Consapevole che il fondamento di ogni catechesi sta nella Parola di Dio, di un Dio Papà, don Bosco si servì della Sacra Scrittura, presentata attraverso delle frasi facili da memorizzare dai suoi giovani...
Continuiamo le riflessioni su Don Bosco catechista, consapevoli che questa sua vocazione è venuta dall’Alto con il sogno dei 9 anni ed è stata il fine della sua missione tra i giovani. Oltre che il suo impegno diretto nel fare catechismo, egli si servì di ogni forma di comunicazione umana, allora possibile, per parlare di Dio al cuore dei giovani.
Per questo valorizzò la liturgia in generale, che è la più antica forma di catechesi nella Chiesa. Ritenne la celebrazione frequente dei sacramenti, specie dell’Eucaristia e della Confessione come strumenti privilegiati per la sua catechesi. Potenziò la devozione mariana, le celebrazioni dei Santi come modelli accessibili a tutti.
Nella formazione della coscienza morale, si servì delle istruzioni sulla preziosità delle virtù e sulla bruttezza del peccato, contribuendo alla educazione non solo ecclesiale, ma anche sociale dei suoi giovani.
La Parola di Dio è la guida dell’uomo per la strada del cielo
Consapevole che il fondamento di ogni catechesi sta nella Parola di Dio, di un Dio Papà, che vuol parlare al cuore di ogni suo figlio, si servì della Sacra Scrittura, presentata attraverso delle frasi facili da memorizzare dai suoi giovani, anticipando ciò che le tecniche pubblicitarie fanno ai nostri giorni.
Un esempio per tutti, lo troviamo nella vita di San Domenico Savio che, appena giunto a Valdocco, entrando nella cameretta di Don Bosco «il suo sguardo – scrive Don Bosco – si posò subito su di un cartello, sopra cui a grossi caratteri sono scritte le seguenti parole che soleva ripetere San Francesco di Sales: Da mihi animas caetera tolle. Lesse attentamente ed io desideravo che ne capisse il significato. Perciò lo invitai, anzi lo aiutai a tradurle e a cavare questo senso: O Signore, datemi anime, e prendetevi tutte le altre cose. Egli pensò un momento e poi soggiunse: Ho capito: qui non si fa negozio di denari, ma negozio di anime, ho capito; spero che l’anima mia farà anche parte di questo commercio». (Dalla Vita di San Domenico Savio scritta da Don Bosco; la citazione attribuita a San Francesco di Sales si trova nel libro della Genesi al cap. 14,24).
In quella scritta era riassunto tutto il programma di vita di Don Bosco e fatto poi proprio dalla sua Congregazione e da tutta la Famiglia Salesiana sparsa oggi nel mondo.
Di Domenico Savio Don Bosco scriverà: «Aveva radicato nel cuore che la parola di Dio è la guida dell’uomo per la strada del cielo; quindi ogni massima udita in una predica era per lui un ricordo invariabile che più non dimenticava» (Vita di San Domenico Savio).
Una mamma catechista
Ma da chi Don Bosco aveva attinto questo amore alla Parola di Dio? Non ci fa più meraviglia pensare che la prima esperta di questa catechesi è stata ancora Mamma Margherita.
Per capire Don Bosco catechista e il suo amore alla Parola di Dio, bisogna proprio risalire a lei che, pure analfabeta, conosceva perfettamente il catechismo e riteneva a memoria e ripeteva ai suoi figli esempi ascoltati nelle prediche (MB 1,52).
Non ci stupiamo dunque che Giovannino ripetesse a memoria ai suoi compagni la predica del Cappellano e i brani di spiegazione del Vangelo uditi al mattino a Messa: non faceva che ripetere quanto la mamma insegnava ai suoi figli.
Quale esempio per i genitori di oggi che devono essere i primi annunciatori della Parola di Dio ai figli!
Negli anni del Seminario Don Bosco sviluppò l’interesse per la Bibbia, arrivando addirittura a conoscere a memoria testi nella lingua originale.
Le pareti parlano di Dio
Per completare l’istruzione catechistica e renderla visibile, decise di ornare i muri e le arcate della casa dell’Oratorio di scritte tratte dalla Sacra Scrittura, collegandole alla Confessione e al Decalogo (MB 5,542-43).
Eccone alcune: «Nella casa del Signore chiunque chiede riceve, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto» (Mt 8,8). «Disse Gesù ai suoi apostoli: “Quelli a cui rimetterete i peccati sono rimessi, quelli a cui li riterrete sono ritenuti”» (Gv 20,23). «Se confessiamo i nostri peccati, Dio è fedele e giusto per rimetterci in nostri peccati e purificarci da ogni iniquità» (1 Gv 1,9).
Sul palazzo costruito nel 1861 fece aggiungere sette nuove citazioni della Sacra Scrittura attinenti alla adolescenza (MB 6,948-49). Ecco un esempio: «Nessuno disprezzi la tua giovinezza; ma sii tu il modello dei fedeli nel parlare, nel conversare, nella carità, nella fede, nella castità» (1 Tim 4,12). «Buona cosa è per l’uomo l’aver portato il giogo fin dalla sua adolescenza» (Ger 3,27).
Infine altre 4 scritte bibliche vennero aggiunte nel 1864 per richiamare l’importanza della salvezza dell’anima, della preghiera, del canto e della Confessione (MB 7,426).
L’insegnamento sistematico della Sacra Scrittura era iniziato con il suo stabilirsi definitivo a Valdocco nel 1846 attraverso il racconto regolare della Storia Sacra (MO 138).
Grande successo ebbe nel 1847 la pubblicazione della Storia Sacra che destinò ai fanciulli delle scuole, dicendo che era a fondamento della nostra santa religione, per cui nessun altro insegnamento poteva essere più utile e importante di questo.
Utilizzò anche il teatro per rendere popolare la Storia Sacra, facendo dei suoi giovani attori degli annunciatori della Parola di Dio in modo avvincente e adatto ai loro coetanei.
Cosa farebbe oggi con tutte le tecnologie che i nostri ragazzi usano con più dimestichezza?
Una vocazione da riscoprire
Si servì anche dei suoi primi giovani cresciuti accanto a lui, come Michele Rua, lo stesso Domenico Savio e Michele Magone per il catechismo domenicale agli oratoriani o ai loro piccoli amici durante le vacanze nei loro paesi.
Da questa presentazione di Don Bosco catechista deduciamo come è urgente e importante dei giovani migliori, dei catechisti a questo prezioso servizio, soprattutto dei genitori che sono per i figli la testimonianza vivente della fede.
Il nostro Arcivescovo nella sua lettera pastorale di inizio anno, ha ricordato ai genitori il dovere di dare continuità all’itinerario battesimale dei figli negli anni della prima infanzia, e ha auspicato che la Quaresima sia il tempo propizio per svolgere in ogni comunità un cammino catecumenale di riappropriazione del Battesimo come sacramento fondamentale della fede e della vita cristiana.
Ci consola il pensiero che diversi parroci hanno ripreso la Catechesi degli adulti con corsi qualificati di formazione permanente, che continua dopo gli incontri limitati per la preparazione ai sacramenti, che li accompagni per tutta la vita.
don Gianni Asti
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