CRONACHE DALLA SCOGLIERA - Storia di una pietra che imparò l’amicizia - giorno 3...

Casa: un luogo o un sentimento? Nei giorni piatti in cui nulla sembra essere al posto giusto, una casa può salvare.

CRONACHE DALLA SCOGLIERA

Storia di una pietra che imparò l’amicizia

 

Giorno 33

29 marzo 2020

 

Il faro mi è sempre piaciuto, sai?

Anche a me. Ma dopo un po’… insomma, sempre lui, sempre lo stesso posto. Non ha più niente di speciale, per me.

Perché dici così?

Forse perché è la mia casa. Temo… temo che sia questo il motivo.

Temi…?

Non è bello rendersi conto che il posto che chiami casa non lo senti casa tua.

Ti capisco, credo. 

Davvero?

Sì, insomma… Io vivo tra queste pietre da secoli, ormai, ma non ho mai parlato davvero con qualcuna di loro. Pettegolezzi, risatine, niente più. Abitare sulla scogliera non mi dispiace, qui di certo non ci si annoia mai, sai… i tramonti, le albe, il mare e tutto il resto. Non c’è un giorno uguale a quello precedente. 

E perché dici, allora, che non ti senti a casa? Noi al faro non vediamo mai niente di nuovo, sempre la solita luce accecante che gira, di notte, e di giorno spenta. 

Non mi sento a casa perché non mi sento voluta bene, qui. Davvero, queste pietre sono insensibili, inutili. Sono pietre. Almeno gli altri gabbiani…

No, non li conosci, gli altri. Sembrano pietre anche loro, fidati!

Ahahahah… Se lo dici tu… Però il faro è bello, visto da qui.

Anche visto dall’alto. Da lassù vedi il porto, la città, le montagne e il cielo; le navi all’orizzonte che lente si avvicinano guidate dalla luce, i tramonti e il sole che affonda piano. Noi siamo gli ultimi che lo vediamo sparire tra le onde.

Sei fortunato a vivere lì. E ad essere un gabbiano. Tu puoi volare, almeno, e fuggire per un po’ da casa tua. Io no, sono costretta a stare qui. E piano piano, anche i tramonti più belli stanno cominciando a perdere colore. 

Forse ti serve… ci serve riscoprire la nostra casa, trovarci qualcosa di bello.

La fai facile, tu…

Dev’esserci un modo, però. Né io né tu possiamo lasciare questi posti. Quindi, o ci arrendiamo e viviamo una vita grigia…

Forse dobbiamo cercare una nuova casa.

Dobbiamo farla crescere in noi, credo…

In noi…?

Dobbiamo diventare casa per qualcuno.

O un faro, che forse è la stessa cosa…

 


testi: Anita Marton 

grafiche: sr. Giulia Collodel 

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