Presentiamo l'ultimo editoriale di culturacattolica.it«Spaventoso cataclisma praticamente a Natale nei posti turistici per eccellenza dell'occidente, nei nostri paradisi terrestri, dove vorremmo vivere ricchi, belli e felici. Migliaia e migliaia di morti, moltissimi bambini. Ancora bambini, come in Ossezia. Migliaia di ricchi occidentali bloccati, feriti, morti. Qualcuno dice, scendendo dall'aereo, “vacanze rovinate”: meno male che è solo qualcuno (che lo dice!).Tutto frutto di un caso?».
del 01 gennaio 2002
Il “caso” non esiste: neppure la “natura matrigna”.
Capodanno: lacrime emotive con luoghi comuni e spumante.
Con chi prendersela? Manca il colpevole.
Solidarietà (meno male).
Ciò che è accaduto è un SEGNO.
Fatalismo cinico (molto male).
Dimenticare Gesù Cristo significa davvero non capire la realtà.
La fine del mondo è dentro di me.
Tocca a me. Ora.
Spaventoso cataclisma praticamente a Natale nei posti turistici per eccellenza dell’occidente, nei nostri paradisi terrestri, dove vorremmo vivere ricchi, belli e felici.
Migliaia e migliaia di morti, moltissimi bambini.
Ancora bambini, come in Ossezia.
Migliaia di ricchi occidentali bloccati, feriti, morti.
Qualcuno dice, scendendo dall’aereo, “vacanze rovinate”: meno male che è solo qualcuno (che lo dice!).
Tutto frutto di un caso?
Dev’essere un “caso” intelligente, perché se morivano migliaia di bambini (come ogni giorno di tutto l’anno) in una zona dell’Africa non turistica, in un periodo dell’anno non coincidente con le vacanze di Natale (per noi ricchi), magari in occidente non ci sarebbe stato il fiume di informazioni e di immagini che rischia di sommergerci, senza però aiutarci a pensare e capire.
Non è il caso. Il caso non esiste. Viceversa sarebbe semplicemente dio. Un dio vendicativo, incomprensibile, lontano, esigente ma ingiusto. Perché sono morti soprattutto uomini ben poco colpevoli dell’ingiustizia che sembra regnare nel mondo.
Allora si parla di “natura”, materna ma matrigna, fonte della vita e regola della vita (ciò che è naturale è perciò giusto), ma spietata e, diciamolo, cattiva. Come quando sceglie a chi “piazzare” i tumori. Certo non è sempre così: “anche i ricchi piangono”. Quindi una natura sostanzialmente incomprensibile. Ma in realtà anche in questo caso si parla in realtà di dio.
Allora che fare?
Visto che non si può capire allora andiamo avanti. Certo con un minuto di silenzio nelle discoteche, nelle piazze, con gli SMS di solidarietà, con molti “poverini” detto certamente con vera emotività e dispiacere. Ma lo show deve andare avanti. Cotechini e lenticchie mesti, spumante stappato sperando che il 2005 sia meglio di questo terribile 2004, feste, fuochi e botti ormai già comprati per cui “sarebbe impossibile devolvere i soldi”, e quindi consumati con un senso strano di essere fuori luogo, ma “bisogna andare avanti”, la “vita continua”. Un “Capodanno con la morte nel cuore”, dice lo stupido di turno.
Una vera scorpacciata di luoghi comuni. Così, per stordirsi.
D’altra parte manca il colpevole. Mentre in Ossezia c’era. Bambini cristiani massacrati dal demonio terrorista. Ma è già dimenticato. Ma in questo caso? Qualcuno ci ha provato: “perché non hanno avvertito?”, le autorità, naturalmente. Ma la via è troppo esile e allora le tv si lanciano sul creare sgomento, dramma, pianto e (meno male) solidarietà.
L’Italia è in prima linea. Come sempre. Si vede che abbiamo radici cristiane (anche se facciamo di tutto per tagliarle, perché la Chiesa cattolica è il grande cancro dell’Europa, dicono, per la sua intolleranza su tutto, compresi i bambini prefabbricati e i matrimoni gay – tutto “naturale”, vero?).
Berlusconi spinge per un G8 che affronti la questione mondiale, perché ciò che è accaduto è un segno decisivo per comprendere che il mondo ha bisogno di una correzione di rotta, perché è di tutti. Tutto ciò è bene, diciamolo, perché almeno si comprende che ciò che è accaduto è un SEGNO.
Almeno è un segno che non si può più pensare al mondo come ovviamente diviso tra chi gode e chi crepa. Era ora. Dai politici ci aspettiamo che ci costringano a sacrifici per il bene, di tutti.
Devono farlo. Il loro dovere è questo, anche se non è popolare e non attira voti (ma sarà vero?).
Ma non basta. Bisogna arrivare a comprendere il segno fino in fondo.
Il mondo è toccato dalle conseguenze del Peccato Originale. Mentre gli Imam si domandano “perché Signore” (e non possono dire altro, perché il loro dio non chiarisce), gli ebrei e i cristiani devono spiegare cos’è il Peccato Originale, e, mentre spiegano, fare penitenza.
Perché la colpa non è di Dio, il Padre di Gesù Cristo, quello morto in croce per i nostri peccati.
Il peccato ha rotto tutto: l’unità della persona, i rapporti tra uomo e donna, le relazioni sociali, la natura stessa.
Basta rileggere Genesi 2 e 3: anche allora il Paradiso Terrestre è stato devastato dall’uomo. Poi ne è stato scacciato perché non toccasse, dopo l’albero del bene e del male, anche quello della vita (già c’erano DUE alberi, come tutti i cristiani sanno!).
Ora, mentre con la scienza stiamo per arrivare a toccare anche l’albero della vita, questo segno ci scuote.
Fuori dal paradiso l’uomo doveva decidere, visto che l’aveva “preteso”, da che parte andare.
E subito si incammina nella via dell’omicidio (Caino ed Abele).
E mentre miliardi di uomini seguono fino ad oggi quella via (pensiamo all’elenco di guerre che ci fanno studiare a scuola chiamandolo “storia”), altri miliardi provano una via opposta (e ciò non si studia, ma sarebbe ben più interessante, almeno per una “par condicio”).
E se fosse tutta una storia, un mito, una leggenda, quella del Paradiso Terrestre?
Anche i miti sumeri, accadici, e babilonesi ne parlano. Quindi la Bibbia “copia”. Quindi tutte storie pre-scientifiche. (In realtà chi legge sa che la Bibbia ne parla con sostanziali e incredibili diversità da tutta la cultura di allora).
E quelli che ci credono, poveri illusi.
La via possibile è davvero solo il cinismo pragmatista (molto male), e sostanzialmente disperato?
Arriva uno che dice di essere Dio e muore in croce per “pagare” il peccato di ognuno.
Poteva non farlo, ricordiamolo.
Poi risorge, lo vedono e lo toccano (in tanti, non uno o due). Un fatto, non una idea.
Allora il “mito” si svela.
Gesù paga il mio peccato, quindi tutti siamo uniti, in Lui.
Il mio peccato fa male a tutti, il mio bene solleva tutti.
Semplice, e vero.
enza Cristo nulla di ciò che è reale è comprensibile.
Allora tocca a me. La mia libertà, ora, decide come questo segno mi interpella.
Ogni generazione ne ha avuti.
Probabilmente, scopriremo, sono molti di più i cataclismi che Dio ha bloccato per i meriti e il bene vissuto da tanti.
Nessuna fine del mondo: l’Apocalisse è la scelta ora, per ognuno di noi, per Cristo o contro Cristo.
Tocca a me. Ora.
Dio, perdonaci.
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