Il libro della ballerina senza braccia che ha danzato davanti al Papa e alla cerimonia d'apertura della Paralimpiade di Torino 2006 che si veste da straordinaria scrittrice. Con il ricordo di Cannavò, il sogno del palcoscenico, la rinuncia alle protesi, i giorni da bambina
del 12 ottobre 2011 La ricetta del sorriso di Simona Atzori(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));
          Simona Atzori ama l’arte nella sua totalità, danza, dipinge e adesso si prepara all’uscita del suo libro Cosa ti manca per essere felice? edito da Mondadori. Una vita piena di interessi ed una carriera notevole ottenuta con grande forza di volontà e soprattutto con grande amore per la vita. È stata ambasciatrice per la danza nel Grande Giubileo del 2000, ha donato il Premio Atzori ai grandi nomi della danza ed ha ballato con grandi nomi dell’arte tersicorea, uno fra tutti Roberto Bolle.
Raccontaci un po’ di questo libro, la tua ultima fatica…
Sono molto contenta di essere riuscita a realizzare questo progetto editoriale, Cosa ti manca per essere felice?, che uscirà nelle libreria l’11 ottobre e verrà presentato in anteprima giorno 9 ottobre a Rieti. È una cosa a cui lavoravo da tempo ma che non avevo in mente di realizzare subito, invece la Mondadori mi ha proposto di pubblicarlo e quindi eccoci qui. 
A te cosa manca per essere felice?
In realtà questa è una domanda che non pongo a me stessa ma ai lettori. Leggendo il libro si conoscerà il mio modo di vivere la vita e mi piacerebbe che questo portasse gli altri a porsi l’interrogativo di cosa ci vuole per essere felici.
Qual è la tua ricetta per vivere la vita?
Io penso che bisognerebbe affrontare la vita con passione, voglia ed entusiasmo cercando di dare un senso importante e grande a quello che facciamo e solo così, credo, non mancherebbe nulla per essere felici. Capita spesso di trovare mille scuse nell’affrontare la quotidianità vuoi per stanchezza vuoi per mancanza di stimoli, io dico che queste scuse non le ho volute ed ho fatto di tutto per dare un senso alla mia vita.
Come è nata in te l’esigenza di scrivere questo libro?
In realtà si tratta di un percorso molto lungo, ho sempre amato scrivere fin da quando ero bambina. Col tempo mi è capitato di scoprire che la gente che mi conosceva tramite la mia pittura e la mia danza era curiosa di conoscere anche la parte più intima di me, di capire dove trovassi gli stimoli per affrontare la mia vita. Da questo quindi è nata l’idea di mettere insieme le cose che scrivevo e realizzarne un libro.
Quando nasce invece il tuo rapporto con la danza?
La danza l’ho incontrata da piccola, all’età di sei anni. È stato da subito un grande amore ed una grande passione come lo è anche la pittura, un’altra arte che io amo molto. Ad oggi posso dire di non essere stata io a scegliere queste passioni ma di essere stata scelta da loro. Non riesco ad immaginare la mia vita diversamente da quella che è oggi, la danza è talmente dentro di me che non potrei farne a meno.
Quali sono le emozioni che provi danzando?
Io ritengo che la danza sia una grande forma di espressione e comunicazione, si usa il corpo per raccontare qualcosa. La mia danza è questo, usare il mio corpo per raccontare quello che c’è dentro e fuori di me.
Ci sono stati dei momenti nella tua carriera di ballerina in cui hai pensato di mollare tutto e fare altro?
Sicuramente ci sono state delle situazioni di stanchezza ma come posso capitare ad ognuno di noi, sono state proprio queste condizioni a rendermi più determinata e più forte. La danza è indubbiamente una disciplina faticosa sia fisicamente che mentalmente, tuttavia, quando si sale su un palcoscenico, tutti gli sforzi scompaiono e rimangono solo le emozioni, quelle belle, quelle che il pubblico riceve e ti ricambia con gli applausi.
C’è uno stile di danza che preferisci?
In realtà amo tutta la danza anche se devo ammettere di avere due grandi passioni. Una è il Lago dei Cigni che trovo sia l’emblema della danza classica, un balletto stupendo, e l’altra sono le coreografie dei fratelli Bubenicek che ammiro molto ed ho avuto il piacere di incontrare durante la mia partecipazione al Bolle&Friends nel 2009. 
A proposito del Bolle & Friends, che esperienza è stata per te?
È stata un’esperienza meravigliosa. Roberto Bolle oltre ad essere un magnifico danzatore è anche una persona molto bella interiormente, ha una grande anima, e questa è una caratteristica che ricerco molto nelle persone con cui lavoro.
C’è qualcosa nella danza che vorresti ancora raggiungere?
Mi piacerebbe molto incontrare Alessandra Ferri perché oltre ad essere una bravissima danzatrice trovo che sia una bella persona e poi, come ho già detto prima, danzerei volentieri con i fratelli Bubenicek.
Un sogno nel cassetto?
I sogni, come scrivo anche nel mio libro, sono sempre stati il motore della mia vita quindi ne ho avuti, ne ho adesso e spero di continuare ad averne molti in futuro. Sicuramente mi piacerebbe molto continuare con un progetto che ho già avuto la fortuna di realizzare una volta che è quello di avere degli spettacoli miei da portare in giro e far conoscere al pubblico.
 
 
La ricetta del sorriso di Simona Atzori
          “Adesso sono felice, smodatamente, spudoratamente felice. Ed è una gioia raccontarla, questa mia felicità”. Chi non ci crede deve vedere il suo sorriso. Basterebbe quello. Ma se si cerca ancora, ecco la sua danza, i suoi quadri, la sua arte. Simona Atzori è una straordinaria ballerina (con il suo ultimo spettacolo, “Me”, è appena stata in Argentina) e una pittrice ricercata. Ora è anche scrittrice. “Cosa ti manca per essere felice?” (Mondadori, da oggi in tutte le librerie) sembra una domanda strana per chi è nata senza alcuna parte delle braccia. E Simona dimostra che lo è. E lo racconta in un libro che si legge senza pause e danza fra ricordi, buffi aneddoti e riflessioni profonde.
          Emozioni — Ci sono le emozioni di una vita senza scuse, quelle di quando è salita sul palco a danzare per Giovanni Paolo II al Giubileo 2000 o alla Cerimonia di apertura della Paralimpiade di Torino 2006, milioni di persone ad ammirarla. Ci sono gli amici, Andrea che guida gli elicotteri e che “il nostro amore è un dono che la vita ci ha voluto offrire, sappiamo che abbiamo sempre volato sullo stesso cielo”, Roberto Bolle a danzare con lei e scusate se è poco, mamma e papà che non dicono ‘no’ quando a sei anni dice loro: “Voglio fare la ballerina”. E poi c’è Candido Cannavò, che l’ha dipinta come sapeva fare lui in “E li chiamano disabili” e che l’aveva fra le sue preferite. Una sua frase è nella copertina del libro: “Le sue braccia sono rimaste in cielo, ma nessuno ha fatto tragedie”.
           Un sogno — “Tutto comincia da un sogno”. E da quella telefonata, un giorno, da Eleonora: “Ti aspettano in Francia per provare, si danza su un vero palcoscenico”. A Eleonora, ballerina e amica, Simona aveva confidato quel sogno: “Danzare su un vero palcoscenico”. Ed è successo. Splendidamente. Come in quell’immagine dove a cinque mesi sembrava già ballare sulle mani di papà che la teneva in braccio. Quello in cui non indugia Simona è la fatica. Forse perché a lei e a chi ama la danza come lei, ai ballerini che le sono vicini, le ore e ore e il sudore e gli errori e le ripetizioni non pesano. Ma ci sono, per diventare bravi come lei. Che a 18 anni ha rinunciato alle protesi. Quelle sì erano fatica, un corpo estraneo. “Quella con le braccia non ero io. Io sono quella che non indossa né braccia né bottoni”.
           Paura dei bottoni — Già i bottoni. “Koumpounophobia, ‘paura dei bottoni’: ne soffre una persona su 75mila. Scoprirlo mi ha riportata indietro, a quella scatola di latta piena di bottoni di tutti i colori, forme e dimensioni. Era un esercizio per imparare a usare le mani, protesi che ho portato per un tratto del mio percorso”. Simona non è un robot, le emozioni che racconta sono tante, da scoprire: verso la natura, il proprio corpo, i propri atteggiamenti, l’arte. Dipingere con i piedi. E sono quadri meravigliosi. E poi l’amore. Andrea, anche quel giorno che lo ha appena conosciuto e già parte della propria vita.
<!-- OAS_AD('Bottom1'); //-->           I giorni da bambina — Ci sono quei giorni da bambina. Quei giorni che non ha paura o vergogne. Se Simona lo capisce presto è grazie a mamma (la storia dell’iscrizione all’asilo sa spiegare molto), papà e Gioia, una sorella che è molto di più. “Non importa se hai le braccia o non le hai, se sei lunghissimo o alto un metro e un tappo, se sei bianco, nero, giallo o verde, se ci vedi o sei cieco o hai gli occhiali spessi così, se sei fragile o una roccia, se sei biondo o hai i capelli viola o il naso storto, se sei immobilizzato a terra o guardi il mondo dalle profondità più inesplorate del cielo. La diversità è ovunque, è l'unica cosa che ci accomuna tutti”. Ecco come si superano le paure: “Se avessi avuto paura sarei andata all'indietro, invece che avanti. Se mi fossi preoccupata mi sarei bloccata, non mi sarei buttata, avrei immaginato foschi scenari e mi sarei ritirata”. Alla fine si capisce che ha ragione Simona: “Perché ci identifichiamo sempre con quello che non abbiamo, invece di guardare quello che c'è? Spesso i limiti non sono reali, i limiti sono solo negli occhi di chi ci guarda”. Eh sì, quante cose si capiscono leggendo questo libro. E ci si diverte. Si ride anche. Simona sa raccontare, e bene, con candore e divertimento episodi che potrebbero essere tristi e non lo sono se vissuti nella maniera giusta. Ed è proprio vero: “La mia vita non è una favola, è uno spettacolo di vita”.
'Cosa ti manca per essere felice?' di Simona Atzori - Mondadori, 192 pagg. 17€
Alessandro Di Giacomo, Claudio Arrigoni
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