L’estate è anche la stagione degli amori. Ma ai miei alunni, dico: fate attenzione, siate cauti! L’amore, quello vero, non brucia le tappe e non è un’avventura passeggera.
di Elisabetta Cafaro, insegnante, tratto da puntofamiglia.net
L’estate è anche la stagione degli amori. Ma ai miei alunni, dico: fate attenzione, siate cauti! L’amore, quello vero, non brucia le tappe e non è un’avventura passeggera.
Nelle mattinate d’estate, il mare sembra cantare per noi. Sotto i caldi raggi del sole ci si lascia andare alle voci seduttrici, irresistibili di questa stagione, definita non a torto, quella dell’amore. Negli anni affascinanti, difficili e bellissimi della prima giovinezza (forse non solo in quelli…) si inizia a sviluppare un maturo senso critico, aperto anche alle prospettive dell’amore. Quanti sogni, quante chimere e quante storie sono iniziate proprio nella stagione estiva.
È un caldissimo pomeriggio di luglio, sto leggendo il messaggio di Elsa una mia alunna di 15 anni che mi chiede: “L’amore nasce dal colpo di fulmine, dall’attrazione fisica, dalla richiesta di qualcuno, dalla conoscenza, dalla condivisione? Aiutatemi a trovare una risposta. In questo momento della mia vita sembra che l’unico bisogno più grande è avere accanto qualcuno che mi vuole bene per essere felice. Sembra che l’affetto della mia famiglia non mi basti più…”.
Cara Elsa, le tue parole mi rimandano alla vignetta di un fumetto, che ho letto qualche tempo fa, che vede come protagonisti Lucy e Charlie Brown. Quest’ultimo confessa all’amica Lucy che l’unica cosa che vorrebbe per essere felice è qualcuno che gli dica “ti voglio bene”. “Sei sicuro?” chiede Lucy sbalordita dalla semplicità della richiesta. “Se qualcuno ti dice che ti vuole bene tu saresti felice?”. “Certo!” afferma Charlie Brown. Lucy gira le spalle e va via dicendo: “Non posso farlo…”.
Un’unione è attrazione, conoscenza e condivisione. L’amore non solo unisce due soggetti, ma consente loro di compenetrarsi a vicenda, appartenendosi spiritualmente. Non è per niente facile, varcare il mondo interiore di un altro con le sue esigenze. Tante volte sperimentiamo la difficoltà nel comprendere noi stessi, le nostre ansie e cosa realmente vogliamo. Questa appartenenza spirituale tra due persone, la esprime molto bene san Paolo quando afferma: “Chi ama la propria moglie ama se stesso”. L’io diventa in un certo senso il tu e il tu diventa l’io (s’intende nel senso morale). Come la fede, l’amore dona occhi nuovi, carichi di speranza. Anche l’impossibile diventa possibile. Se manca questo sguardo è un amore contraffatto ovvero non originale. Se l’amore non fa sognare un mondo più bello e non mette nel cuore il desiderio di costruire spazi in cui la dignità dell’uomo possa emergere, vuol dire che questo amore resta nella logica del bisogno. Avere bisogno di qualcuno o qualcosa non è amore ma solo opportunismo. Attenzione agli abbagli!
Cos’è l’amore? È uno degli interrogativi che si pone e ci pone don Silvio Longobardi, custode della Fraternità di Emmaus, nel suo ultimo libro “Il Cantico dei Cantici. Una lode di tenerezza” edito da Punto Famiglia. Ho letto questo libro, come si usa dire tutto d’un fiato, davanti a Gesù in Adorazione, nella bellissima Cappella dedicata ai santi Luigi e Zelia Martin, genitori di santa Teresa di Lisieux, ad Angri in provincia di Salerno. L’esperienza dei santi Martin ci dice che l’amore umano abilmente si intreccia con l’amore divino. Don Silvio, nel suo libro scrive che: “È possibile rispondere in modo esaustivo alla domanda: Cos’è l’amore? Solo tornando all’origine, l’identità è in qualche modo nascosta nel principio. Se infatti l’amore trova la sua prima causa nel cuore dell’uomo, esso rimane inevitabilmente soggetto al dinamismo psicologico e serve a colmare l’ansia di insicurezza. Se invece trova la sua origine in Dio, se nasce dall’alto e trova nell’uomo solo un fertile terreno, allora è possibile affermare che l’amore è strettamente legato al mistero di comunione che abbraccia l’universo e contiene in sé la luce e la forza sufficiente per decifrare tutti gli interrogativi che fanno parte dell’umana esistenza. La Scrittura e il Cantico, annunciano che uno solo è l’amore da cui tutto ha avuto origine e presentano l’amore umano in tutte le sue sfumature, come un riflesso dell’unico Amore. In questa luce possiamo comprendere perché l’uomo cammina con fatica sulla via dell’amore e tante volte vi rinuncia: in realtà egli non ha in sé la capacità di amare nella verità e nella pienezza e rimane schiavo di sentimenti ed emozioni superficiali. Solo tornando alla fonte primitiva, chiedendo e accogliendo l’amore di Dio, l’uomo può ricevere la forza per incamminarsi nell’amore. Chi vive questa esperienza scopre con immensa gioia che al termine del faticoso itinerario incontra Colui che tutto ha generato e tutti accoglie nell’unico ed eterno amore”.
Come riconoscere se un amore è autentico? Viene spontanea questa domanda. Al momento giusto Dio apre gli occhi permette di vedere ciò che prima era nascosto. Chi ha fede non dubita ma impara ad attendere. Santa Zelia Guerin Martin incontrò suo marito Luigi passando sul ponte Saint Leonard di Alençon. Incrociò questo giovane uomo la cui nobile fisionomia, l’andatura riservata, l’atteggiamento pieno di dignità, la impressionarono. Nello stesso tempo, una voce interiore le mormorò in segreto: “È quest’uomo che ho preparato per te”. A mezzanotte del 13 luglio 1858 si sposarono nella chiesa di Notre Dame in Alençon. L’amore dona la possibilità di vedere quello che umanamente non appare. “Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”, scrive Antoine de Saint-Exupèry nella sua opera Il Piccolo Principe. Un amore che si nutre di fede non si impantana nella palude, resta in estate anche quando la vita entra nel rigido inverno.
Cara Elsa e cari ragazzi, vogliamo andare sulla via dell’amore? Per prima cosa dobbiamo accogliere Dio, fonte dell’amore. Altrimenti è come pretendere di volare con un’ala soltanto, quella della natura umana e bruciare le tappe. Siate cauti! Un abbraccio a tutti!
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