Ci piace iniziare così questo nuovo numero dei nostri QC. Un numero “penitenziale” e di “quaresimale” che sposti l'attenzione del nostro sguardo verso il Mistero di Cristo e soprattutto della sua Passione. Ci piaccia o meno, siamo dei “salvati”...È un Mistero inaudito quello della “kenosis” di Dio, del suo abbassamento fino alla morte di croce per il Figlio Gesù...
del 01 gennaio 2002
Ci piace iniziare così questo nuovo numero dei nostri QC. Un numero “penitenziale” e di “quaresimale” che sposti l’attenzione del nostro sguardo verso il Mistero di Cristo e soprattutto della sua Passione.
Ci piaccia o meno, siamo dei “salvati”: tutti, anche coloro che non hanno attenzione a questo fatto, che sono concentrati su tante cose, che – polemicamente parlando – sono concentrati su altri slogan.
È un Mistero inaudito quello della “kenosis” di Dio, del suo abbassamento fino alla morte di croce per il Figlio Gesù. La prima parte (è la più cospicua) di questo QC è occupata dalla recensione da parte di Vittorio Messori (scrittore e giornalista cattolico, famoso per il suo libro “Ipotesi su Gesù” e ospite della FdG del lontano 1985 al Palaverde) del film di Mel Gibson su Gesù e sulla sua Passione. Film che prima di arrivare sugli schermi italiani ha già diviso e suscitato feroci polemiche negli Stati Uniti, polemiche che si sono “fermate” su chi abbia “ucciso” Gesù, ma noi, cattolicamente, sappiamo di contribuire alla sua Passione con il nostro peccato. Un film, come emerge dalle parole di Messori, che non vuole essere verboso o didascalico, ma desidera portare dentro, attraverso le immagini, il culmine del dono di Dio all’uomo in Cristo. Non mi vergogno di dire che la lettura dell’articolo mi ha commosso… e s e questa è la recensione, figuriamoci il film. Messori lo giudica “brutale” come d’altronde lo fu la Passione; qualcosa insomma che non ti fa star tranquillo ma ti segna, ti graffia, ti lacera. Agli antipodi, insomma, di tanta buona educazione, o di tanto “rispetto delle regole”, invocati a più voci anche dentro il nostro sito.
Il resto è occupato da tre brevi articoli apparsi sull’Avvenire come riflessioni sulle Ceneri. Luca Doninelli, scrittore cattolico, Enzo Bianche e Salvatore Natoli, filosofo laico, si interrogano su quanto ognuno di noi dimentica facilmente: la nostra fine.
Umilmente salutiamo con queste “povere” pagine, sperando che tra numeri mirabolanti della FdG ed esperienze trasecolanti di mitici workshop, rimanga lo spazio per la memoria del fatto cristiano.
So long!
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