CRONISTORIA: Vicina alla morte

Il tempo del dolore è tempo di verità. Mai come in questi giorni lo stiamo sperimentando. Cadono le maschere e restiamo nudi. Solo così può agire pienamente la potente debolezza di Dio

Vicina alla morte

 

Il tempo del dolore è tempo di verità. Mai come in questi giorni lo stiamo sperimentando. Cadono le maschere e restiamo nudi. Solo così può agire pienamente la potente debolezza di Dio

 

 

Veramente le settimane passavano e il male, anziché cedere, rincrudiva. Maria chiese gli ultimi sacramenti, fra la costernazione generale: e li ricevette col fervore suo proprio, edificando col buon esempio che ognuno può immaginare. 

Dio mostrò di aver gradito il suo zelo e l’offerta generosa della sua giovane esistenza. Colto un buon momento, ecco farsi sull’uscio un vicino, uomo già di una certa età, ma di condotta riprovevole e senza religione: e fermarsi lì, col cappello in mano, a guardare la malata con una certa timidezza, nuova certamente in quel cuore. La mamma lo vede, non sa cosa pensare e gli accenna silenziosamente la figlia tutta raccolta in Dio. Infine anche Maria si volge e, scortolo, lo guarda come fissa in un grande pensiero. «Vedete, eh!... si muore — gli dice con soavità — e, assai spesso, quando meno ci si pensa. E se toccasse ora a voi, questa disgrazia? ». Qui, abbassando la voce, quasi a mo’ di delicato segreto, gli accenna il cattivo esempio che dà alla gioventù, il pericolo [pp- 90] di una mala morte, seguita da un’atroce eternità, il dovere urgente ch’egli ha di pentirsi e provvedere seriamente a una riparazione, presso gli uomini e presso Dio. L’uomo, a capo scoperto e chino, aveva ascoltato con un crescendo di compunzione che alla fine si manifestò con due lacrimoni scesi, lenti lenti, a solcare il volto abbronzato e commosso: aveva riconosciuto il suo fallo e, ringraziando Maria ohe gli aveva detto la parola della verità, aveva promesso di riparare. E fu fedele. 

 

Ai genitori l’ammalata faceva sempre gran festa; ma un giorno in cui la madre le somministrò, per errore, una doppia cartina medicinale, debole com’era uscì in un lungo, agitatissimo vaneggiamento. Raccomandò loro, dolcemente dapprima, poi sempre più riscaldandosi fino a minacciarli delle vendette divine, di essere costanti nell’educare bene i figlioli, di farli istruire, di sorvegliarli e riprenderli, di non permettere che si fermassero per le strade, di vigilare sulle loro amicizie e di badare che crescessero pii, amanti della chiesa e di tutti i loro doveri. Solo il volto infiammato dalla febbre, l’occhio fisso, la forza del gesto e l’ardire, a lei non più abituali, palesavano che era fuori dei sensi, perché la parola si conservava sempre giusta, vera, rivelatrice di uno spirito non di altro occupato che degli interessi di Dio. 

Intanto il male galoppava e le compagne, iscritte come lei all’Associazione della s. Infanzia, prendevano gli accordi al fine di non trovarsi impreparate per il funerale. Scrissero a Genova per una grande ghirlanda di fiori artificiali bianchi, pensando che, se la loro Maria fosse mancata, quello sarebbe stato un ossequio doveroso; se invece il Signore avesse voluto ascoltare le comuni preghiere e asciugare le loro lacrime, la corona avrebbe potuto servire per altri funerali. 

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