Conosciamo insieme la figura del Servo di Dio don Vendrame, salesiano missionario. La testimonianza è particolarmente significativa in questo anno della fede per la sua azione apostolica di prima evangelizzazione. Aveva una grande resistenza fisica, ma la sua vera forza l'attingeva dalla sua viva fede, dalla sua unione col Signore.
Vendrame nacque il 27 agosto 1893 a S. Martino di Colle Umberto (Treviso) da Pietro ed Elena Fiori, piissimi e ferventi genitori, che con il loro esempio, vita di fede e di abnegazione cristiana instillarono nel cuore del figlio l’amore al lavoro e al sacrificio. Compì gli studi ginnasiali e liceali nel seminario vescovile di Ceneda, dove fu modello ai suoi compagni nella pietà, disciplina ed amore allo studio.
Il suo amore alle missioni lo portò a entrare tra i salesiani, facendo il noviziato nella casa di Ivrea nel 1913. Seguirono quattro lunghi anni di servizio militare che temprarono il suo carattere e lo preparano alla dura vita nelle missioni. Terminato il servizio militare compì i suoi studi di teologia lavorando negli oratori festivi di Chioggia e Venezia. Il card. Eugenio Tosi lo ordinò sacerdote il 15 marzo 1924 nella chiesa del seminario maggiore di Milano. Tre mesi dopo era destinato alla nuova missione dell'Assam. II 5 ott. 1927 ricevette il crocefisso ai piedi di Maria Ausiliatrice. Seguì il momento del distacco che per lui fu dolorosissimo: "uno strappo violento che spezzò l'ultimo filo”, ma consolato da una visione radiosa di “terre sterminate, popoli innumerevoli da redimere ed anime, tante anime da salvare."
La presenza salesiana in Assam era agli inizi, ma grazie all’intraprendenza di mons. Luigi Mathias si sviluppò in maniera sorprendente. Mancava il soldato umile ed eroico che si mettesse alla testa dei suoi compagni e li guidasse col suo entusiasmo e col suo esempio ad eseguire i piani e le idee del vescovo e questa fu la parte riservata a Vendrame. "Ecco davanti a noi tante capanne e villaggi, montagne e valli e fiumi. Ve ne sono ancora moltissime che non vediamo. In ogni villaggio e capanna in ogni cuore dobbiamo portare con sacrificio ed amore questa croce". Dopo 32 anni nella regione Khasi non vi era montagna che egli non avesse scalato, fiume che non avesse guadato e villaggio in cui non sia andato a portare la croce. Si mise subito allo studio delle lingue locali. Alla fine del suo primo anno in India il giovane missionario era già parroco della parrocchia di Shillong, centro della prefettura apostolica dell'Assam. Dopo 10 anni di lavoro ha la gioia di contare ben 8581 anime. Per parecchio tempo fu quasi sempre l'unico sacerdote ad accudire ai bisogni della vasta e fiorente parrocchia di Shillong. Lasciava tutto e accompagnato da un suo catechista andava lontano, camminando per giorni e giorni per portare la buona novella. Nel 1934, dopo 9 anni di lavoro, aveva fatto sorgere ben 105 comunità. Aveva una grande resistenza fisica, ma la sua vera forza l'attingeva dalla sua viva fede, dalla sua unione col Signore. La vita di preghiera e di sacrificio fu il segreto delle sue conquiste.
Lavorò specialmente nel Nord-Est indiano. Visitava continuamente i villaggi, incontrando la gente e i bambini: si faceva uno di loro, cercava il contatto umano. Entrava nelle case dei poveri e degli ammalati, li aiutava e parlava con loro, ascoltava i loro racconti e, dopo essere diventato loro amico, raccontava la vita di Gesù. Intuì l’importanza della donna nella cultura dei Khasi. Sempre all’avanguardia come don Bosco, usava i mass-media per evangelizzare i villaggi e proiettava la vita di Gesù. Alla proiezione partecipavano numerosissime persone che, subito dopo, chiedevano il battesimo. Egli puntò sulla formazione di catechisti laici che evangelizzavano le comunità e lo accompagnavano nei suoi viaggi. Da buon salesiano avviò e seguì gli oratori festivi, educò centinaia di bambini. Portò il cristianesimo anche tra gli indù, i mussulmani e i metodisti, tanto che veniva paragonato a san Francesco Saverio o a san Paolo. Era umilissimo e di grande preghiera. Devotissimo del Sacro Cuore di Gesù, fece erigere due santuari, uno a Malawai e l’altro a Wahiajer. Come don Bosco, aveva inoltre una filiale devozione a Maria Ausiliatrice, di cui parlava sempre. Costituì anche un gruppo di giovani donne, che chiamò la “Legione di Maria”, con il compito di visitare i poveri e i malati e di pregare per loro.
Dopo un breve soggiorno in Italia la Provvidenza lo destinava a Jowai. Partì tra le lacrime di migliaia di fedeli che aveva generato a Cristo. A Jowai ripeté le meraviglie operate a Shillong, ma tre anni dopo venne la guerra e fu obbligato a passare quasi quattro anni nei campi di concentramento di Deoli e Dehra Dun assieme ad altri 150 confratelli. Nel 1945, non potendo far ritorno alla sua cara Assam, si offerse a lavorare in una zona tanto diversa per clima, lingua, e costume. Da missionario completo e col medesimo slancio con cui 20 anni prima aveva incominciato a Shillong, si mise all'opera a Wandiwash. Si trattava di riportare all'ovile pecorelle che l'avevano abbandonato. Si fermò a Wandiwash sei anni e compì la sua missione. Nel 1951 ritornò a Shillong. Quivi c’era un rione nel centro della città, Mawkhar. Con la sua carità, col suo zelo e spirito di sacrificio conquistò tutto e tutti.
La sua morte fu proprio conforme ai suoi 32 anni di apostolato, ne fu anzi la corona piú bella. La terribile artrite ossea, con altre complicazioni, lo attaccò alla spina dorsale. Nascose a tutti il suo male e resistette in piedi sino all'ultimo. "Se mi metto a letto non mi alzeró piú”. Il suo purgatorio in terra durò quasi tre mesi. Non poteva essere mosso neppure di un centimetro senza che ciò gli fosse causa di atroci dolori. Il suo letto fu una vera cattedra. Quanto bene fecero le sue parole ed il suo esempio eroico. Morì il 30 gen. 1957 nell’ospedale di Dibrugarh, vigilia della festa di don Bosco.
L’inchiesta diocesana, aperta a Shillong (India) il 19 ago. 2007, si è conclusa il 19 feb. 2011.
Bibl.: L.Branes Mawrie, Burnt out for Christ. The life and works of Fr. Constantine Vendrame SDB, Shillong 2008.
Pierluigi Cameroni
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