abbastanza piccole, né bisogna lasciarsi intimorire e condizionare troppo facilmente da esse'. Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, in una intervista all'agenzia Apcom, si dice fiducioso sull'accoglienza che il popolo turco riserverà al papa. 'Il Presidente della Turchia - scandisce padre Lombardi - ha invitato il papa, abbiamo piena fiducia che il Governo e le altre autorità del Paese sapranno garantire una degna e serena accoglienza a un ospite così importante'. La sfida sul piano del dialogo con l'Islam, quella con gli ortodossi, le attese per un viaggio carico di significato.

 

Quello che inizierà martedì sarà il primo viaggio del Papa in un Paese a maggioranza islamica. Quale è il significato di questa visita e che risvolti avrà sul piano ecumenico e del dialogo con l'Islam? 'E' vero, finora i viaggi di Benedetto XVI sono stati in Paesi di antica tradizione europea e cristiana - sottolinea il gesuita - mentre qui ci si addentra in una realtà diversa. Però ci si muove sulle tracce di altri Papi, a cominciare da Roncalli, grande amico della Turchia, tanto da venire soprannominato addirittura dal governatore di Istanbul, Tulga ('il primo Papa turco della storia'), per continuare con Paolo VI e poi Giovanni Paolo II, che già ha reso omaggio al mausoleo di Ataturk, il padre della Turchia moderna. Non si tratta quindi di aprire, ma di continuare e approfondire un dialogo con la Turchia e, dato che il paese è a maggioranza musulmana anche se laico, di ribadire le disposizioni di rispetto e apprezzamento verso l'islam che nei mesi scorsi sono state più volte affermate dal Papa anche in occasione del dibattito sul discorso di Ratisbona. Le personalità più colte e aperte dell'islam hanno saputo accogliere positivamente le spiegazioni del Papa dopo quel discorso e cogliere l'occasione per andare avanti verso un livello più profondo di dialogo: sul rapporto fra la religione e la ragione, sul ruolo dei valori fondamentali della dignità della persona, della libertà e della pace nella visione religiosa dell'uomo. Sono convinto che l'incontro del Papa con il Presidente del Dipartimento per gli affari religiosi e con le maggiori autorità musulmane segnerà una tappa significativa in questa direzione quanto mai costruttiva in vista della comprensione reciproca e della convivenza pacifica. Il fatto che il Papa si rechi personalmente alla sede della Diyanet, il Dipartimento per gli affari religiosi, è già di per sé un atto di grande rispetto, che non mancherà di essere apprezzato da un popolo fiero di essere ospitale come è il popolo turco. Probabilmente la Turchia, con la sua costituzione laica, ma con la sua appartenenza all'area di maggioranza musulmana, è un terreno particolarmente adatto per l'affermazione e il chiarimento dei principi del rapporto fra islam e cristianesimo'. 

 

Anche sul piano ecumenico, padre Lombardi evidenzia che 'il viaggio del Papa ha una tappa di importanza fondamentale nell'incontro con il Patriarca Bartolomeo. La stessa data del viaggio - precisa - è stata scelta proprio in vista della partecipazione alla festa di Sant'Andrea, patrono del Patriarcato, il 30 novembre. I rapporti ecumenici fra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse vivono ora un momento importante, anche grazie al rilancio dei lavori della Commissione Mista internazionale di dialogo, che ha potuto riunirsi recentemente a Belgrado dopo un lungo periodo di stallo. Le sfide dell'annuncio evangelico nel mondo secolarizzato trovano cattolici ed ortodossi in sintonia fra di loro. L'impegno per la conservazione di comunità cristiane vive nella terra della Turchia e per la tutela delle loro possibilità di vita e di operosità, va aldilà della diversità fra le confessioni cristiane. La Turchia - prosegue il gesuita - è terra estremamente cara ai cristiani per essere stata culla di numerose comunità della Chiesa dei primi secoli, per aver visto l'opera degli apostoli, Andrea, Giovanni, Paolo, e secondo la tradizione per aver ospitato la stessa Madre del Signore. In Turchia si sono svolti tutti i grandi Concili ecumenici del primo millennio, determinanti per la fede della Chiesa. Tutti i cristiani guardano alla terra di Turchia con grandissimo amore ed emozione, ed è bello che in questa terra, anche se ora i cristiani vi sono una piccola ed umile minoranza, avvengano incontri storici di fraternità ecumenica, espressioni di carità e di sostegno vicendevole, che certamente contribuiranno a rinnovare entusiasmo e speranza sul cammino dell'unità anche se non daranno luogo immediatamente a passi in avanti nel dialogo teologico, che avrà altre sedi in cui continuare. Ciò che sta veramente a cuore al Papa è quello che si può definire ecumenismo 'dei fondamenti', cioè un ecumenismo di carità e di verità, che fa suo un nuovo e rinnovato annuncio dei fondamenti stessi della fede, un ecumenismo che non rimane alla superficie, ma riprende vitalità dalle radici più profonde'.

 

Commentando i numerosi episodi di manifestazioni e gesti di protesta per questa visita, padre Lombardi osserva che 'alcune manifestazioni di protesta sono già avvenute, altre possono avvenire. La Turchia è un Paese complesso, vi sono molte posizioni e tendenze politiche diverse - spiega - spesso non facilmente comprensibili per chi viene o guarda dall'esterno. In questo senso è abbastanza normale che ci siano anche manifestazioni di dissenso, come del resto avviene spesso anche nei diversi Paesi europei in occasione di visite di alte personalità. Ma la Turchia ha oltre 70 milioni di abitanti, e Istanbul ha ben più di 10 milioni di abitanti, e la Turchia è un Paese orgoglioso delle sue tradizioni di ospitalità. Non è giusto quindi valutare l'atteggiamento di un popolo in base alle manifestazioni di quelle che rimangono pur sempre minoranze abbastanza piccole, né bisogna lasciarsi intimorire e condizionare troppo facilmente da esse. Il Presidente della Turchia ha invitato il Papa, abbiamo piena fiducia che il Governo e le altre autorità del Paese sapranno garantire una degna e serena accoglienza a un ospite così importante'.

 

Crede che dopo la polemica di Ratisbona il Papa sia più 'cauto' nel linguaggio che utilizzerà nei suoi discorsi? 'Non tocca a me, né credo ad altri - risponde il direttore vaticano - insegnare al Papa quello che deve dire e come dirlo. Mi sembra sempre molto attento a ciò che dice. Certamente i suoi discorsi sono sempre densi e coraggiosi, tendono ad andare alla radice dei problemi e non ad evitarli. Perciò mi aspetto in ogni caso dei discorsi molto importanti e attuali. Ma sono convinto che per capirli correttamente non bisogna centrare le aspettative sulla sola attualità politica e sulla superficie dei problemi, ma comprendere il metodo del Papa, che ci invita sempre a cercare il livello più profondo del confronto e del dialogo sui valori e sui fondamenti, sia nel campo del vivere sociale sia in quello della fede. Solo da una comprensione reciproca, da un avvicinamento e da una intesa a questo livello nascono soluzioni durevoli ai problemi della convivenza delle religioni, delle culture e dei popoli, e quindi della pace, in un incontro e non in uno scontro fra civiltà. Se le aspettative verso le parole del Papa rimangono alla superficie dei problemi si rischia di rimanere colpiti da una frase o dall'altra, di perdere il senso complessivo del discorso e dei discorsi e quindi di travisarli. Sarebbe un peccato'.

Serena Sartini

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