Le cause di beatificazione e canonizzazione sono state oggetto, nei secoli, di discipline diverse, più o meno rigide, tutte comunque finalizzate a dimostrare e mostrare ai fedeli l'esemplarità di vita di alcuni fedeli e a rendere sommo onore a Dio.
Santo subito!
Quando Gerardo Della Porta (san Gerardo), vescovo di Potenza, nel 1119 morì, fu canonizzato dal Papa Callisto II in virtù dei tanti miracoli compiuti (guarigioni di malati, restituzione della vista a ciechi, trasformazione dell’acqua in vino…), per acclamazione popolare, senza cioè alcun processo istruttorio, senza audizioni di testimoni né esami di scritti, ma solo per la sua indiscussa fama di taumaturgo. Stessa sorte toccherà a Santo Stefano, cui furono attribuiti guarigioni e fatti miracolosi già prima della morte, proclamato santo “viva voce” e circa 200 anni dopo a San Rocco la cui intercessione fu invocata, con esito fausto, per la liberare la città di Costanza dalla peste; il miracolo, ipso facto, gli valse il riconoscimento della santità.
Per lungo tempo è stato così. Sicuramente per tutto il medioevo i santi sono stati elevati agli onori degli altari al grido di "santo subito!".
Dalla vox populi alla veste normativa
Tale pratica fu probabilmente in uso fino alla metà del 1500, periodo a cui risale la creazione di un registro di tutte le cause di beatificazione e canonizzazione, l'Index ac status causarum, voluto nel 1588 da Sisto V per fare ordine in materia. Circa 50 anni dopo, nel 1634, papa Urbano VIII emanò la Caelestis Jerusalem cives per ribadire che nessun “Servo di Dio” (è così che viene chiamato il fedele di cui è stata avviato il processo) potesse ricevere pubblico culto se non dopo una esplicita pronuncia della Santa Sede. La codificazione vera e propria del processo di canonizzazione avvenne però ben più tardi, tra il 1740 e il 1758, per merito di Benedetto XIV, il "maestro delle Cause dei Santi", autore di un’opera in materia, De servorum Dei beatificazione et beatorum canonizatione, paragonata da Pio XII alla Summa Theologica di San Tommaso d’Aquino, per la completezza della trattazione. Lo stesso Pio XII diede un contributo notevole alle cause di beatificazione e canonizzazione, rivedendo totalmente, nel 1948 e alla luce delle norme del Codex Juris Canonici del 1917, l’intera legislazione benedettina, seppur tanto apprezzata, ed istituendo la Commissione medica per l’esame delle guarigioni miracolose, tracciando una netta distinzione tra il ruolo e il compito dei teologi, da quelli dei medici. Nel 1969 è la volta di Paolo VI che, con la Sanctitas Clarior, unifica i processi ordinari ed apostolico nell’unico cognizionale. Con la riforma del codice di diritto canonico, la disciplina delle cause di canonizzazione viene affidata ad una specifica normativa (can. 1403). Così, anche alla luce degli orientamenti conciliari, è Papa Giovanni Paolo II ad emanare, nel 1983, la Costituzione Apostolica Divinus perfectionis magister, con la quale il Santo Padre ha riformato la procedura, dando piena attuazione alla riforma di Pio XII, e ha dato una nuova organizzazione alla Congregazione. Scopo della riforma è stato quello di semplificare e rendere più rapida le procedure di beatificazione e canonizzazione, al fine di mettere in evidenza i frutti della grazia divina, mettere in luce l’esemplarità di alcuni fedeli e valorizzare la dimensione quotidiana della santità, riducendo l’importanza dei miracoli nelle cause di canonizzazione ed incentrando maggiormente l’attenzione sulla santità di vita del Servo di Dio, per la sua proclamazione come Beato.
Le fasi della causa
Questo non significa che le cause di beatificazione e canonizzazione siano diventate sommarie e banali o che la Congregazione delle Cause dei Santi sia diventata “una fabbrica di santi”. Le indagini preliminari, gli esami, l’attività istruttoria restano meticolose ed affidate ad esperti che, sia nella fase diocesana che in quella vaticana, esaminano con cura certosina ogni dato ed elemento della causa.
L’istruttoria è volta ad accertare l’eroicità delle virtù del Servo di Dio cioè che le azioni compiute in vita siano state straordinarie o, più semplicemente, che il fedele abbia agito con generosità ed amore estremi verso Dio e il prossimo.
A seguito di decreto papale, il Servo di Dio diventa Venerabile. Da qui, se martire, subito Beato; diversamente la beatificazione richiede il riconoscimento di un miracolo attribuito, dopo la morte, alla sua intercessione. Da questo momento il Beato è degno del culto pubblico, ma occorre l’accertamento di un secondo miracolo, successivo alla beatificazione, perché possa essere canonizzato e quindi riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa come Santo.
Parlando della santità cristiana, nella storia della Chiesa, Giovanni Paolo II ha scritto: "Il più grande omaggio, che tutte le Chiese renderanno a Cristo alla soglia del terzo millennio, sarà la dimostrazione dell'onnipotente presenza del Redentore mediante i frutti di fede, di speranza e di carità in uomini e donne di tante lingue e razze, che hanno seguito Cristo nelle varie forme della vocazione cristiana." (T.M.A. nE37).
Novella Caterina
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