Tra madre e figlio non c'è solo un cuore e un amore bello e buono. C'è anche l'esperienza, che diventa man mano più chiara, che col latte materno, passa tutto l'amore. Ciò che ci porta via dal Signore è il peccato. Chi ci porta via dal peccato è il Signore e la Sua Mamma. L'Avvento si apre soltanto se lo apre l'Immacolata. Come l'aurora annuncia il giorno.
del 07 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 
Davanti alla “fine” del mondo e della storia…cieli nuovi e terra nuova  
  1. Con gli occhi di Dio 
          Chi entra, e vede, si blocca sulla soglia, resta a bocca aperta, confuso, sbalordito, non sa dove guardare. Gli si para davanti l'eccesso: non un soggetto, non un tema, non un incontro singolare. In un colpo d'occhio, mozzafiato, quello che uno non si aspetterebbe mai: si trova davanti, distesa e squadernata tutta la storia. Sulla soglia della Sistina, Michelangelo ti mette nel dove sta Dio! C’è un punto, dove sta Dio, dove si vede tutto, sempre, dice J.L.Borges nell’Aleph. Ti mette dentro gli occhi di Dio! Ti fa vedere con gli occhi di Dio cosa vede Dio quando guarda! E allora cosa vedi? Vedi semplicemente tutto.           Lì dentro, in quel momento eterno, in cui siamo messi dentro gli occhi di Dio, su quelle volte, vediamo l’eternità da sempre in tutto: vedi l’infanzia di tutti noi, vedi i cieli di tutto il mondo, vedi gli amori che non sono andati a termine, e quelli che sono sbocciati, ognuna delle nostre vite, vedi noi che vediamo tutto questo, vedi i grandi della storia, e vedi i loro passi che pestano la terra e la terra su cui il loro passo batte, l’erba calpestata. Noi siamo in questo occhio l’erba pestata da quel passo, sentiamo, da quel Punto, il tonfo di una castagna che cade ad ottobre, vedi tutto il coraggio non giunto a compimento, vedi fiori che sono cresciuti in luoghi dove nessuno ha mai posto gli occhi o le mani, dei meli cresciuti per anni in silenzio senza dire niente a nessuno per l’eternità e per tutti gli anni che dovevano crescere, vedi gli occhi di una tigre, vedi ogni foglia di ogni albero e sei quella foglia di ogni albero, vedi una volpe che fa paura a un coniglio con i denti mentre lo azzanna e tu sei, in quel Punto, i denti della volpe, il sangue del coniglio,  sei i globuli del sangue di quel coniglio, sei dentro ogni insetto del mondo e vedi, in quel Punto, la vita di ogni insetto del mondo, e vedi perché sono nati e perché dovevano esserci tutti gli insetti del mondo e tutti i tipi di vita del mondo, ogni petalo. Vedi e senti tutti i profumi e le puzze dell’esistenza, vedi qualsiasi luce, qualsiasi ombra, diventi quella luce e quell’ombra, quel profumo, sei tutte queste cose insieme, in quel Punto, in quel momento: tutto quello che per l'universo si “squaderna” lo vedi com’è legato, con amore, come in un unico rotolo o volume di pergamena. C’è tutto quello che esiste nell’universo e le storie degli umani, ogni storia e tutta la storia. E vedi lì dentro, il tuo viso, quello di chi conosci, di ognuno di noi, di ogni uomo. Al centro, nel viso del Figlio dell’uomo, che ha preso su di Sé tutto, ha patito tutto, e per causa di tutti e a favore di tutti, vediamo chi siamo e a chi corrispondiamo.Dall'inizio alla fine, vedi la corrispondenza esatta ad ogni domanda umana, quella sull'incomprensibile presente (chi sono io che passo, cos'è il male che vivo e che faccio, la fatica, la speranza che sopravvive); quella sul misterioso passato (perché o per chi sono qui, a che devo ciò che soffro, perché nel cuore la spinta ad amare e odiare); ogni domanda sull'incerto e pauroso futuro che stringe ogni mortale (cosa mi aspetta, a cosa serve vivere, amare, soffrire, morire è svanire). Davanti agli occhi, in un eccesso di presenza, tutto, tutti, e i legami che corrono fra noi, gli affetti spezzati, quelli ricostruiti, le vite perdute e quelle riprese. Ogni legame, ogni cosa, ognuno, fin dall'origine da cui tutto è sorto, fino alla fine, in cui tutto si rivela e si compie.
Guardi e cominci a vedere. Dio abbaglia di luce tutto, separa il cielo e la terra, e ricopre di vita il mondo. Sfiora il suo dito riempiendo di soffio e risposta la sua creatura più bella. Dà ogni bene in custodia e godimento ai Due che lega l'amore stupito dell'inizio, grazia su grazia. Tutto è stato fatto bene, buono e bello, ed è donato con ogni generosità, e condivisione, con la stessa convivenza di Dio. E vedi insieme, l'immeritato sospetto che sibila in eterno in ogni cuore umano, scende dall'albero e trafigge la fiduciosa alleanza, radice di ogni ingrata diffidenza, disobbedienza e tradimento, l’eredità scabrosa che, di fratello in fratello, si ripete cruenta, cresce e riempie l'intera esperienza umana di orgoglio, superbia, gola, ira, rapace o seducente lussuria, invidia e omicidio.
          L'insopportabile tragedia, che fa sanguinare i legami e merita un'acqua abbondante di pulizia, che ogni cuore sente come un’inconfessata giustizia e spera come desiderabile rinascita dall'oppressione insopportabile del male che tracima e schiaccia la nostra vita.       Corrono e reggono tutta la storia speranza di profezia, i corpi dei profeti che giganteschi sostengono la volta della nostra storia. Tutto si può togliere all'uomo e alla donna ma non la parola che dà conforto, la speranza che tutto il male del mondo e quello che ad ognuno tocca in sorte di sopportare non vengono da Dio, non scorrono indifferenti, e che Dio è già da sempre all'opera e interviene, si fa vicino ‘sempre più’ a coloro che siamo tutti e che ‘sempre più’ ci allontaniamo da lui, perdendoci, ma che Egli non abbandonerà mai, offrendosi alla nostra fiducia e libertà, e che, se è reale la possibilità di una vita cattiva e finalmente perduta per scelta, è realmente possibile arrivare a vivere una vita giusta e buona. Fino il più piccolo dei gesti dell’uomo si inscrive in eterno nel cuore di Dio, un bicchiere d’acqua ad uno che ha sete, una visita a chi è solo o ha sbagliato, una condivisione piccola con chi non ha vale la vita, perché la Vita fa così, Dio e chi vive con Lui fanno così, sono così. Chi fa questo nasce un po’ alla volta alla Vita che non degenera; chi non si educa a questo linguaggio, a questa pratica d’amore per tutta la vita non si abitua all’amore, e non si rende disponibile in morte, semplicemente invecchia e nasce alla morte.          Ci sono parole brutte, indecenti, sconvenienti, urtanti. Peccato e Giudizio non sono parole da usare. Feriscono, sono incomprensibili e inaccettabili. Noi pensiamo sinceramente che ognuno è libero e ha il diritto di fare ciò che ritiene giusto: e nessuno può giudicare. Sono troppo diverse le circostanze della vita perché una persona possa capire fino in fondo la scelta che ho fatto io, come può capitare a me nei confronti degli altri. Sono così singolari le nostre anime (le nostre più radicali differenze soggettive) e le nostre storie perché ci possano essere criteri capaci di discernere le scelte e i percorsi individuali. Ciò che è male per te, cambiate circostanze e sensibilità, può non esserlo per me o per un altro. E non si può stabilire una volta per tutte, prima che succedano le innumerevoli storie quotidiane: sul momento e ciascuno secondo i propri principi vedrà cosa fare. Basta non comporti danno per gli altri. Invece, se c’è una cosa che sanno tutti è che il male fa male. E, alla scuola di Dio e di tanta esperienza umana, ormai sappiamo bene che il frutto del male non sempre si miete (o ti miete) subito: il peccato è quella cosa che, anche se non sempre subito, anche se non per tua previsione, presto o tardi, ferisce e ti ferisce, umilia, tradisce, spegne.  
2. Con il cuore dell’Immacolata
           Il Natale ‘nudo e crudo’ ci parla di questo. Dio ci ha sentiti lontani da sé, ha sentito il nostro rifiuto, il nostro modo di organizzarci la vita e di fare le cose, i nostri modi pratici e concreti di trattarci tra noi e di giudicarci l'un l'altro. Ha sentito dispiacere per la nostra infelicità, già quella di cui ognuno di noi è carico, e che sa, ma anche di quella che le nostre scelte e abitudini e vizi stanno instaurando progressivamente nella nostra vita. Presto o tardi germina un frutto più amaro. Dio sente il dolore che prova il nostro cuore quando non gli viene dato il buon nutrimento, quando viene avvelenato da gesti e parole non degni di lui, quando ci massacriamo di buone maniere ma non ci amiamo, e quando la ferocia e rapacità diventano più sfacciate e graffianti, quando la cattiveria e la decisione crudele fa sentire sperimentare l'essere esclusi, respinti e ignorati.           Nel mondo in cui nasciamo e viviamo il male è già là, dice P.Ricoeur. Il male e la cattiveria umana è una sfacciata evidenza, che subiamo e a cui contribuiamo senza pause, tra scandalo e senso di colpa. Anzi, gli occhi e i cuori rischiano ogni giorno di sperimentarne la “banalità” (H.Arendt): ci abbraccia fin da piccini, con l’abbraccio e le coccole della mamma, nel sorriso e nelle premure del papà. L’animo di ognuno si accende e si forma dentro parole, gesti, regole e abitudini. Impariamo così chi siamo e cos’è il mondo che ci circonda e come trattarlo. E tutti sappiamo presto o tardi riconoscere che anche le parole e i gesti più familiari e gratuiti ci hanno trasmesso anche il ricatto, il compromesso, la rapacità egoistica, la ferita della soggezione e dell’assoggettamento alla prepotenza e all’umiliazione. Tra madre e figlio non c’è solo un cuore e un amore bello e buono. C’è anche l’esperienza, che diventa man mano più chiara, che col latte materno, passa tutto l’amore ma anche tutta la cattiveria che abita il cuore e lo sguardo della donna che pur mi mette al mondo, che mi dà la luce, che mi da la vita: partorire è il primo esito della generazione, che si accende nell’accoglienza della concezione, e che ha la sua forma nell’educazione del cucciolo d’uomo, con cure e premure che gli danno il mondo, la luce, la vita e il loro sapore. Mondo ferito, luce fioca, vita ferita e avida: nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre. Tutto l’amore del mondo... ha bisogno di ‘redenzione’. Ciò che ci porta via dal Signore è il peccato. Chi ci porta via dal peccato è il Signore e la Sua Mamma. L’Avvento si apre soltanto se lo apre l’Immacolata. Come l’aurora annuncia il giorno.           Come ogni figlio d’uomo, anche l’Agnello di Dio, che carica su di sé tutto il ‘mondo’, con il suo peso di cattiveria e fallimento, è accolto e generato in un grembo di donna. La serietà dell’incarnazione di Dio non si sottrae alla ‘sconsiderata’ e drammatica esperienza di affidarsi alle cure umane, le premure di una giovanissima donna, al suo consenso al concepimento, alla custodia rischiosa nel grembo, alla generazione nel parto e alle cure di madre che educa il suo figlio. Ma di che cure e di che sguardo educante ha bisogno Colui che deve essere l’Agnello di Dio, che porta tutto il male del mondo? Che seno deve essere quello che lo allatta? Dio deve prepararsi un grembo e un seno adeguati ad accogliere e preparare il cuore del Signore a ‘redimere’ il mondo dal male, cioè carichi su di sé ogni cattiveria e rapacità e, perdonandola, doni ancora, anche nel rifiuto. Maria è Colei che Dio si è preparato fin dal suo concepimento, tenendola lontano dal contagio che l’amore materno comunica fin dal grembo, fin ‘con il latte’. Mantenuta miracolosamente pura è il seno da cui ricevere il nutrimento “puro”, una sorgente d’amore e di obbedienza a Dio in cui possa brillare e vedersi la fede che Dio vuole e per cui ha creato felicemente l’umano, per donargli ogni benedizione. Se il Signore avesse avuto una mamma cattiva come tutti noi, ne sarebbe morto subito, come avvelenato. C’era bisogno per Lui di uno sguardo in cui riposare e tirare il fiato dalla visione del male in cui viviamo distanti da Dio, una percezione terribilmente dolorosa per Gesù. Se non ci fosse stata una mamma santa, obbediente a Dio totalmente, felicemente e volentieri, cuore preparato da Dio al libero e desideroso ascolto della Sua volontà, il Signore non avrebbe percepito il Regno di Dio. Doveva insegnare a Gesù che la prima cosa su cui farsi ‘forti’ è che l’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, non di solo pane; che ci si inginocchia soltanto davanti a Dio, e a nessun altro; e che non bisogna tentare Dio, pensare che essere con Dio non possa comportare dolore e sofferenza, anzi, proprio il dono della vita intera è ciò che corrisponde all’intimità di Dio. Dio si è preparato il cuore di Maria per insegnare a Gesù a desiderare di fare nuove tutte le cose. Maria non ha merito, è tutta addosso al Figlio, vive di Lui e in piena adesione a Gesù: vive per Lui. Ed è stata resa immacolata per il nostro vantaggio, perché Gesù fosse formato ad essere l’Agnello che prende su di sé il peccato del mondo e, commuovendoci ed educandoci, ci salvasse da questa storia, perché questa storia finisse, e il mondo nuovo avesse inizio, per tutti.          Maria poi ci insegna ad imparare da Gesù. È immacolata, e quindi liberamente e cordialmente desiderosa di orientare tutta se stessa a fare ciò che Dio desidera e le indica. Maria dunque insegnando a Gesù, impara da Lui, momento per momento, guardando con attenzione alle Sue reazioni, ai Suoi sì, e ai Suoi no, alla Sua sottomissione, e alla Sua iniziativa. Ne diventa man mano attenta ascoltatrice, e obbediente discepola, fedele fin sotto la Croce.           In Lei vediamo come si risponde ‘bene’ a Dio: da Lei sappiamo che senza l’intervento di Dio che ci salva dal peccato non possiamo sperare di sconfiggerlo con le nostre forze: l’Immacolata è senza peccato per grazia di Dio, non per suo merito. Possiamo prendere da Lei incoraggiamento per la riuscita della nostra vita. La possiamo imitare. La possiamo invocare. Lei conosce come nessuno il cuore del Figlio. E come a nessuno Le stiamo a cuore.          È ciò che Michelangelo vede quando La mette alla destra di Gesù Cristo, Giudice perché Crocifisso, che porta i segni della flagellazione, della crocifissione, eppure è il Risorto che giudica tutti perché ha preso su di sé il peccato del mondo. Il Padre, ha preparato nell’Immacolata Concezione della Vergine una degna dimora per il tuo Figlio
e L’ha preservata da ogni macchia di peccato in previsione della morte di lui (per educarlo ad arrivare a tanto, a far passare dal cuore santo di Maria l’esperienza intatta della bellezza di Dio e di obbedirGli fino alla fine).  Per intercessione di Maria possiamo chiedere al Padre di
concedere anche a noi
di andarGli incontro in santità e purezza di spirito.Don Vincenzo Salerno
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