La corrispondenza di san Giovanni Bosco rispecchia la sua molteplice attività di promotore di opere educative e assistenziali, imprese editoriali e missionarie. Documenta anche la rete vastissima delle relazioni da lui intessute. Le sue sono lettere di un uomo d´azione, di un organizzatore instancabile, di un avveduto comunicatore, di un fondatore religioso e di un appassionato animatore di iniziative cattoliche. Poco spazio è dato agli aspetti spirituali, che egli preferisce trattare nella predicazione, nei colloqui personali o nel contesto del sacramento della Penitenza.
Tuttavia non mancano lettere che, pur nella brevità, propongono indirizzi.spirituali e consigli preziosi, dai quali emerge la sapienza e l´esperienza di un formatore d'anime.
Qui vengono trascritte, a titolo esemplificativo, alcune corrispondenze, indirizzate a ragazzi e giovani, con suggerimenti e piccoli programmi di vita, che ri.Tecchiano i tratti caratterizzanti del suo magistero spirituale, tutto mirato alla concretezza di un vissuto cristiano fecondo di opere e di tensione virtuosa.
185. A Stefano Rossetti
Sant´Ignazio presso Lanzo, 25 luglio 1860
Amatissimo figliuolo,
La lettera che mi hai scritto mi ha fatto veramente piacere. Con essa dimostri che tu hai compreso quale sia l´animo mio verso di te. Sì, mio caro, io ti amo di tutto cuore, ed il mio amore per te tende a fare quanto posso per farti progredire nello studio e nella pietà e guidarti per la via del cielo. Rammenta i molti avvisi che ti ho dato in varie circostanze; sta allegro, ma la tua allegria sia verace come quella di una coscienza monda dal peccato. Studia per diventare molto ricco, ma ricco di virtù, e la più grande ricchezza è il santo timor di Dio. Fuggi i cattivi, sta amico coi buoni; rimettiti nelle mani del tuo signor arciprete e seguine i consigli e tutto andrà bene.
Saluta i tuoi parenti da parte mia; prega il Signore per me, e mentre Dio ti tiene lungi da me lo prego di conservarti sempre suo finché sarai di nuovo con noi, intanto che ti sono con paterno affetto
Affezionatissimo
Sac. Bosco Gio..
186. A Severino Rostagno
Torino, 5 settembre 1860
Figliuolo dilettissimo,
La tua lettera mi ha fatto piacere. Se tu provasti grande consolazione per un momento di tempo che fummo insieme a fare poche parole, qual gaudio non sarà per noi quando, aiutandoci Dio, vivremo per sempre beati in cielo dove farem una sola voce per lodare il nostro Creatore in eterno?
Coraggio dunque, figliuol mio, sii fermo nella fede, cresci ogni giorno nel santo timor di Dio; guardati dai cattivi compagni come da serpenti velenosi, frequenta i sacramenti della confessione e comunione; sii devoto di Maria santissima e sarai certamente felice.
Quando ti vidi parrai aver ravvisato qualche disegno della divina Provvidenza sopra di te; ora non te lo dico ancora, se verrai altra volta a vedermi parlerò più chiaramente e conoscerai la ragione di certe parole dette allora.
Il Signore doni a te e alla tua madre sanità e grazia; prega per me che ti sono di cuore
Affezionatissimo
Sac. Bosco Gio.
187. A Giovanni Garino
Calliano, 10 ottobre 1860
Carissimo Garino,
Ho ricevuto con piacere la tua lettera e godo della tua ferma volontà di farti buono per divenire un ottimo ecclesiastico. Dal canto mio farò tutto quello che posso; ma ho bisogno anche di qualche cosa da parte tua. Di che cosa? Di una confidenza illimitata in tutto ciò che riguarda al bene dell´anima tua. Avrei bisogno di farti cacciatore di anime, ma per il timore che tu rimanga da altri cacciato, ti propongo solo di farti modello ai tuoi Compagni nel bene operare. Peraltro sarà sempre per te una fortuna grande quando potrai promuovere qualche bene od impedire qualche male tra i tuoi compagni.
Amami come io ti amo nel Signore, prega eziandio per me che ti sono di cuore
Affezionatissimo
Sac. Bosco Giovanni
188. A Emanuele Fassati
Torino, 8 settembre 1861
Caro Emanuele,
Mentre tu godi la campagna col buon Stanislao io vengo in compagnia di maman a farti una visita con questo biglietto che sono in dovere di scriverti.
Mio scopo è di farti un bel progetto; ascolta dunque. L´età, lo studio che percorri sembrano sufficienti per essere ammesso alla santa comunione. Io dunque vorrei che la prima Pasqua fosse per te quel gran giorno della santa tua prima comunione. Che ne dici, caro Emanuele? Prova a parlarne coi tuoi genitori e sentirai il loro parere. Ma io vorrei che cominciassi fin d´ora a prepararti e perciò essere in modo particolare esemplare nel praticare:
1° Ubbidienza esatta ai tuoi genitori e ad altri tuoi superiori, senza mai fare opposizione a qualsiasi comando.
2° Puntualità nell´adempimento dei tuoi doveri, specialmente di quelli di scuola, senza mai farti sgridare per adempierli.
3° Fare grande stima di tutte le cose di devozione. Perciò far bene il segno della santa croce, pregare ginocchioni con atteggiamento composto, assistere con esemplarità alle cose di chiesa.
Avrei molto piacere che mi facessi una risposta intorno alle proposte che ti ho fatto. Ti prego di salutare Azeglia e Stanislao da parte mia. State tutti allegri nel Signore. Dio vi benedica tutti; pregate per me; tu specialmente, o caro Emanuele, fammi onore colla tua buona condotta e credimi sempre tuo
Affezionatissimo amico
Sac. Bosco Giovanni
189. Ai giovani dell´Oratorio
Dal santuario di Oropa (Biella), 6 agosto 1863
Carissimi figliuoli studenti,
Se voi, o miei cari figliuoli, vi trovaste sopra questo monte ne sareste certamente commossi. Un grande edificio nel cui centro avvi una devota chiesa, forma quello che comunemente si appella santuario di Oropa. Qui avvi un continuo andirivieni di gente. Chi ringrazia la santa Vergine per grazie da lei ottenute; chi domanda di essere liberato da un male spirituale o temporale; chi prega la santa Vergine che l´aiuti a perseverare nel bene, chi a fare una santa morte. Giovani e vecchi; ricchi e poveri; contadini e signori; cavalieri, conti, marchesi, artigiani, mercanti, uomini, donne, vaccari, studenti d´ogni condizione si vedono continuamente in gran numero accostarsi ai santi sacramenti della confessione e comunione e andare di poi ai piè di una stupenda statua di Maria santissima per implorare il celeste di lei aiuto.
Ma in mezzo a tanta gente il mio cuore provava un vivo rincrescimento. Perché? Non vedevo i miei cari giovani studenti. Ah! Sì perché non posso avere i miei´ figli qui, condurli tutti ai piè di Maria, offrirli a lei, metterli tutti sotto alla potente di lei protezione, farli tutti Savio Domenico, altrettanti san Luigi?
Per trovare un conforto al mio cuore sono andato dinanzi al prodigioso altare di lei e le ho promesso che giunto in Torino avrei fatto quanto avrei potuto per insinuare nei vostri cuori la devozione a Maria e raccomandandovi a lei ho domandato queste grazie speciali per voi. Maria, le dissi, benedite tutta la nostra casa, allontanate dal cuore dei nostri giovani fin l´ombra del peccato; siate la guida degli studenti; siate per loro la sede della vera sapienza. Siano tutti vostri, sempre vostri ed abbiateli sempre per vostri figliuoli e conservateli sempre fra i vostri devoti. Credo che la santa Vergine mi avrà esaudito e spero che voi mi darete mano affinché possiamo corrispondere alla voce di Maria, alla grazia del Signore.
La santa Vergine Maria benedica me, benedica tutti i sacerdoti e chierici e tutti quelli che impiegano le loro fatiche per la nostra casa, benedica tutti voi. Ella dal cielo ci aiuti e noi faremo ogni sforzo per meritarci la sua santa protezione in vita ed in morte. Così sia.
Affezionatissimo amico in Gesù Cristo
Sac. Bosco Gio.
190. A Emanuele Fassati
Dalla tua villeggiatura di Montemagno — 1° ottobre 1863
Caro Emanuele,
Prima di partire, o caro Emanuele, ascolta due parole di un amico dell´anima tua.
Giunto che sarai al collegio fissato dalla prudenza dei tuoi genitori procura di mettere in pratica questi avvisi:
1° Avrai grande confidenza coi tuoi superiori. 2° Adoperati di mettere in pratica i consigli del confessore. 3° Fuggi l´ozio e quei compagni che per avventura tu udissi a parlar male. 4° Prega ogni giorno la santa Vergine che ti permetta qualunque male, ma non mai di cadere in peccato grave.
Dio ti benedica e ti conservi in sanità e in grazia sua fino al´novello rivederci dell´agosto 1864, se saremo ancora in vita. Amen.
Tuo affezionatissimo in Gesù Cristo
Sac. Bosco Gio.
191. Agli allievi di Mirabello
Torino, giorno 30 dicembre 1863
Agli amati miei figliuoli del Piccolo Seminario di San Carlo in Mira-bello.
La grazia di nostro signor Gesù Cristo sia sempre con noi. Amen.
I segni di filiale affetto che voi, figliuoli amatissimi, avete a me dato quando ebbi il piacere di farvi una visita, mi avevano fatto risolvére di .recarmi di nuovo presso di voi in questi giorni di feste e di auguri. Ora per le speciali mie occupazioni non potendo ciò fare, mi limito a scrivervi una lettera per manifestarvi alcuni pensieri del mio paterno cuore.
Prima di tutto vi ringrazio di quanto avete fatto per me, dei saluti inviatemi, delle preghiere innalzate a Dio per il bene dell´nima mia; come pure vi ringrazio dell´affetto che portate a don Rua e agli altri superiori di questo seminario. Da che fui tra voi essendo andato più volte a vedervi col lo spirito, credo bene di dirvi quanto ho osservato in particolare (a questo proposito scrivo biglietti a parte) ed in generale.
Con vera mia soddisfazione ho osservato più frequenza ai santi sacramenti della confessione e della comunione; contegno più devoto in chiesa, nella preghiera specialmente della sera, maggiore carità nel sopportare le molestie dei compagni ed in molti uno sforzo nel progredire nello studio e combattere i vizi e le cattive tentazioni. Ho questo osservato con grande mio piacere, tuttavia me lo permettete, debbo dirvi molte cose che amareggiarono assai l´animo mio.
Osservai alcuni andare in chiesa senza dare alcun segno di entrare in un luogo santo; ascoltar la predica (e non sono pochi) con distrazione continua senza nemmanco portare via una massima da praticare per il bene dell´anima loro. Osservai parecchi altri cominciare le preghiere di poi trovarsene alla fine senza che sappiano di averle dette e per lo più senza aprire le labbra; ne trovai altri che rissarono, altri che non potendo fare vendetta nutrirono la bile e l´odio molto tempo verso i loro rivali.
Avvene poi una serie che scappano dalla fatica come da enorme macigno che loro stia sopra il capo sospeso; ma quello che più mi ha addolorato sono alcuni che si studiarono d´introdurre massime disoneste e discorsi che san Paolo•vuole che siano nemmanco nominati tra i cristiani. Ve ne furono poi alcuni che, assai pochi, i quali, devo dirlo? si accostarono indegnamente ai santi sacramenti.
Queste, miei amati figliuoli, sono le cose che ho notate sopra l´andamento del piccolo seminario di Mirabello. Pensate voi forse che io scriva queste cose per farvi rimprovero? No, le scrivo soltanto per avvisarvi e così i buoni siano incoraggiati a perseverare; i tiepidi procurino di accendersi e riscaldarsi di amor di Dio e chi ne ha bisogno si rialzi dallo stato in cui [si] trova. Qui avrei molte cose a scrivervi, ma mi serbo di farlo alla prossima mia visita che sarò per farvi. Vi dirò per altro quanto il Signore Dio vuole da voi nel corso di questo anno per meritarvi le sue benedizioni.
1° Fuga dell´ozio, perciò somma diligenza nell´adempimento dei propri doveri scolastici e religiosi. L´ozio è padre di tutti i vizi.
2° La frequente comunione. Che grande verità io vi dico in questo momento. La frequente comunione è la grande colonna che tiene su il mondo morale e materiale affinché non cada in rovina.
3° Divozione e frequente ricorso a Maria santissima. Non si è mai udito al mondo che taluno sia con fiducia ricorso a questa madre celeste senza che sia stato prontamente esaudito.
Credetelo, o miei cari figliuoli, io penso di non dire troppo asserendo che la frequente comunione è una grande colonna sopra cui poggia un polo del mondo; la divozione poi alla Madonna è l´altra colonnasopra cui poggia l´altro polo. Quindi dico a don Rua, agli altri superiori, maestri, assistenti, ai giovani tutti di raccomandare, praticare, predicare, insistere con tutti gli sforzi della carità di Gesù Cristo affinché non siano mai dimenticati questi tre ricordi che io vi mando a maggior gloria di Dio, a bene delle anime vostre tanto care al nostro signor Gesù Cristo che col Padre vive e regna nell´unità dello Spirito Santo. Così sia.
Mentre vi assicuro che ogni giorno vi raccomanderò al Signore nella santa messa, raccomando anche l´anima mia alla carità delle vostre preghiere. Tutti i giovani di questa casa si raccomandano eziandio alle vostre preghiere e vi augurano bene dal cielo. La santa Vergine ci conservi tutti suoi e sempre suoi. Amen.
Vostro affezionatissimo in Gesù Cristo
Sac. Bosco Gio.
192. A don Michele Rua, ai salesiani e ai giovani di Mirabello
Torino, 19 giugno 1864
Al sacerdote don Rua Michele ed a tutti i miei cari figliuoli di Mirabello.
Tu, caro don Rua, e tutti gli altri miei amati figliuoli di Mirabello mi attendete per san Luigi; e vi potete facilmente immaginare quanto grande sarebbe il piacere di potervi appagare. Ma ho alcuni affari in corso che m´impediscono assolutamente; fra gli altri avvi la novella chiesa, di cui si scavano le fondamenta, che vuole continua assistenza per le modificazioni che ad ogni momento occorrono per la linea di demarcazione.13isogna pertanto che tramandiamo questo piacere per la prima quindicina di luglio ed allora potremo chiacchierare, ridere e scherzare con qualche bel brindisi.
Tuttavia io voglio fare di qui con voi la festa di san Luigi ed è che il giorno 21 tra noi non è solenne, trasportandosi la solennità al 29 del corrente, quindi io posso dire la santa messa per i miei amati figli mirabellesi. Uniamoci adunque tutti nello spirito del Signore domandando tre cose a san Luigi:
1° Sanità e grazia a fine di potervi preparare a subire bene i vostri esami affinché siano più gustose le prossime vacanze.
2° Imitare san Luigi nel bubn esempio specialmente colla fuga di parlar male.
3° Che don Rua a mio conto vi faccia stare allegri prima in chiesa, di poi a pranzo ed in fine con una bella passeggiata. Fate così la festa di san Luigi e saremo tutti contenti.
Del resto io vi amo tutti nel Signore e passano poche ore del giorno senza che io vada a farvi visita e con voi mi trattenga.. Amiamoci, ma amiamoci per servire il Signore in tutta la vita e goderlo di poi in eterno.
La grazia di nostro signor Gesù Cristo sia sempre con noi. Amen. Sono con pienezza di affetto il
Vostro affezionatissimo amico
Sac. Bosco G.
P.S. Tanti saluti a tua madre, al suddiacono Franceschino, a don Bonetti e a tutta la famiglia Provera. Così sia.
193. Agli allievi di Mirabello
[Torino, inizio luglio 1864]
Ai miei cari figliuoli di Mirabello.
Ho ritardato, amati figliuoli, a farvi visita come avevo promesso, ma quello che mi Tincresce si è non aver nemmeno potuto andare a far la festa di san Luigi. Studio ora il modo di ricompensare il ritardo colla più lunga dimora tra voi. Martedì a sera, a Dio piacendo, per l´ultima [corsa] della sera sarò a Mirabello. Ma perché prevenirvi? Non basta intervenire secondo il solito? No, miei cari, non basta. Ho bisogno di parlarvi in pubblica per raccontarvi alcune cose che so tornare di vostro gradimento, di parlarvi privatamente di cose niente piacevoli, ma che è necessario che sappiate; di parlanti poi in un orecchio per rompere le corna al demonio che vorrebbe divenire maestro e padrone di taluni di voi. Qui metto una nota che in una visita fatta testé ho potuto fare di alcuni i quali hanno bisogno d´essere in modo speciale prevenuti e prego il vostro signor direttore a voler dire loro
da parte mia che ho grave bisogno di parlar alla loro anima, al loro cuore, alla loro coscienza, ma questo mio bisogno è solamente per far del bene alle anime loro.
Del resto io vi dico´che nelle frequenti visite che vi fo, ho veduto cose che mi danno molta consolazione; specialmente quelli che frequentano esemplarmente la santa comunione e compiono ´esemplarmente i loro doveri. Ho eziandio notato le piccole negligenze di taluni, ma di queste non ne fo gran caso.
In mezzo a tutto questo non datevi pena di sorta: io vado tra voi come padre, amico e fratello; datemi solamente il cuore nelle mani alcuni istanti, poi, saremo tutti contenti. Contenti voi per la pace e per la grazia del Signore, di cui sarà certamente arricchita l´anima vostra; contento io che avrò la grande e sospirata consolazione di vedervi tutti in amicizia con Dio creatore.
Ma questo ènitto per l´anima e per il corpo c´è niente? Certainente dopo che avremo dato all´anima quanto le occorre, non lasceremo il corpo digiuno. Fin d´ora mi raccomando al signor prefetto che dia gli ordini opportuni per passare una bella giornata e se il tempo lo permetterà di fare anche tutti insieme una passeggiata.
La grazia di nostro signor Gesù Cristo sia ´sempre con voi; e la santa Vergine vi faccia tutti ricchi della vera ricchezza che è il santo timor di Dio. Amen.
Pregate per me che vi sono con tutto il cuore
Affezionatissimo in Gesù Cristo
Sac. Giovanni Bosco
P.S. Speciali saluti ai preti, maestri, assistenti ed alla famiglia Provera, specialmente al caro papà
194. Alla giovane Annetta Pelazza.
Torino,.20 luglio [1864]
Pregiatissima giovane Pelazza Annetta,
1° L´obbedienza è per voi la via sicura per giungere al cielo.
2° Per mettere in esecuzione il pensiero che da qualche tempo vi occupa
la mente (questo non me lo avete detto, ma parmi di vederlo nella vostra mente: farvi religiosa) mettetevi interamente nelle mani delle vostre sante superiore.
3° Quando avrete bisogno di qualche cosa andatela a domandare a Gesù sacramentato e a Maria Immacolata e sarete sempre esaudita.
Dio vi benedica e ci conceda a tutti di camminare per la via della salvezza dell´anima.
Pregate per me che vi sono in Gesù Cristo
Umile servitore
Sac. Giovanni Bosco
195. A don Michele Rua e agli allievi di Mirabello.
Torino, 30 dicembre 1864
Ai miei cari figliuoli di Mirabello.
La bontà e i segni di figliale affetto che mi manifestaste, quando ho avuto il bel piacere di farvi una visita, le lettere, i saluti che parecchi di voi mi inviarono e che conserverò come grata memoria, mi stimolavano di ritornare quanto prima a trattenermi alquanto con voi, o cari ed amati miei figliuoli. Non ho potuto finora appagare questo mio desiderio, ma lo appagherò fra breve. Intanto per soddisfare in qualche modo agli affetti del mio cuore stimo di scrivervi una lettera che sarà corriere della mia venuta costà.
Ma che vale una lettera per esprimere le molte cose [che] io vi vorrei dire? Ristringerò le cose a sommi capi.
Vi dirò adunque che io vi ringrazio di tutti i segni di benevolenza che mi avete dato e della confidenza che mi avete usata in quel bel giorno che passai a Mirabello. Quelle voci, quegli evviva, quel baciare e stringere la mano, quel sorriso cordiale, quel parlarci dell´anima, quell´incoraggiarci reciprocamente al bene sono cose che mi imbalsamarono il cuore e per poco non ci posso pensare senza sentirmi commosso fino alle lagrime.
Quindi col mio pensiero vado spesso tra voi e godo nel vedere il bel numero che con frequenza si accosta alla santa comunione; ma se loro non volessi troppo bene vorrei fare una solenne parrucca a Prot Maggiore, a Pernigotti, a Cigorza... mi sfuggirono questi nomi, non voglio più dire niente.
Vi dirò eziandio che voi siete la pupilla dell´occhio mio e che ogni giorno io mi ricordo di voi nella santa messa; domando che Dio vi conservi in sanità, in grazia sua, vi faccia progredire nella scienza, che possiate essere la consolazione dei vostri parenti e la delizia di don Bosco che tanto vi ama.
Ma per strenna che cosa vi darà don Bosco? Tre cose assai importanti: un avviso, un consiglio ed un mezzo.
Un avviso. Fuggite, .o miei cari, ogni peccato dell´immodestia; le opere, pensieri, sguardi, desideri, parole, discorsi opposti al sesto comandamento, abbiano nemmeno, come dice san Paolo, ad essere nominati tra voi.
Un consiglio. Custodite colla massima gelosia la bella, la sublime, la regina delle virtù, la santa virtù della purità.
Un mezzo. Mezzo efficacissimo per atterrare e vincere con sicurezza il nemico e di assicurarvi di conservare questa virtù è la frequente comunione, ma fatta colle debite disposizioni.
Qui io vorrei dirvi più cose, che non comporta una lettera; mi raccomando soltanto a don Rua che faccia il piacere di farvi non meno di tre brevi istruzioni o considerazioni sopra ciascuno dei mentovati argomenti.
In fine, o miei cari, vi dico che io vi porto grande affetto e desidero molto di vedervi e ciò sarà fra breve. Io voglio che voi tutti mi diate il vostro cuore affinché ogni giorno lo possa offrire a Gesù nel santissimo Sacramento mentre dico la santa messa; io vado a vedervi con grande desiderio di parlare a ciascuno delle cose dell´anima vostra e dire a ciascuno tre cose; una sul passato; l´altra sul presente; la terza sull´avvenire.
La santa Vergine ci conservi tutti suoi e sempre suoi e la grazia di nostro Signore Gesù Cristo sia sempre con noi. Amen.
Evviva i miei cari figliuoli di Mirabello.
Affezionatissimo amico in Gesù Cristo
Sac. Bosco Gio.
P.S. Coraggio, pazienza e sofferenza auguro al direttore, prefetto, maestri, assistenti, servienti, al caro papà Provera e a tutta la sua famiglia, a maman Rua e al mio piccolo amico Meliga, a Chiastellardo, al caro Ossella che mi scrisse una bella lettera ecc.
196. A Gregorio Cavalchini Garofoli
Torino, 1° giugno 1866
Carissimo Gregorio Garofoli,
Ho ricevuto con piacere la tua lettera ed ho dato le tue notizie ai giovani che fecero parte alla carovana di Tortona. Ne ebbero vero piacere e danno a me il piacèvole incarico di ringraziarti e salutarti. Certamente io vorrei trattenermi alquanto a parlare teco, ma le cose che vorrei dirti non si possono confidare alla carta. Se ti piace di farmi poi una visita nelle prossime vacanze io ti dirò quanto vorrei scriverti.
Come amico dell´anima tua non posso a meno che darti alcuni ricordi fondamentali e sono tre f.f. f Cioè: 1° Fuga dell´ozio. 2° Fuga dei compagni che fanno cattivi discorsi o danno cattivi consigli. 3° Frequenta la confessione e comunione con fervore e con frutto.
Ti prego di salutare i tuoi due. fratelli, Emanuele Canori e gli altri piemontesi di costà che tu ravvisassi di mia conoscenza. Dio ti benedica e ti conservi nella sua santa grazia, prega per me che ti sono
Affezionatissimo nel Signore
Sac. Bosco Gio.
197. Agli allievi di Mirabello
Torino, 26 luglio 1866
Ai miei cari figliuoli di Mirabello.
Avevo deliberato di recarmi presso di voi nel giorno della domenica prossima; quando imperioso motivo mi fa cangiare divisamento. Mi rincresce assai ed avevo già per fino stabilite le cose che desideravo di dirvi. Pazienza, Dio vuole riserbare questa nostra consolazione dopo le vacanze ed allora non un giorno, ma una settimana spero che passeremo insieme.
Intanto io giudico bene di augurarvi vacanze felici con alcuni paterni avvisi che mi sembrano necessari alle anime vostre.
1° Io ringrazio il vostro direttore, prefetto, i maestri, assistenti e tutti gli altri del piccolo seminario di tutte le cortesie, della pazienza usatemi e delle
preghiere fatte per la povera anima mia. Continuate, o cari figliuoli; io vi assicuro che ogni giorno vi raccomanderò tutti quanti nella santa messa.
2° Ognuno prima di partire pulisca la coscienza con un fermo proponimento di volerla conservare tale fino al ritorno dalle vacanze, per quella settimana e per quel giorno che vi sarà stabilito per ritornare; ma non lasciatevi adescare da alcune frivolezze per rimanere a casa oltre al tempo stabilito, ad eccezione che lo stato della vostra sanità non ve lo permetta.
3° Giunti a casa andate tosto da parte mia e degli altri vostri superiori a salutare i vostri parenti, il vostro parroco, maestri ed altre persone verso di cui abbiate qualche obbligazione. Questo è uriò stretto dovere di gratitudine che farà piacere agli altri e sarà eziandio vantaggioso a voi stessi.
4° Fate a casa la solita meditazione, messa, lettura quotidiana come facevate in collegio. La medesima frequenza nella confessione e comunione.
5° Col vostro contegno in famiglia fate vedere che il vostro anno scolastico non fu perduto; perciò siate modelli agli altri vostri parenti ed amici nella virtù dell´ubbidienza; sopportate con carità le molestie degli altri, siate senza pretese nel cibo, nel riposo, nel vestirvi e simili.
6° Non si possa mai dire di voi che facciate cattivi discorsi od anche solo ne ascoltiate. Occorrendovi di sentire qualcheduno a farne, imitate il nostro protettore san Luigi: o rimproverare chi lo fa o fuggire immediatamente dalla pericolosa compagnia.
7° Procurate di raccontare qualche fatto, ´qualche esempio letto, udito, studiato a quelli che lo voglio [no] ascoltare; oppure leggete qualche buon libro, ma guardatevi dalle cattive letture come da un mortale veleno delle vostre anime.
Certamente, o miei cari figliuoli, io vi direi ancora molte altre cose se la brevità di una lettera lo comportasse. Vi dico per altro ancora che voi andando altrove troverete persone più dotte e di gran lunga più virtuose di me, ma difficilmente potrete trovarne che più di me cerchino il vostro bene.
Perciò voi ricordatevi di me ogni mattino nell´ascoltare la santa ´messa; io non mancherò dal canto mio di fare ogni giorno una commemorazione per tutti voi nel celebrarla. Quale grande consolazione per me, che grande fortuna per voi se andaste a casa e ritornaste senza perdere la grazia del Signore! Del resto riposate, state allegri, ridete, cantate, passeggiate e´ fate quanto altro vi piace, purché non commettiate peccati.
Buone vacanze, miei cari figliuoli, e buon ritorno dalle medesime. La benedizione del Signore vi accompagni in ogni passo.
Il direttore delle scuole dia pure a leggere ed anche a copiare, [a] chi la bramasse questa lettera.
La grazia di nostro Signore Gesù Cristo sia sempre con noi e la santa
Vergine Maria ci assista e ci aiuti a perseverare per la via del cielo. Amen. Credetemi sempre con paterno affetto tutto vostro nel Signore Affezionatissimo amico
Sac. Bosco Gio.
198. Agli allievi di Lanzo Torinese
Torino, 26 luglio 1867
Cari figli del collegio di Lanzo,
Ho differito finora a scrivervi, o figliuoli carissimi, perché pensavo di potervi personalmente parlare prima delle vacanze; ma ora veggo che la necessità delle mie occupazioni mi privano di questo piacere, cui studierò di soddisfare colla penna.
Vi dirò adunque che io vi ringrazio dell´offerta che avete fatto per la chiesa di Maria Ausiliatrice e delle care lettere che vi siete compiaciuti di scrivermi. Voi non potete immaginarvi con quanto piacer io le abbia lette ad una ad´ una e mi sembrava proprio di parlare con ciascuno di voi. Mentre leggevo col mio cuore facevo a ciascuno la sua risposta, che non fu possibile di estendere per iscritto.
Siate persuasi, o miei cari, vòi- mi avete espresso tanti belli pensieri, ma questi pensieri trovarono eco nel mio cuore e spero che il vostro e il mio cuore faranno una cosa sola per amare e servire il Signore. Siate adunque benedetti e ringraziati della carità e benevolenza che mi avete mostrata.
Intanto avvicinandosi le vacanze, io desidero di darvi l´addio con qualche amichevole parola.
1° Per quanto vi sarà possibile ritornate per il giorno in cui si ricominceranno le scuole che credo sia il 16 del prossimo agosto; ad eccezione che qualche male ve lo impedisca.
2° Salutate i vostri parenti, i vostri parroci, maestri da parte mia.
3° Se incontrerete in vostra patria qualche compagno virtuoso procurate di condurlo con voi al collegio; ma [a] quelli che non vi sembrano buoni non parlate di venire in codesto collegio.
4° Nel tempo che sarete a casa fate almeno la santa comunione nei giorni festivi. Lungo la settimana non tralasciate ogni mattina la vostra meditazione.
5° Ogni mattina dite un Pater ed un´Ave con Gloria Patri al santissimo Sacramento per unirvi con me che vi raccomando ogni giorno nella santa messa affinché niuno di voi resti vittima del colera che si fa terribilmente sentire in parecchi paesi a noi vicini. A proposito di questo brutto male io consiglierei che quelli che hanno il morbo in patria loro non ci andassero per le vacanze per non mettersi in pericolo della vita senza necessità.
Del resto, o cari figliuoli, pregate Dio per me e preghiamo tutti l´un per l´altro affinché possiamo evitare l´offesa del Signore nel corso di questa vita per quindi trovarci tutti insieme un giorno a lodare, benedire e glorificare le divine misericordie in cielo. Amen.
Affezionatissimo amico, padre, fratello,
Sac. Giovanni Bosco
P.S. Evviva il direttore, prefetto, maestri, assistenti e tutti i miei cari figli di Lanzo.
199. A Giovanni Turco
Torino, 23 ottobre 1867
Carissimo Turco,
La tua lettera mi ha fatto molto piacere e mi riuscì tanto più gradita in quanto che tu mi parli coll´antica nostra confidenza, che per don Bosco è la cosa più cara del mondo.
Posta la tua lettera sotto ad un solo punto di veduta io ringrazio il Signore che in mezzo agli anni più difficili della tua vita ti, abbia aiutate a conservare i sani principi di religione. Si può dire che l´età calamitosa è passata; più progredirai negli anni, più svaniranno le illusioni che l´uomo si fa del mondo e si confermerà vie più in quello che mi dicesti, che solamente la religione è stabile e può in ogni tempo e in tutte le età rendere l´uomo felice nel tempo e nell´eternità.
Fatta così un po´ di filosofia ti consiglio a continuare ad occuparti nella professione di geometra in cui ti trovi, di praticare la religione specialmente
colla frequente confessione che per te è un vero balsamo; ma di adoperarti con tutti i mezzi possibili per assistere e consolare il tuo buon padre nella sua attuale vecchiaia, che, grazie a Dio, si può dire floridissima.
Per il passato ti ho sempre raccomandato al Signore nella santa messa e lo farò assai più volentieri ancora per l´avvenire perché me lo domandi. Tu pregherai anche per me, non è vero?
Ho alcuni libretti ameni da tradurre dal francese, ne tradurresti qualcheduno? Sarebbero da stamparsi nelle Letture Cattoliche.
Avrò sempre una consolazione ogni volta che mi scriverai.
Dio benedica te e tuo padre e vi `conservi ambedue ad multos annos con vita felice.
Don Francesia, don Lazzero, Chiapale e molti altri tuoi amici ti salutano ed io ti sarò sempre nel Signore
Affezionatissimo amico
Sac. Giovanni Bosco
200. A Luigi Vaccaneo
Torino, 11 dicembre 1867
Carissimo Vaccaneo,
Ho ricevuto la tua lettera e mi hai fatto piacere a scrivermi; io non mancherò di raccomandarti al-Signore nella santa messa, prega anche tu per me.
Dio non vuole che per ora possiamo vivere sotto al medesimo tetto; chi sa se ciò avvenga in altro tempo? Sia ogni cosa a sua maggior gloria.
Ti raccomando tre cose: attenzione nella meditazione del mattino; frequenza di compagni maggiormente dati alla pietà; temperanza nei cibi.
Dio benedica te e tutti, i miei figli dell´Oratorio che sono teco; salutali d.2. parte mia, prega per me che ti sono di cuore
Affezionatissimo in Gesù Cristo
Sac. Giovanni Bosco
201. A don Giuseppe Lazzero é alla comunità degli artigiani di Valdocco
Roma, 20 gennaio 1874
Carissimo don Lazzero e carissimi miei artigiani,
Sebbene io abbia scritto una lettera per tutti i miei amati figli dell´Oratorio, tuttavia essendo gli artigiani come la pupilla dell´occhio mio e di più avendo chiesto per loro una speciale benedizione dal Santo Padre, così credo farvi piacere soddisfacendo al mio cuore con una lettera.
Che io vi porti molta affezione non occorre che ve lo dica, ve ne ho date chiare prove. Che poi voi mi vogliate bene, non ho bisogno che lo diciate, perché me lo avété costantemente dimostrato: Ma 4uefta nostra reciproca affezione sopra quale cosa è fondata? Sopra la borsa? Non sopra la mia, perché la spendo per voi; non sopra la vostra, perché, non offendetevi, non ne avete. Dunque la mia affezione´ è fondata sul desiderio che ho di salvare le vostre anime che furono tutte redente dal sangue prezioso di Gesù Cristo, e voi mi amate´ perché cerco di condurvi per la strada della salvezza eterna. Dunque il bene delle anime nostre è il fondamento délla nostra affezione.
Ma, miei cari figliuoli, ciascuno di noi tiene veramente una condotta che tenda a salvare l´anima o piuttosto a perderla?
Se il nostro divin Salvatore in questo momento ci chiamasse al suo divin tribunale per ´essere giudicati ci troverebbe tutti preparati? Proponimenti fatti e non mantenuti; scandali dati e non riparati; discorsi che, insegnarono il male ad altri, sono cose intorno a cui noi dobbiamo ´temere di essere rimpròverati.
Mentre però Gesù Cristo -potrebbe a ragione farci questi rimproveri, sono persuaso che se ne presenterebbero non pochi colla coscienza pulita e coi conti dell´anima bene aggiustati e questa è la mia consolazione. Ad ogni modo, o miei cari amici, fatevi coraggio; io non cesserò di prégare per voi, adoperarmi per voi, pensare per voi e voi datemi aiuto col vostro buon volere.
Mettete in pratica le parole di san Paolo che qui vi traduco: Esorta i giovanetti che siano sobri, né mai´ dimentichino che è stabilito a tutti di morire e che dopo la morte dovremo tutti presentarci al tribunale di Gesù: Chi non patisce con Gesù Cristo in terra non può con lui essere coronato di gloria in cielo. Fuggite il peccato come il più grande vostro´ nemico e fuggite la sorgente dei peccati, cioè i cattivi discorsi che sono la rovina dei costumi. Datevi buon esempio l´un l´altro nelle opere e nei discorsi, ecc. ecc.
Don Lazzero vi dirà il resto. Intanto, o miei cari, mi raccomando alla vostra carità che preghiate in modo particolare per me e quelli della Compagnia di san Giuseppe, che sono i più fervorosi facciano una santa comunione per me.
La grazia di nostro Signore Gesù Cristo sia sempre con noi e ci aiuti a perseverare nel bene fino alla morte. Amen.
Vostro affezionatissimo amico
Sac. G. Bosco
202. Ai Salesiani e agli allievi di Lanzo Torinese
Torino, vigilia dell´Epifania [5 gennaio] 1875
Ai miei carissimi figliuoli, direttore, maestri, assistenti, prefetto, catechista, allievi ed altri del collegio di Lanzo
La grazia di nostro Signore Gesù Cristo sia sempre con noi. Amen.
Finora, miei amatissimi figliuoli, non ho potuto soddisfare ad un vivo desiderio del mio cuore che era di farvi una visita. Una serie non interrotta di complicate occupazioni, qualche leggero disturbo della sanità mi hanno tal cosa impedito.
Tuttavia vi voglio dire cosa elie voi stenterete a credere: più volte al giorno io penso a voi ed ogni mattino nella santa messa vi raccomando tutti in modo particolare al Signore. Dal canto vostro date anche non dubbi segni che vi ricordate di me.
Oh! con quale piacere ho letto il vostro indirizzo di buon augurio; con qual piacere ho letto il nome, cognome di ciascun allievo, di ciascuna classe, dal primo all´ultimo del collegio. Mi sembrava di trovarmi in mezzo di voi e nel mio cuore ho più volte ripetuto: Evviva i miei figli di Lanzo!
Comincio adunque per ringraziarvi tutti e di tutto cuore dei cristiani e figliali auguri che mi fate e prego Dio che li centuplichi sopra di voi e sopra tutti i vostri parenti ed amici. Sì. Dio vi conservi tutti a lunghi anni di vita felice.
Volendo poi venire a qualche augurio particolare io vi desidero dal cielo sanità, studio, moralità.
Sanità. È questo un prezioso dono del cielo, abbiatene cura. Guardatevi dalle intemperanze, dal sudar troppo, dal troppo stancarvi, dal repentino passaggio dal caldo al freddo. Queste sono le ordinarie sorgenti delle malattie.
Studio. Siete in collegio per farvi un corredo di cognizioni con cui potervi a suo tempo guadagnare il pane della vita. Qualunque sia la vostra condizione, la vocazione, lo stato vostro futuro, dovete fare in modo che se vi mancassero tutte le sostanze domestiche e paterne, voi possiate altrimenti essere in grado di guadagnarvi onesto alimento. Non si dica mai di noi che viviamo dei sudori altrui.
Moralità. Il legame che unisce insieme la sanità e lo studio, il fondamento sopra cui essi sono basati è la moralità. Credetelo, miei cari figli, io vi dico una grande verità: se voi conservate buona condotta morale, voi progredirete nello studio, nella sanità; voi sarete amati dai vostri superiori, dai vostri compagni, dai parenti, dagli amici, dai patrioti e, se volete che ve lo dica, sarete amati e rispettati dagli stessi cattivi. Tutti andranno a gara di avervi seco, lodarvi, beneficarvi. Ma datemi alcuni di quegli esseri che non hanno moralità: o che brutta cosa. Saranno pigri e non avranno altro nome se non di somaro; parleranno male e saranno chiamati scandalosi da fuggirsi. Se sono conosciuti in collegio vengono abborriti da tutti e si canta il Te Deum nel fortunato giorno che se ne vanno a casa loro. E a casa loro? Disprezzo generale. La famiglia, la patria li detestano, niuno dà loro appoggio, ognuno ne rifugge la società. E per l´anima? Se vivono sono infelici, in caso di morte non avendo seminato che male non potranno raccogliere che frutti funesti.
Coraggio adunque, o cari figli, datevi cura a cercare, studiare, conservare e promuovere i tre grandi tesori: sanità, studio e moralità.
Una cosa ancora. Io ascolto la voce che proviene di lontano e grida: o figliuoli, ò allievi di Lanzo, veniteci a salvare! Sono le voci di tante anime che aspettano una mano benefica, che vada a torti dall´orlo della perdizione e li metta per la via della salvezza. Io vi dico questo perché parecchi di voi siete chiamati alla carriera sacra, al guadagno delle anime.
Fatevi animo; ve ne sono molti che vi attendono. Ricordatevi delle parole di san Agostino: Animam salvasti, animam team praedestinasti.
Finalmente, o figli, vi raccomando il vostro direttore. So che esso non è troppo bene in sanità; pregate per lui, consolatelo colla vostra buona condotta, vogliategli bene, usategli confidenza illimitata. Quéste cose saranno di grande conforto a lui, di grande vantaggio a voi stessi.
Mentre vi assicuro che ogni giorno vi raccomando nella santa messa, raccomando pure me alle buone vostre preghiere, affinché non mi accada la disgrazia di predicare per salvare gli altri e poi abbia da perdere la povera anima´mia. Ne cum aliis praedicaverim, ipse reprobus tfficiar {1Cor 9,27].
Dio vi benedica tutti e credetemi in Gesù Cristo
Affezionatissimo amico
Sac. Giovanni Bosco
N. B. Il sig. direttore è pregato di spiegare queste cose che per caso non potessero essere bene intese.
203. Al giovane seminarista Antonio Massara
Torino, 26 settembre 1878
Carissimo in Gesù Cristo,
La tua schiettezza nello scrivere dimostra il tuo buon volere e mi invita a parlare con tutta confidenza. Dio è grande, Dio è misericordioso. Talvolta non pensiamo a lui, ma egli pensa a noi e vedendoci fuggire lontano ci dà una spalmata sulle spalle e ci arresta e ci fa tornare a lui. Non è vero? Sia dunque in cigni cosa benedetto il Signore e adorati i suoi decreti.
Qualora la tua sanità, dunque, permettesse di ripigliare gli studi, io non sarò alieno dal consigliarti d´andare avanti eziandio sino al sacerdozio. Se tu amassi la vita ritirata in comune e volessi venire con me, io ti annovererei tra i miei cari ed amati figli.
Intanto la preghiera, il lavoro, la mortificazione, colla frequente confessione e comunione ti renderanno vincitore contro quell´antico nemico dell´anima tua. Le altre cose non si possono affidare alla carta.
Addio, caro, Dio ti benedica. Prega per me che ti sarò sempre in Gesù Cristo
Affezionatissimo amico
Sac. Giovanni Bosco
204. A don Giovanni Branda e agli artigiani di Valdocco
Marsiglia, gennaio 1879
Carissimo don Branda,
Tutte le volte che io penso ai miei cari artigiani e che prego per loro, se andassi a far loro visita, sarei più volte al giorno tra di essi a parlare e consolarli. Tuttavia voglio dimostrare coi fatti che di loro mi ricordo in maniera particolare. Dirai dunque che gli auguri fattimi nelle feste natalizie e di buon capo d´anno mi furono graditi e li ringrazio di cuore. Ho avuto di loro buone notizie e benedico il Signore che dia loro il buon volere e la grazia di essere virtuosi.
Mi trovo qui in questa casa di san Leone, dove sono già un sessanta ragazzi, che poco per volta si faranno veri seguaci degli artigiani dell´Oratorio. Anzi, alcuni hanno dimostrato l´impegno di volerli superare nell´ubbidienza e nella pietà. Ho loro risposto che non vi riusciranno! Vedremo!
Intanto dirai a tutti che raccomando di cuore la frequente confessione e comunione; ma ambedue questi sacramenti siano ricevuti colle dovute disposizioni in modo che per ogni volta si veda il progresso in qualche virtù. Volesse Dio che io potessi dire ogni artigiano essere un modello di buon esempio agli altri compagni! Dipende da voi, o miei cari giovani, il darmi questa grande consolazione.
So che pregate per me e attribuisco il miglioramento della mia vista alle vostre preghiere; continuate. Vi ringrazio e Dio vi ricompenserà.
Il dono che vi chiedo è una santa comunione secondo la mia intenzione.
Dio benedica te, o caro don Branda, benedica tutti gli assistenti, gli operai, tutti gli artigiani e ci conceda la grazia grande di poter fare un cuore solo ed un´anima sola per amare e servire Dio in terra e poterlo poi un giorno lodare e godere eternamente in cielo.
Credimi tutto in Gesù Cristo
Affezionatissimo amico
Sac. Giovanni Bosco
205. Agli alunni della 4a e 5 a ginnasiale di Borgo San Martino
Torino, 17 giugno 1879
Miei cari figli,
Prima d´ora avrei desiderato di rispondere ad alcune letterine scrittemi dal caro vostro professore e da parecchi di voi. Non potendo ciò fare a ciascuno in particolare, scrivo una lettera per tutti, riserbandomi di parlare a ciascuno privatamente nella prossima festa di san Luigi.
Ritenete dunque che in questo mondo gli uomini devono camminare per la via del cielo in uno dei due stati: ecclesiastico o secolare. Per lo stato secolare ciascuno deve scegliere quegli studi, quegli impieghi, quelle professioni che gli permettono l´adempimento dei doveri del buon cristiano e che sono di gradimento ai propri genitori. Per lo stato ecclesiastico poi si devono seguire le norme stabilite dal nostro divin Salvatore: rinunziare alle agiatezze, alla gloria del mondo, ai godimenti della terra per darsi al servizio di Dio e così vie meglio assicurarsi i gaudi del cielo che non avranno più fine.
Nel fare questa scelta ciascuno ascolti il parere del proprio confessore e poi senza badare né a superiori né ad inferiori né a parenti né ad amici risolva quello che gli facilita la strada della salvezza e lo consoli al punto della morte. Quel giovanetto che entra nello stato ecclesiastico con questa intenzione, ha morale certezza di fare gran bene all´anima propria ed all´anima del prossimo.
Nello stato ecclesiastico inoltre vi sono molte diramazioni che devono tutte partire da un punto e tendere al medesimo centro che è Dio. Prete nel secolo, prete nella religione, prete nelle missioni estere sono i tre campi in cui gli evangelici operai sono chiamati a lavorare ed a promuovere la gloria di Dio. Ognuno può scegliere quello che gli sta più a cuore, più adatto alle sue forze fisiche e morali, prendendo consiglio da persona pia, dotta e prudente.
A questo punto io dovrei sciogliervi molte difficoltà che si riferiscono al mondo che vorrebbe tutta la gioventù al suo servizio, mentre Dio la vorrebbe tutta per sé. Tuttavia procurerò verbalmente di rispondere o meglio spiegare le difficoltà che a ciascuno possono occorrere nel prendere qualcuna di queste importanti deliberazioni.
La base poi della vita felice di un giovanetto è la frequente comunione e leggere ogni sabato la preghiera a Maria santissima sulla scelta dello stato, come sta descritta nel Giovane Provveduto.
La grazia di nostro signor Gesù Cristo sia sempre con voi tutti e vi conceda il prezioso dono della perseveranza nel bene. Io vi raccomanderò ogni giorno al Signore e voi pregate anche per me che vi sarò sempre in Gesù Cristo
Affezionatissimo amico
Sac. Giovanni Bosco
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