«La pietra aspetta, nella sua monotona vita. E l’inaspettato viene a farle compagnia, senza avvisare, senza chiedere permesso. Senza venire accettato.»
Giorno 4
29 febbraio 2020
Si è seduta su di me una stella marina. È bellissima. Rossa. E questa sera il sole è rosso come rossa è lei. Rossissimo, tutto attorno. Si chiama Stella. Nome banale, per una stella marina, direte voi. Ancora, non capireste. Lasciamo stare, davvero. Mi prendereste in giro se sapeste il mio nome. Stella. È bellissima e ha scelto me per riposarsi, o per vivere. La saluto. Lei non risponde. Sembra voler parlare solo col mare. Provo a parlarle ancora. Niente. Non ne vuole sapere. Come immaginerete, me la sono presa. Non vi ho detto che un po’ sono permalosa. Sono una pietra, direte voi, cuore di pietra. Di questo ne abbiamo già parlato, non capireste. Dico così: me la sono presa. Ma scusate tanto: uno viene da voi e non vi saluta, nemmeno cascasse il mondo, vi pare? Eh no, cara la mia Stellina. Così non funziona con me. Ha continuato a confabulare tutta la notte col mare, io intanto guardo due ragazzi rincorrersi sulla spiaggia accanto. Mi fanno ridere. Mi fanno addormentare, così. Senza sogni. Buio.
Mi sono accorta di aver domito un sacco. Proprio tanto, eh! Attorno a me ci sono tantissime persone, fanno un rumore peggiore di quello delle onde. Le onde, in effetti, sono davvero poche, c’è bassa marea. Eppure io sono ancora un po’umida di acqua. Forse c’è stata una tempesta, questa notte. Poco male, resisterò meglio al sole caldo del pomeriggio. D’un tratto sento un leggero solletico sulla punta del naso (un giorno vi parlerò dell’anatomia delle pietre, ma non capireste comunque). È ancora quella Stella. Può anche andarsene, adesso. Non so quanto bene le faccia stare a pancia all’aria sotto il sole che si scalda sempre di più. Niente, lei resta. E io non ho intenzione di diventare sua amica, nossignore!
testi: Anita Marton
grafiche: sr. Giulia Collodel
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